Centosessantaquattro Nazioni a Marrakesh in Marocco firmano il «Patto Onu sulle migrazioni», assente l’Italia che con il governo giallo-verde si allontana sempre più dal buonsenso e dal diritto. Presente, attiva e firmataria la Santa Sede che non manca mai a questi svolte epocali. «Una soluzione globale a una sfida globale» dice Antonio Guterres, segretario generale Onu. La firma del «Global Compact for Migration, Patto globale sulle migrazioni» avviene il 10 dicembre 2018, nel 70° della «Dichiarazione universale dei diritti umani» adottata il 10 dicembre 1948 a Parigi da 58 Stati membri dell’Onu.
CHE COSA DICE – Afferma la profonda solidarietà verso le persone costrette ad abbandonare le proprie case e il proprio paese; ribadisce gli obblighi sui diritti umani dei profughi e dei migranti; indica come affrontare la crisi migratoria; impegna a fornire sostegno ai Paesi coinvolti da migrazioni su larga scala; segnala le procedure nel rispetto del diritto internazionale r della «Convenzione sui rifugiati» (Ginevra, 1951); ribadisce la necessità di prevedere un’adeguata, sicura e dignitosa accoglienza di migranti e rifugiati, di prestare attenzione specifica alle donne, ai bambini e a chi necessita di assistenza sanitaria; impegna a mantenere i campi profughi in condizioni dignitose; dichiara guerra a sfruttamento, razzismo, xenofobia; suggerisce un adeguato sostegno ai Paesi e alle comunità che ne ospitano un gran numero; invita a promuovere l’istruzione e la creazione di posti di lavoro.
COME SI È ARRIVATI – Il 19 settembre 2016 al Palazzo di vetro dell’Onu la «Dichiarazione di New York su migranti e rifugiati» è adottata dai 193 membri che la sottoscrivono all’unanimità. Ma prendendo cattivo esempio dall’America di Donald Trump – invece Barak Obama era un convinto sostenitore della «Dichiarazione» – in due anni vari Paesi si sono ritirati e sono quelli più xenofobi: Stati Uniti, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Austria, Bulgaria, Svizzera, l’Italia di Salvini e Di Maio, Brasile e altri. «Nella tradizione giudeo-cristiana la storia della salvezza è storia di migrazioni. Occorre uscire dalla retorica perché si tratta anzitutto di persone»: Papa Bergoglio, figlio e nipote di emigrati subalpini in Argentina, elogia i Paesi che mostrano un cuore aperto e generoso e che offrono positivi esempi di integrazione; si augura che le difficoltà non portino a chiusure e preclusioni ma alla riscoperta di radici e tradizioni.
I PASSI INDIETRO DELL’ITALIA – Certe misure, come il decreto sicurezza di Salvini, hanno l’evidente scopo di ostacolare l’accoglienza e rendere plausibili, anche sulla base di un’informazione tendenziosa e manipolata, azioni che trascendono ogni limite etico, ogni senso di umanità. L’obbiettivo è rappresentare il migrante come un pericolo e un potenziale criminale, una persona da respingere, arrestare o scaricare alla stregua di uno scarto ingombrante e inquinante. Non si tratta di essere «buonisti» ma di esercitare la ragione, fare un’analisi onesta delle cose, proporre misure che tengano conto della realtà. Era buonismo la «Dichiarazione universale dei diritti umani» del 1948? La «Costituzione della Repubblica italiana» del 1948? La «Convenzione di Ginevra sui rifugiati» del 1951? L’immigrato non è il «nemico» ma una vittima. Le migrazioni ci sono sempre state, fanno parte della storia dell’umanità. Muri, fili spinati, frontiere fortificate non sono solo disumani ma soprattutto inutili. Non si può fermare il corso della storia: lo si può e lo si deve governare.
IL CONTRIBUTO DELLA SANTA SEDE – La delegazione vaticana in Marocco, guidata dal cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, esprime grande soddisfazione per il «Global Compact», anche se avanza «riserve» su alcuni riferimenti del documento all’aborto e all’«agenda Lgbt». Ma «anche nei Paesi che hanno scelto di non aderire, la Chiesa continuerà ad attuare i quattro verbi indicati da Francesco in riferimento a immigrati e rifugiati: accogliere, proteggere, promuovere e integrare». I quattro verbi sono tradotti in 20 «punti d’azione» che contribuiscono alla programmazione e valutazione delle azioni pastorali. Dice la Santa Sede: «Siamo felici di constatare che molti dei principi e delle misure elencati sono stati inclusi nel testo finale, in particolare in 15 dei 23 obiettivi. Il Patto è il prodotto di due anni di consultazioni e negoziati. È stato un importante esempio di multilateralismo, l’unico approccio che può far fronte ai grandi problemi che affliggono l’umanità. Accogliamo l’adozione con speranza. La Chiesa può fare molto nell’area vasta e complessa della mobilità umana e si propone di farlo con un approccio integrale nell’accoglienza, protezione, promozione e integrazione dei migranti più vulnerabili. L’obiettivo ultimo è lo sviluppo umano integrale di tutti: migranti, rifugiati, la loro comunità di origine e la comunità che li accoglie».
GRANDE IMPEGNO DELLE CHIESE EUROPEE – Mons. Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo e presidente della Commissione degli episcopati della Comunità Europea (Comece) dice che «il documento mira a fornire sicurezza e protezione alle persone migranti e alle società di accoglienza, promuovendo percorsi di migrazione legale, prevenendo la tratta di esseri umani, viaggi mortali, disgregazione familiare e violenza. La Chiesa cattolica in Europa riafferma la comune responsabilità di accogliere, proteggere, promuovere e integrare migranti e rifugiati nelle società del Continente. Si tratta di persone che hanno volti, nomi e storie individuali e meritano di essere trattate nel rispetto della loro intrinseca dignità umana e dei loro diritti fondamentali». La Chiesa cattolica «ribadisce la responsabilità condivisa con tutti i credenti e gli uomini e le donne di buona volontà, di rispondere alle numerose sfide poste dalle migrazioni con generosità, alacrità, saggezza e lungimiranza, ciascuno secondo le proprie possibilità, per accogliere i migranti e i rifugiati nelle nostre società. Non sono solo immagine o tendenza di un’epoca, ma persone che hanno facce, nomi e storie individuali».