Fu particolarmente proficua, 51 anni fa, la VII assemblea della Conferenza episcopale italiana, a Roma il 14 novembre 1970 con oltre 250 vescovi. Decise di istituire due realtà-cardine per la Chiesa italiana in questo mezzo secolo: istituì la Caritas italiana (2 luglio 1971) e «restaurò» il diaconato permanente (8 dicembre 1971).
«Corriere della Sera» dedica un inserto ai 50 anni della Caritas, organismo pastorale della Conferenza episcopale per la promozione della carità; ha lo scopo di promuovere – recita l’art.1 dello statuto – «la testimonianza della carità della comunità ecclesiale italiana, in forme consone ai tempi e ai bisogni, in vista dello sviluppo integrale dell’uomo, della giustizia sociale e della pace, con particolare attenzione agli ultimi e con prevalente funzione pedagogica»; è nata dietro sollecitazione di Paolo VI, nello spirito del rinnovamento del Concilio Vaticano II (1962-65).
Fondamentali sono il collegamento e il confronto con le Caritas diocesane, impegnate sul territorio nell’animazione della comunità ecclesiale e civile e nella promozione di strumenti pastorali e servizi: Centri di ascolto, Osservatori delle povertà e delle risorse, Caritas parrocchiali, Centri di accoglienza. I compiti sono indicati dallo statuto: collaborare con i vescovi nel promuovere nelle Chiese diocesani l’animazione della carità e il dovere di tradurla in interventi concreti; curare il coordinamento delle iniziative e dei servizi; organizzare e coordinare interventi di emergenza in Italia e all’estero; collaborare con altri organismi di ispirazione cristiana; realizzare studi e ricerche sui bisogni per aiutare a scoprirne le cause; promuovere il volontariato e favorire la formazione degli operatori dei servizi sociali; contribuire allo sviluppo umano e sociale dei Paesi del Sud del mondo anche attraverso la sensibilizzazione dell’opinione pubblica.
Nel 1970 Paolo VI scioglie la Pontificia Opera assistenza (Poa), l’ente sostenuto dai cattolici di tutto il mondo, specie americani, che aveva gestito le opere benefiche in Italia e in Europa durante le due guerre mondiali e nei due dopoguerra: per esempio era intervenuta massicciamente per le vittime del «genocidio» armeno durante la Grande guerra (1914-18) e nella terribile carestia degli anni Venti che si era abbattuta sulle gelide steppe russe. In Italia a livello locale operava attraverso l’Opera diocesana assistenza (Oda)
Con decreto del 2 luglio 1971, la Cei erige la Caritas e le fissa lo statuto provvisorio. Più che distribuire soldi, deve stimolare ed educare i credenti alla solidarietà. Mons. Giovanni Nervo, fondatore e primo direttore della Caritas, ricorda: il cardinale arcivescovo di Torino Michele Pellegrino nel Consiglio permanente Cei del 1971, pone il problema: «Se tutta la Chiesa ha il compito di promuovere la carità, come questo compito può essere delegato a un organismo? La Caritas non è un gruppo caritativo, ma anima la carità». Aggiunge Nervi: «Questa provvidenziale discussione fece emergere il ruolo specifico della Caritas: promuovere nella Chiesa la scelta preferenziale dei poveri, banco di prova per verificare quanto effettivamente la carità è presente nella Chiesa».
A 94 anni, la sera del 21 marzo 2013, a Padova moriva mons. Nervo, iniziatore e inventore dei gemellaggi, scopritore degli obiettori di coscienza, sostenitore del volontariato. Il mondo cattolico lo scoprì nel primo grande convegno della Cei a Roma (30 ottobre-4 novembre 1976) «Evangelizzazione e promozione umana». Lavorò con impegno nel comitato promotore, nel quale c’erano personaggi come Giuseppe Lazzati, padre Bartolomeo Sorge, Vittorio Bachelet, Domenico Rosati, Pietro Scoppola. Sulla linea della «Chiesa dei poveri», il 31 ottobre 1976 la relazione di Nervo «Evangelizzazione ed emarginazione» riassunse centinaia di contributi e migliaia di pagine delle Chiese locali che «non esprimono mai con una parola sola la situazione dei non promossi. Usano almeno due o tre di questi termini: gli ultimi, i deboli, i poveri, gli oppressi, gli emarginati. Il vocabolario marxista usa un solo termine: il sottoproletariato. Anche il Vangelo usa un termine solo: i poveri».
Nervo era nato il 13 dicembre 1918 a Casalpusterlengo (Lodi) da una famiglia sfollata nella Grande guerra. Sacerdote dal 1941 a Padova, fu membro attivo della Resistenza, scelse poi la non violenza e la pace.
L’anno di svolta è il 1971: la Caritas è l’invenzione più creativa e significativa della Chiesa italiana – insieme al diaconato permanente – del post-Concilio. Sotto l’impulso di Nervo si organizza a livello nazionale e nelle diocesi. In prima linea nelle catastrofi: il terremoto in Friuli nel 1976 – quando inventò i gemellaggi –, quello in Campania e Basilicata nel 1980. Anche la Protezione civile, istituita il 24 febbraio 1994, guidata dal ministro Giuseppe Zamberletti, si ispirò in qualche misura alla Caritas. Sul piano internazionale la Caritas dispiega un grande impegno per il «boat people», i profughi del Sud-Est asiatico nell’estate 1979 e per le Chiese del Terzo Mondo. È solito dire: «La prima carità è il Vangelo perché la povertà maggiore è la mancanza di fede». Al primo convegno delle Caritas diocesane nel 1972, Paolo VI dice che «la giustizia è il primo passo verso la carità e la Chiesa deve conservare una prevalente funzione pedagogica e non assistenziale».
Il 5 febbraio 1980 la Caritas viene istituita in diocesi Torino dal cardinale arcivescovo Anastasio Alberto Ballestrero, che nomina direttore don Piero Giacobbo, classe 1915, prete (dal 1940) fuori serie: cappellano dei partigiani, cappellano degli operai alla Fiat, parroco di Pozzo Strada, valido braccio – insieme al vicario generale e vescovo ausiliare Livio Maritano – nel sostenere padre Michele Pellegrino nella tristissima vicenda della contestazione del Vandalino, che sorgeva nella parrocchia di Pozzo Strada. Nel decreto Ballestrero colloca la Caritas «a fianco degli Uffici Catechistico e Liturgico» ed evidenzia che «l’attuazione del precetto evangelico della carità è essenziale in ogni comunità cristiana come l’evangelizzazione, la catechesi e la liturgia: la fede celebra la liturgia e deve operare nella carità».