L’ultimo pellegrinaggio diocesano a Lourdes si era tenuto a inizio settembre del 2019 poi il Covid aveva interrotto tutto. A poco a poco la ripresa dei pellegrinaggi di gruppi e associazioni e ora per 700 pellegrini, tra ammalati e non, c’è grande attesa per il 22 aprile quando, guidati dall’Arcivescovo si ritroveranno a Lourdes per una esperienza diocesana. Una esperienza di viaggio, di preghiera e di servizio che abbraccia tutta la diocesi, dai giovani agli anziani, dai sacerdoti e religiosi ai seminaristi, a tutte le realtà che a vario titolo sono impegnate nell’accompagnamento a Lourdes nei vari momenti dell’anno a seconda delle proprie specificità: l’Opera diocesana pellegrinaggi, l’Unitalsi, l’Oftal, lo Smom, la Santa Maria, il Centro Volontari della sofferenza.
A tessere la «regia» poi gli uffici da Pastorale della Salute, la Pastorale del Turismo e Pellegrinaggi, la Pastorale Giovanile cha coinvolto un gruppo di giovani, tra cui 26 seminaristi accompagnati da tre superiori e dalla Discepole del Vangelo che collaborano alla formazione e al discernimento degli studenti del seminario. Una esperienza – che sarà anche la prima con presenza di mons. Repole – di 3 intere giornate (partenza il 22 ritorno il 25 o 26 a seconda del mezzo usato, o bus o aereo) che saranno all’insegna della riflessione sul tema pastorale di Lourdes in questo 2023: «Che si costruisca qui una cappella» che è la parola detta a Bernatette il 2 marzo 1858.
«Sarà un percorso», spiega don Luca Ramello, direttore dell’Ufficio Giovani e delegato arcivescovile dell’Oftal e Vicepresidente nazionale dell’Oftal, che si snoda attraverso i segni grandi di Lourdes: l’acqua, la luce, le processioni, le celebrazioni, e le grandi preghiere, ma che prevede anche momenti di distensione e festa».
Un’esperienza di servizio che le associazioni vivranno insieme: «nello spirito che le caratterizza da sempre», prosegue don Ramello, «che è di favorire un incontro tra le persone che si affidano all’accompagnamento e di realizzare un accompagnamento che non sia solo materiale, ma anche spirituale».
Giovani e meno giovani vivranno dunque una esperienza di servizio che, aggiunge don Ramello: «non si esaurisce nei giorni del pellegrinaggio, ma diventa esperienza e testimonianza di Chiesa che accompagna anche nel quotidiano. Di uno stile spirituale che si vive non solo a Lourdes, a ma anche nelle cose concrete della vita di ogni giorno e la speranza e che proprio i giovani possano sperimentare il senso di accompagnare chi soffre e di riconoscere in loro il volto sofferente di Cristo».