È ancora possibile destinare l’8xmille alla Chiesa Cattolica nella compilazione della dichiarazione dei redditi.
Abbiamo chiesto a mons. Mauro Rivella, Vicario episcopale per gli Affari economici della Diocesi di Torino e parroco della parrocchia torinese di Santa Rita, di ragionare sul senso di una firma che va a sostenere migliaia di opere per le persone nella fragilità, numerose sul territorio della Chiesa subalpina. Mons. Rivella ha lavorato a lungo per la Conferenza Episcopale Italiana e poi in Vaticano, all’interno dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (Apsa).

Mons. Rivella, «Una firma che fa bene» è lo slogan della campagna lanciata quest’anno dalla Conferenza Episcopale Italiana a sostegno dell’8xmille: qual è il significato profondo che questo gesto rappresenta per tutti, credenti e non?
Tutti sono convinti di sapere cos’è l’8xmille e come funziona. Molti pensano, firmando nell’apposita casella della dichiarazione dei redditi, di fare un’offerta alla Chiesa. In realtà non è così. L’8xmille è un referendum. Firmando, io decido a chi destinare una percentuale del gettito fiscale complessivo dell’imposta sulle persone fisiche (l’8x mille, appunto) alla Chiesa Cattolica, allo Stato o a un’altra confessione religiosa. Non ci perdo nulla, perché non sono soldi che escono dal mio portafoglio, ma voto perché una parte delle tasse raccolte – piccola in percentuale, ma comunque significativa – sia destinata a finalità di interesse collettivo che giudico significative. In concreto, se firmo per la Chiesa Cattolica, voglio che un po’ di quei soldi aiutino i sacerdoti, coprano le spese per le attività pastorali, alimentino la carità in Italia e nei Paesi in via di sviluppo. Per questo firmare è una scelta di civiltà e di corresponsabilità.
Nella diocesi di Torino sono centinaia le opere sociali realizzate e sostenute grazie ai fondi dell’8xmille: mense, centri di ascolto, case di accoglienza per i malati e le loro famiglie, sostegno a persone migranti, emarginate, anziane, oltre a percorsi di accompagnamento verso l’autonomia. Quanto incide tutto ciò sul sistema di welfare del territorio subalpino?
I bisogni sociali del nostro territorio sono enormi e sono sotto gli occhi di tutti. Il sistema di welfare funziona come un insieme di vasi comunicanti. Quando si raccolgono risorse per iniziative rilevanti dal punto di vista sociale, il vantaggio va al di là di ciò che si ottiene con un singolo intervento. Il nostro Arcivescovo insiste spesso sul fatto che oggi nessun soggetto sociale, pubblico o privato, può agire da solo e che lavorare insieme per il bene di tutti, in primo luogo di chi fa più fatica, è la prima e principale forma di collaborazione fra le istituzioni. In un mondo frammentato e conflittuale, dobbiamo ricercare e promuovere ogni collaborazione, agendo su un duplice livello: individuare risorse economiche condivise; impegnarci in prima persona.
L’8xmille può essere, dunque, volano per la promozione di iniziative del Terzo Settore a contrasto del degrado sociale?
Se non puntiamo a interventi strutturali e coordinati, ci rassegniamo a inseguire le emergenze, condannandoci alla frustrazione. Il volontariato è una risorsa insostituibile e una parte rilevante del Terzo Settore mette in campo forze che traggono dal Vangelo la loro ispirazione e hanno nella Chiesa il proprio terreno di coltura. Quest’anno la diocesi di Torino ha impegnato più di due milioni di euro ricevuti dall’8xmille a sostegno degli interventi della Caritas, per l’accoglienza e l’integrazione dei migranti, per borse lavoro e a sostegno della vita. È un investimento notevolissimo e senza dubbio un volano per tante iniziative.
Nonostante ciò non mancano le polemiche sui fondi dell’8xmille che ciclicamente tornano…
Probabilmente dobbiamo farcene una ragione. Ma sono i fatti a parlare. Teniamo ben presenti due aspetti: il primo è il fatto che al meccanismo dell’8xmille, nato con il Concordato del 1984 fra lo Stato e la Chiesa Cattolica, hanno progressivamente aderito molte altre chiese e confessioni religiose. Il secondo sono gli imponenti frutti di bene che, anche grazie a questi fondi, è stato possibile ottenere. Non solo nel campo della carità, ma nella costruzione di nuove chiese e nel restauro di quelle storiche, nella promozione di attività pastorali in ogni ambito, dai giovani alle famiglie e agli anziani.
Perché dunque è importante firmare?
Firmare è un atto civico: decido come destinare una parte delle tasse raccolte in Italia. Per chi crede, è anche un modo concreto – non l’unico, ma neanche l’ultimo – per sostenere ciò che insieme, come Chiesa, possiamo realizzare per il bene del nostro Paese.
Per informazioni sulla firma dell’8xmille: www.8xmille.it/