«Sinodo del Mediterraneo». Così chiamano l’incontro di riflessione e spiritualità «Mediterraneo, frontiera di pace», promosso dalla Conferenza episcopale italiana a Bari (19-23 febbraio 2020) con patriarchi, cardinali e vescovi cattolici di 20 Paesi che si affacciano sul «Mare nostrum» di tre continenti, Africa, Asia ed Europa. L’evento mentre la polveriera mediorientale continua a ribollire: Libia, Siria, Iraq, Iran, Libano, Terra Santa. «Vogliamo contribuire – dice il card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei – alla promozione di una cultura del dialogo e della pace per il futuro dell’intero bacino». E ancora: «Non deve vincere la narrazione della paura e della diffidenza. È un inganno demagogico e pericoloso far credere che la divisione offra garanzie: l’interdipendenza dei popoli, infatti, non è una scelta ideologica “buonista”, è un dato di realtà che va gestito».
Tre giorni di scambio a porte chiuse; la quarta giornata dedicata al confronto pubblico, ospiti anche esponenti del mondo ebraico e del mondo islamico, dai rabbini alla Lega Araba, dall’Unione europea all’Onu. Domenica 23 febbraio Papa Francesco chiude i lavori. È l’occasione per delineare fra popoli e culture una sorta di «magna charta» delle speranze, delle sfide e degli impegni per «osare la pace. Il nostro mare invoca la pace» chiarisce Bassetti che, da buon toscano, si ispira agli storici «Colloqui mediterraneì» del sindaco di Firenze Giorgio La Pira negli anni Cinquanta-Sessanta. Insiste Bassetti: «Le religioni non dividono ma sono i fanatismi, gli egoismi, gli interessi particolari a dividere gli uomini. Ci incontriamo come Chiese per discutere i problemi più importanti, come le guerre che provocano centinaia di migliaia di emigranti in fuga», anche se «il fenomeno migratorio è sempre esistito, provocato dalla povertà di nazioni in cui non c’è nemmeno il necessario per alimentarsi».
La gravità delle crisi che colpiscono il «Mare nostrum» è sotto gli occhi di tutti. Bassetti: «Come Chiesa abbiamo il dovere non solo di non chiudere gli occhi, ma di comprendere e denunciare con forza questa situazione. La Chiesa italiana non si unisce al coro dei profeti di sventura, ma riconosce che qualcosa di nuovo può e deve nascere anche nell’area mediterranea» dove le Chiese sono ricche di tradizioni liturgiche e culturali, spirituali ed ecclesiologiche. Non è un convegno scientifico-culturale, non è una conferenza in cui si sperimentano nuove forme di dialogo. Si tratta – chiarisce il presidente – «di qualcosa di diverso e speciale, per molti aspetti unico, che rimanda al nostro modo più autentico di vivere e di essere Chiesa che dà voce alle difficoltà e alle attese dei popoli. Siamo pronti ad accogliere quanto lo Spirito susciterà in un confronto fraterno e in una discussione franca».
«Si fermi l’esodo dei cristiani dall’Iraq. Siamo un’esigua minoranza, minacciata e perseguitata, ma restiamo fedeli al Vangelo. La Chiesa universale ci sostenga in questa terra, dove affondano le radici della nostra fede e della nostra civiltà». Il cardinale Louis Raphaël I Sako, patriarca di Babilonia dei caldei (Baghdad), lancia un appello che ricalca quelli dei Papi e dei patriarchi delle Chiese cattoliche orientali: «A Bari parleremo delle sfide che attendono le nostre Chiese, su tutte quella del futuro dei cristiani in Medio Oriente e indicheremo concreti percorsi di riconciliazione». I cristiani fuggono in massa da Iraq e Siria a causa delle guerre, delle discriminazioni e delle crescenti difficoltà economiche. Sako, nelle scorse settimane è sceso in piazza a fianco della popolazione che chiedeva pacificamente «un futuro nuovo, fatto di lavoro, diritti, giustizia. Bisogna ascoltare i giovani, perché sono il futuro. Ai giovani bisogna parlare di vita e fratellanza, di rispetto e progresso, di cura del creato. Così si costruisce la pace e non si alimentano paure, miseria, preoccupazioni».
Francesco a Bari domenica 23 febbraio incontra e parla ai vescovi del Mediterraneo nella basilica di San Nicola. Prima di lui intervengono il card. Bassetti; il card. Vinko Puljić, arcivescovo di Vrhbosna (Sarajevo) e presidente della Conferenza episcopale di Bosnia ed Erzegovina; l’arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme; mons. Paul Desfarges, arcivescovo di Algeri e presidente della Conferenza episcopale del Nord Africa. Poi la Concelebrazione in corso Vittorio Emanuele. È il primo viaggio in Italia di Francesco nel 2020 ed è la seconda visita a Bari: il 7 luglio 2018 incontrò i capi delle Chiese e comunità cristiane del Medio Oriente. Ed è la quarta visita in Puglia: il 17 marzo 2018 andò a San Giovanni Rotondo per i 50 anni della morte di Padre Pio; il 20 aprile 2018 fu ad Alessano e Molfetta per i 25 anni della morte di mons. Tonino Bello.