
A Istanbul non accadeva da un secolo, dalla fondazione della Repubblica turca. In ottobre è stata dedicata al culto la prima chiesa cristiana in cent’anni. Si tratta della chiesa siro-ortodossa di Sant’Efrem. Un momento storico, con la partecipazione del presidente turco Recep Tayyip Erdogan e dei rappresentanti di varie Chiese cristiane: il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I; il cardinale Kurt Koch, prefetto del dicastero per la Promozione dell’unità dei cristiani; il patriarca armeno-ortodosso Masalyan di Costantinopoli; il patriarca siro-ortodosso di Istanbul Mor Filuksinos Yusuf Cetin, che faceva gli onori di casa.
La minoranza cristiana in Turchia ha potuto rinnovare gli stabili, ma da dieci decenni non c’era il permesso di costruire un nuovo edificio, che è in uno stabile che include due piani superiori con sale riunioni e un parcheggio sotterraneo. L’inaugurazione avrebbe dovuto avvenire a metà febbraio ma è stata rinviata a causa del devastante terremoto che il 6 febbraio ha colpito il sud-est della Turchia e la Siria settentrionale.
Lo Stato turco riconosce ufficialmente come minoranze religiose solo la Chiesa greco-ortodossa, la Chiesa armena e l’Ebraismo, ai quali concede diritti, seppure limitati, come quello di avere una scuola. Le Chiese siro-ortodossa, cattolica e altre non sono riconosciute come minoranze a causa dell’interpretazione controversa del «Trattato di pace» firmato a Losanna (Svizzera) il 24 luglio 1923 tra Turchia e potenze dell’Intesa dopo la Grande Guerra e la guerra d’indipendenza turca. Con la fine del sanguinoso conflitto greco-turco, il trattato impone nuove frontiere tra Grecia, Bulgaria e Turchia e dichiara infondata ogni pretesa turca su Cipro, Iraq e Siria. Il governo turco di Mustafa Kemal Atatürk espelle i greci.
I cristiani siro-ortodossi a Istanbul sono 12-17 mila e la chiesa-edificio costruita nel XIX secolo era diventata troppo piccola per la comunità. La storia della nuova costruzione inizia nel 2009 ed è durata 24 anni. Il cardinale Koch ha detto: «Questo giorno è significativo per tutti i cristiani in Turchia poiché la chiesa siro-ortodossa è il primo tempio cristiano costruito dopo la proclamazione della Repubblica. È un segno di speranza per tutti i cristiani che vivono in questo Paese, la cui presenza risale alle origini del Cristianesimo e continua a contribuire, anche se come minoranza, all’identità della Patria, accanto ai fratelli musulmani e ai credenti di altre fedi. Questo luogo sacro contribuisca ad approfondire la comunione esistente di questo Paese, in vista dell’unico tempio spirituale che tutti i battezzati sono chiamati a formare».
Alla storia della Turchia moderna e di Istanbul è legata la vicenda umana ed ecclesiale di Angelo Giuseppe Roncalli, il futuro Giovanni XXIII, dotato di un temperamento che coniuga mitezza e tenacia, prudenza e determinazione, furbizia contadina e bontà. Delegato apostolico a Sofia capitale della Bulgaria, e poi a Istanbul per Turchia e Grecia, esercita la sua missione con carità nei confronti non solo dei cattolici, ma anche degli ortodossi e di tutte le componenti della società. Un incidente rischia di vanificare la delicata rete di buoni rapporti intessuti pazientemente. Le nozze con rito cattolico fra re Boris III (ortodosso) e Giovanna di Savoia (cattolica), vengono ripetute a Sofia con rito ortodosso. Una scelta che sconfessa gli accordi con la Santa Sede. L’episodio addolora Pio XI che eleva una ferma protesta. Sul rappresentante pontificio si scatena una bufera: è accusato di ingenuità per aver creduto alle promesse del sovrano ma i documenti confermano che il visitatore apostolico aveva tenuto un atteggiamento sereno e coerente, amabile e rispettoso ma chiarissimo. Da questo incidente Roncalli trae la convinzione che – in una situazione di pluralità culturale, religiosa e confessionale – è preferibile ricercare i motivi che uniscono e non quelli che dividono.
In Turchia i cattolici erano e sono ancor meno che in Bulgaria. La sua missione coincide con un altro giro di vite nella laicizzazione dello Stato imposta da Atatürk: Roncalli si accorge che lo zoccolo duro dell’Islamismo non è neppure scalfito dal laicismo. Inizia una serie di riflessioni sulla progressiva erosione del Cristianesimo in una terra prima profondamente segnata dal Vangelo. Partendo dalla considerazione che anche gli ortodossi si ritirano davanti all’espansionismo islamico, ritiene necessario e indifferibile il dialogo tra ortodossi e cattolici. Il seme della disponibilità ecumenica del futuro pontificato viene gettato sulle rive del Bosforo.
Singolare la sorte comune delle chiese cristiane di Istanbul, Santa Sofia e San Salvatore in Cora: da chiese cristiane sono diventate moschee musulmane; poi museo; poi di nuovo moschee con due decreti dei giudici turchi proni al governo-Erdogan. Entrambi gli edifici sono parte del patrimonio dell’Unesco e con la trasformazione in moschee rischia di andare perdute o rendere invisibili le straordinarie opere d’arte, in in particolare i mosaici che hanno fatto la bellezza di Santa Sofia e che hanno reso San Salvatore in Cora «la Cappella Sistina» della Turchia. Quando Ankara decise di rendere «Hagia Sophia» una moschea, l’Unesco mandò a Istanbul una missione «per guardare nei dettagli le potenziali implicazioni del cambiamento dello status degli edifici e l’impatto che avrebbero avuto sui beni».
«Hagia Sophia» è stata una delle chiese più importanti della cristianità e sede dei patriarchi ortodossi fino al 1453, quando gli ottomani la trasformarono in moschea e tale durò fino al 1934. Fu Atatürk, padre della Turchia moderna, a volere che «Hagia Sophia» fosse trasformata in un museo. Dal 24 luglio 2020 «Hagia Sophia» è stata riconvertita in moschea.
Il monastero di San Salvatore in Cora risale all’XI secolo ed è noto per i suoi affreschi e mosaici. La chiesa fu convertita in moschea nel 1511 e dal 1948 il governo turco l’ha trasformata in museo. Del 2020 la decisione di farla tornare moschea. La Chiesa ortodossa si è sempre battuta per impedire la trasformazione. Ma Erdogan ha asservito a sé non solo la politica, l’esercito, la polizia ma anche i giudici. L’islamizzazione della Turchia è pressoché totale: nel 2011 è tornata al culto islamico anche la chiesa bizantina di Nicea che ospitò il Concilio che codificò il «Credo». A piazza Taksim, luogo simbolo di Istanbul, è stata edificata una mega moschea.
Pier Giuseppe Accornero