A Santa Giulia movida totalmente fuori controllo

Estate impossibile – Il parroco di Santa Giulia torna a denunciare l’invasione notturna delle strade di Vanchiglia, rumore insopportabile, degrado e sporcizia ogni mattina

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«A Santa Giulia la movida notturna è ormai completamente fuori controllo, ogni notte qui può succedere di tutto; non basta certo un’ordinanza emessa dal Comune a fine luglio per rimediare ad una situazione divenuta insostenibile, in particolare dopo le riaperture». Non usa mezzi termini il parroco di Santa Giulia, don Gianluca Attanasio, per descrivere la condizione in cui versa il quartiere torinese Vanchiglia che ogni sera viene preso da assalto da migliaia di giovani che si riversano lì per il divertimento che spesso  eccede nello sballo con atti di vandalismo, oltre a grida, musica a palla e rumore, attraverso casse di amplificazione o tamburi portati da casa, fino all’alba.

Don Gianluca Attanasio, parroco di Santa Giulia

«Qui, soprattutto nei week-end», prosegue il parroco, «non dorme più nessuno, è impossibile». Don Gianluca insieme ai suoi confratelli al mattino trova davanti alla parrocchia una situazione «inqualificabile»: una latrina a cielo aperto con urina sui portoni, cocci di bottiglie, tutto intriso di alcool… «Dopo la sospensione delle restrizioni e del coprifuoco», evidenzia il parroco di Santa Giulia, «la situazione è di gran lunga peggiorata rispetto al periodo precedente la pandemia perché con l’aumento dei dehor e delle aree pedonali si è ampliata in maniera impressionante la quantità dei frequentatori rispetto ai metri quadri realmente a disposizione. Un fenomeno che certamente il Comune avrebbe potuto prevedere con l’avvento dell’estate e il termine delle limitazioni imposte dalla pandemia».

La parrocchia, affidata a tre sacerdoti della fraternità di San Carlo, da sempre è riconosciuta come polo educativo del quartiere attraverso la proposta di molteplici iniziative rivolte sia agli adolescenti che ai numerosi universitari che abitano nella zona, in particolare gli studenti fuori sede. Lo scorso giugno, mentre la piazza si riempiva con il popolo della notte, l’oratorio è rimasto spalancato sulla strada per accogliere famiglie e giovani attraverso l’ormai tradizionale iniziativa di aggregazione «Maggio in oratorio» posticipata quest’anno di un mese a causa della pandemia attraverso “Costruiamo insieme Casa Santa Giulia”. I ragazzi delle superiori hanno prestato servizio tutte le sere per il bar e le attività aggregative a favore delle famiglie del quartiere.

«È proprio questo il punto», prosegue don Attanasio, «bisogna fare delle proposte concrete di impegno e coinvolgimento per i giovani in modo da evitare che si arrivi allo sballo, a causa della noia e della depressione, e a trasformare, quindi, una serata di giusto divertimento in distruzione senza senso, come avviene qui».

La parrocchia durante i mesi duri del lockdown, con la didattica a distanza che ha chiuso in casa i ragazzi, si è impegnata a coinvolgere gli studenti del quartiere in attività di servizio e supporto alla Caritas parrocchiale. Ogni settimana i giovani si occupavano di confezionare le borse della spesa per le persone in difficoltà per poi portarle a domicilio. I ragazzi si sono attivati anche a comprare il cibo fresco nei mercati del quartiere, grazie alla raccolta solidale dei parrocchiani e a donazioni, per la distribuzione alle famiglie povere.

«Sono state coinvolte in questo progetto», sottolinea don Attanasio, «anche le scuole del quartiere che hanno aderito in modo significativo».

Allo stesso tempo sono sempre continuati gli incontri dei gruppi giovanili e le attività dell’oratorio in presenza nel rispetto di tutte le regole anticontagio.

«Abbiamo salvato dei ragazzi dalla depressione e da altre complicazioni a livello psicologico», osserva il parroco, «tanti adolescenti, come mi hanno confidato i genitori, per esempio non escono più di casa. La pandemia ha aggravato questa condizione di solitudine dei giovani causata dal dissesto della famiglia e dalla pervasività delle nuove tecnologie; in particolare però bisogna constatare come non si siano offerte proposte ai giovani nei periodi di lockdown, oltre a quella di lasciarli chiusi in casa per due anni davanti ad un computer, una situazione che sicuramente avrà ripercussioni nei prossimi anni. I ragazzi desiderano mettersi a servizio della comunità, soprattutto in un momento di emergenza come il Covid, scoprendo che possono dare un contributo positivo. Come comunità parrocchiale, infatti, abbiamo proposto azioni concrete ai giovani del quartiere a servizio delle fragilità, anche a chi non frequenta la parrocchia e l’oratorio, coinvolgendo in particolare le scuole anche nei periodi in cui si teneva la didattica a distanza».

Tornando alla movida per don Attanasio «è urgente che la Città metta a punto un progetto organico e a lungo termine di soluzione, con un respiro cittadino. Il quartiere, nonostante i numerosi tavoli che si sono tenuti negli ultimi anni, non può certamente avere la forza di risolvere questo fenomeno divenuto ormai grave».

«In primo luogo», ragiona il parroco, «bisognerebbe far rispettare le leggi che già ci sono anziché emanare norme su norme quando la situazione è ormai fuori controllo. In secondo luogo dove ci sono le zone abitate è opportuno organizzare una movida ‘sana’ con bar e ristoranti che chiudono alle 2, mentre per chi vuole continuare a fare festa senza limiti fino all’alba bisognerebbe trovare altri luoghi non abitati. Come ho accennato, infine, l’aumento della pedonalizzazione nell’area di Santa Giulia in realtà ha peggiorato la situazione, anziché arginarla».

Il presidente della Circoscrizione 7, Luca Deri, è soddisfatto dell’ordinanza del sindaco Chiara Appendino che dal 22 luglio ha disposto la chiusura dei minimarket nelle zone della movida alle 21 e dopo mezzanotte l’obbligo di somministrazione di cibi e bevande solo a chi è seduto ai tavoli.

Luca Deri, presidente Circoscrizione 7

«È indubbio», sottolinea Deri, «che colpire i negozi di vicinato è utile perché nonostante avessero già il divieto di vendere alcolici dopo le 21 in molti casi non lo rispettavano; il divieto della vendita d’asporto dopo le 24 sicuramente è un buon deterrente per evitare il degenero».

La Circoscrizione come soluzione per porre un freno alla movida selvaggia sta ragionando insieme ai residenti di chiedere di destinare ai dehor dei locali anche una parte di piazza Santa Giulia e di via Giulia di Barolo, nel tratto che va da via Bava a corso Regina Margherita, «in modo da diminuire», spiega Deri, «le possibilità di assembramento di giovani che occupano la strada con casse di birra, musica, tamburi, per poi iniziare lo sballo con grida, litigi, fuochi d’artificio non autorizzati… come avvenuto nell’ultimo mese».

«Vanchiglia», conclude il presidente della Circoscrizione 7, «deve tornare ad essere un luogo in cui sia possibile ritrovarsi per una ‘movida intelligente’, seduti al tavolo a chiacchierare e divertirsi, con delle regole. Se non dovessero bastare anche le nuove misure sono dell’idea di imporre il numero chiuso in quanto la piazza e le vie limitrofe non possono contenere un numero infinito di frequentatori, c’è un limite».

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