A scuola del lavoro: l’alternanza che serve

Liceo Valsalice – Amedeo Avondet ed Enrico Bertinetto, rispettivamente allievi di Terza e Seconda liceo classico nell’Istituto salesiano di viale Thovez, hanno trascorso una settimana a «La Voce e il Tempo» da lunedì 17 a venerdì 21 settembre. Ecco la loro cronaca

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Enrico Bertinetto, mons. Marco Prastaro (vescovo eletto di Asti) e Amedeo Avondet

Le mani tremanti, una goccia di sudore che riga la fronte: due studenti entrano nel mondo del giornalismo.

Con la riforma della «Buona scuola», nel 2015 viene introdotto nei licei di tutta Italia l’alternanza scuola-lavoro. Un progetto nato per far crescere gli alunni delle superiori guardando verso il loro futuro. Ecco Enrico Bertinetto e Amedeo Avondet, due liceali tra giornalisti. Un’affascinante avventura proposta della testata giornalistica « La Voce e Il Tempo» a cui aderiscono alcuni licei torinesi tra cui l’Istituto salesiano Valsalice. Una settimana per vivere la redazione .

Sotto la guida di Marina Lomunno e dei suoi colleghi i due ragazzi hanno conosciuto il tesoro nascosto sotto le 32 pagine del settimanale. Alle 9.30 di lunedì 17 settembre l’appuntamento in redazione. Appena entrati si può osservare una grande bacheca, la «stella polare» dei redattori, dove sono affisse le idee delle future pagine del giornale. Da lì inizia la «cucina» del settimanale.

Una fucina in perenne movimento. Questo è il giornalismo. Si lavora con un obiettivo, creare uno strumento di carta che, come un binocolo per i cacciatori, permetta ai lettori di vedere più lontano e con maggiore accuratezza.

Osservare e ascoltare sono le fondamenta di questa professione: è ciò che i due liceali hanno potuto sperimentare sulla loro pelle. Viene subito spiegato loro il programma della settimana, successivamente inizia il «lavoro». Seduti accanto ai giornalisti vedono come questi proiettano un’idea sul menabò e costruiscono la pagina, mentre dagli altri computer si sente il suono delle tastiere, dita che corrono veloci sulle lettere. Quando il testo viene scritto, l’immagine è stata scelta e la pagina è stata disegna, tutto viene mandato nel «forno»: l’area design. Qui gli studenti possono osservare come vi sia un vero e proprio studio per dare un certo dinamismo alla grafica del giornale. Se grafico e responsabile della pagina sono convinti, la bozza dell’impaginato viene stampata per essere corretta da un redattore, in questo caso dai due valsalicini. La bozza viene riletta più volte sino a quando non viene approvata dal direttore.

Tutto si ripete anche il secondo giorno, con la novità che questa volta gli studenti comprendono ciò che accade, nel vero senso della parola, dal latino «cum prehendere» cioè prendere e tenere insieme, cogliere il significato e legarlo alle proprie conoscenze. Possono quindi leggere con occhi nuovi e dire cosa ne pensano.

Arriva mercoledì: i ragazzi possono iniziare a fare scorrere l’inchiostro sulla carta, si tratta di scrivere gli appuntamenti della settimana. Un passo che sembra essere un volo intercontinentale per i due allievi del classico. Soprattutto quando scoprono che sul giornale di giovedì 20 settembre è pubblicato il loro piccolo/enorme (se visto con gli occhi di un sedicenne ) contributo.

La sera di giovedì ha luogo la riunione di redazione dove si progetta come fabbricare il nuovo utensile, qui avviene uno scambio di idee, dove si esce quando tutti sono convinti del lavoro, «cum vincere» legare insieme, che è ciò che avviene: tutti, persino i ragazzi vengono coinvolti nel pensare il nuovo giornale.

Venerdì si ricomincia, lo stesso obiettivo, ma altre notizie. La bacheca, vista il primo giorno è aggiornata e questa volta è la stella che guida anche i due giovani.

Dopo una settimana si capisce il meccanismo di questa fabbrica di notizie, che per due studenti è un mondo da scoprire. Questo esperienza conferma che per l’alternanza scuola-lavoro serve qualità. E qui i ragazzi l’hanno trovata, come hanno trovato una nuova passione: il giornalismo, una voce che continua nel tempo.

Enrico BERTINETTO

Appello al neo-ministro della scuola: non cancellate l’alternanza scuola-lavoro 

Studenti, compagni, amici armatevi di volontà, abbandonate il comfort delle vostre aule, e schieratevi in prima linea a difesa del vostro futuro. Più volte siete scesi nelle piazze d’Italia per motivi futili, vi siete battuti in difesa dei vostri diritti, venendo ignorati, e avete combattuto contro la fatiscenza delle vostre aule, rimanendo al freddo e tra i calcinacci. Questa volta però non ci può e non ci deve essere sconfitta nella vostra resistenza a questa riforma, da voi soli dipende il vostro stesso destino. Abolire o limitare l’unica vera esperienza formativa in una scuola italiana troppo teorica che non offre alcuno sbocco lavorativo per chi la frequenta è del tutto folle.

Non parlerò qui della mia esperienza che da scettico e detrattore mi ha reso tra i più ferventi sostenitori dell’alternanza scuola lavoro. Tralascerò la soddisfazione di aver lavorato fianco a fianco di giornalisti professionisti appassionati del loro mestiere, e di avere, per loro merito, finalmente imparato qualcosa di utile, pratico e necessario. Di certo non interesserà ai miei 25 lettori sapere di come qui abbia potuto vedere come viene creata la vera informazione, seria e verificata e di certo non gli importerà sapere di come mi abbia riempito di gioia vedere le bozze da me corrette divenire, come per magia, carta stampata, l’aver potuto accarezzare sulla grezza carta le notizie da me composte, e il poter sentire finalmente l’odore dell’inchiostro e della cultura. In breve, il poter finalmente fare qualcosa, qualcosa di pratico, qualcosa di bello.

Mi è stato persino concesso di conoscere il Vescovo di Asti, durante il suo saluto alla  Curia diocesana dove ha sede il settimanale, grande esempio di gentilezza e correttezza morale, a cui facciamo gli auguri per il suo nuovo incarico. Sono tutte esperienze di vita, che in un’aula scolastica non possono essere vissute. In un’Italia in declino con la disoccupazione giovanile in crescita, è necessario ripartire da idee e competenze nuove per poter cambiare in meglio la situazione.  Una Repubblica fondata sul lavoro non può prescindere da una scuola fondata sull’ alternanza scuola-lavoro.

Amedeo AVONDET

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