Ogni anno a Torino la rete di associazioni di volontariato a sostegno di anziani e disabili effettua migliaia di accompagnamenti socio-sanitari dalle abitazioni delle persone anziane e malate agli ospedali e luoghi di cura. Da oggi dovranno diminuire per effetto di una delibera dell’allora Giunta Fassino, confermata dall’amministrazione Appendino, che riduce drasticamente i permessi Ztl concessi alle associazioni di volontariato per compiere i servizi di accompagnamento. L’ordinanza, datata 15 aprile 2015, comincia a produrre tutti i suoi effetti in queste settimane quando, essendo scaduti i permessi biennali, le associazioni stanno dunque chiedendo i rinnovi. Non tutti però possono essere rinnovati: le autorizzazioni per circolare nelle zone a traffico limitato sono state tagliate del 40%. Il provvedimento stabilisce, infatti, un tetto del 5% per le esenzioni del pagamento della Ztl agli operatori delle associazioni addetti all’accompagnamento socio-sanitario.
Gli enti no profit denunciano di non riuscire più a far fronte al servizio ordinario che garantiscono agli anziani. Un’interpellanza contro la diminuzione dei permessi Ztl alle associazioni è stata depositata in Consiglio comunale dal Gruppo Moderati, sottoscritta da Silvio Magliano.
Abbiamo chiesto a Maria Paola Tripoli, presidente e fondatrice del Sea (Servizio emergenza anziani) di aiutarci a comprendere le conseguenze di questo provvedimento in un panorama di tagli al sistema di welfare che va sempre più ad incidere sui progetti a favore di anziani, disabili e fasce deboli.
Maria Paola Tripoli, come mai i permessi Ztl costituiscono un grave colpo al servizio delle associazioni di volontariato a sostegno degli anziani e all’intera città?
Si tratta di una ferita che sanguina copiosamente inferta alla città stessa che porta un duplice effetto negativo: da una parte nei confronti di quegli anziani a cui dovremo rifiutare il servizio di accompagnamento invitandoli a rivolgersi ad enti privati a pagamento; dall’altra nei confronti della risorsa preziosa dei numerosi volontari mobilitati ogni giorno, nel proprio tempo libero, a sostenere chi è più fragile. I volontari non sono messi nelle condizioni di operare al meglio nel servizio che prestano: ogni giorno rischiano di prendere multe. Si troveranno costretti a dire «no» ad un anziano che hanno sempre accompagnato. La cosa assurda è che i dirigenti comunali non ci hanno concesso i permessi per le automobili sociali neppure a pagamento: «non ne avete diritto», ci è stato risposto.
Fino a ieri in che modo venivano erogati i permessi Ztl?
Nella logica di mettere insieme le risorse abbiamo costituito una rete di associazioni per garantire un servizio più efficiente. Il capo fila per quanto concerne i permessi Ztl è costituito dall’associazione «Orizzonti di Vita», coordinamento di 16 associazioni, che suddivide le autorizzazioni municipali fra diversi enti tra cui il Sea, Avulss, Diabetici Torino 2000. La rete comprende circa 200 volontari: gli uffici comunali però non calcolano il 5% dei permessi rispetto al totale dei volontari (dunque 200) ma solo fra chi effettivamente si occupa degli accompagnamenti, ovvero circa 43 persone. Ci è stato anche detto di prenotare le visite al di fuori delle fasce orarie della Ztl, solo che non siamo noi a stabilire gli appuntamenti medici. Spesso poi sono gli anziani stessi ad abitare in tratti compresi nelle aree a traffico limitato. In sostanza rispetto ai 10 permessi di cui usufruivamo, ne restano al momento 6.
I servizi di accompagnamento che erogate sono frutto di una convenzione con il Comune stesso e le Circoscrizioni, cosa comporta, dunque, una loro diminuzione?
Un gatto che si morde la coda: rispetto al 2016 i contributi erogati dal Comune e dalle Circoscrizioni, in base alla presentazione di appositi progetti annuali, sono stati ridotti del 50%, ma le rispettive convenzioni prevedono da parte delle associazioni un numero minimo di accompagnamenti socio-sanitari (circa 500 all’anno per Circoscrizione – Il Sea opera nella 1, 2, 4 e 8). Se diminuiamo il servizio i fondi ci vengono dunque ulteriormente tagliati.
Crede che dunque Torino stia facendo su questo fronte dei passi indietro nel sistema di welfare sviluppato negli anni?
Si tratta di balzi indietro, in particolare nel riconoscimento della dignità delle persone. Le istituzioni ancora non comprendono quanto la qualità della vita sia la più efficace terapia nell’età anziana, più di ogni altra medicina. Siamo costretti a ricorrere a benefattori privati e alla Providenza per garantire e non abbandonare i nostri servizi quando invece essi dovrebbero essere regolati da un sistema di welfare che sfrutta e mette insieme le risorse del territorio e del volontariato: è «il sistema Torino» che funziona se si lavora insieme, istituzioni e associazioni, mondo del volontariato, come unica squadra in campo.
I tagli subiti in questo ambito rappresentano una ferita grave inferta ancora una volta ai soggetti più fragili, come gli anziani, che continuano ad essere considerati uno scarto, verso cui è dunque possibile tagliare risorse. C’è un’intera fascia di cittadini, quella della non autonomia, che non viene riconosciuta dalla istituzioni: si tratta di anziani che non sono né autosufficienti né non autosufficienti e che necessitano di sostegno per affrontare la vita quotidiana.
Oltre agli accompagnamenti agli ospedali quali servizi svolgete?
Le persone anziane non hanno solo bisogno di essere trasportate nelle strutture sanitarie come dei pacchi. La malattia più grave che cerchiamo di contrastare, verso cui investiamo tutte le risorse disponibili, è quella della solitudine. Oltre il 45% degli anziani torinesi vivono privi di una rete familiare che possa sostenerli. Il Sea, che opera nelle Circoscrizioni torinesi 1, 2, 4 e 8 da trent’anni si occupa tra i propri servizi, oltre al trasporto negli ospedali, di accompagnare le persone avanti con gli anni a fare la spesa, nel disbrigo delle commissioni quotidiane. Centrali le visite domiciliari plurisettimanali e la telefonia sociale calendarizzata durante il giorno. C’è poi l’accompagnamento sociale come la partecipazione a pranzi, momenti di aggregazione, la visita ai musei, oltre ad incontri di spiritualità che ridanno dignità e vita all’anziano. Si tratta di occasioni terapeutiche fondamentali che prevengono l’insorgere di disturbi che caratterizzano la Terza età che poi possono trasformarsi in patologie.
Su quali risorse pubbliche potete ancora contare?
Gli unici sussidi rimasti a disposizione dell’associazione, oltre al Piano caldo del Comune nei mesi estivi siano quelli legati all’accompagnamento dei propri assistiti con patologie certificate dalle abitazioni agli ospedali, contributi ridotti del 50% rispetto al 2016. In base ai nuovi parametri solo i cittadini anziani che hanno un reddito Isee inferiore a 12.000 euro possono usufruire del sussidio di accompagnamento alle strutture sanitarie.