A Torino il 10 dicembre per la presentazione alla Facoltà teologica di «Charles de Foucauld 1858-1916», la traduzione italiana edita da Effatà della biografia pubblicata in Francia nel 2016, Pierre Sourisseau, segretario, archivista e animatore dell’equipe di ricerca costituita per aiutare il Postulatore della causa di beatificazione (Charles de Foucauld è salito agli onori degli altari nel 2005), ha raccontato a La voce e il Tempo il significato della sua opera.
La biografia che lei ha curato consta di 720 pagine ed è frutto di oltre 30 anni di ricerche. Un poderoso e meticoloso lavoro compiuto a partire da lettere, documenti, scritti del beato. Solo esigenza di documentare?
Anzitutto ho cercato di arrivare il più possibile alla verità storica. Ci sono state infatti in passato tante vicende su cui si è scritto di Charles che non corrispondono alla realtà e che erroneamente circolano. Rispetto all’Islam non bisogna ad esempio confondere il rapporto che Charles del Foucauld ebbe con i musulmani rispetto a quello con la religione islamica. Non bisogna dimenticare che la sua testimonianza non è quella di uomo del dialogo con l’Islam, ma quella di un uomo che cerca sempre una profonda relazione di fraternità con i musulmani, ma soprattutto con persone che avevano bisogno di progredire, di crescere…. ‘Evangelizzare i propri fratelli in umanità è servirli… Bisogna servire ogni persona’ scriveva, ed è questo lo spirito con cui si relaziona e sui cui fonda la sua missionarietà.
Sourisseau lei ripercorre così, pagina dopo pagina, dalla nascita a Strasburgo nel 1858 fino alla morte tutte le tappe (la giovinezza con l’avvio della breve carriera militare, quindi il ritorno alla fede con l’esperienza della vita monastica alla trappa, della vita eremitica in Terra Santa e l’ordinazione sacerdotale il 9 giugno del 1901 a Viviers (in Ardèche, a sud di Lione), il trasferimento ai confini tra Algeria e Marocco e poi più a sud tra i Tuareg a Tamanrasset sino alla morte, per mano di ribelli ostili alla presenza francese (avvenuta il 1° dicembre 1916). Troppi dettagli in queste pagine?
Mi sono chiesto come fare a seguire tutte le tracce di quest’uomo dalla memoria pressoché infallibile, che annotava quasi tutti i giorni il suo impiego del tempo e che aveva il talento di renderne conto ai suoi amici e conoscenti in un modo così piacevole e convincente. Mi sono chiesto fino a che livello di precisione biografica era necessario spingersi. E da tutto questo abbondante materiale, ho privilegiato far emergere il senso portante, cercando di decifrare, dietro alla storia e ai suoi fatti grezzi, la Storia nel suo compiersi… L’ermeneutica deve esercitarsi senza sosta nell’analisi delle sue testimonianze. La priorità è data al ritmo, alle ispirazioni, alle chiamate, insomma alla Vita che, dal bambino di Strasburgo al padre de Foucauld del Sahara, senza perdita di tempo né ritorno indietro, si è dispiegata in una spirale ascendente. Orientata costantemente verso un «di più», esso stesso portatore, in modo telescopico, per così dire, di uno slancio nuovo…
Parla di slancio «nuovo» e documenta la vita di un uomo che risale a oltre un secolo fa, in condizioni storiche molto diverse da quelle attuali. Passato e attualità come si collegano nella vita di Charles?
Bisogna considerare i suoi te consigli, i tre «scopi» che gli sembrano essenziali: «ritornare al Vangelo e assumere la vita di Gesù a Nazareth come regola di vita, ritrovare Gesù oggi e adorarlo vivente e salvatore nell’Eucarestia, servire gli uomini e soprattutto i più lontani dalla Chiesa per annunciare e portare loro la salvezza che è in Gesù Salvatore». Questi consigli non hanno tempo. Il suo essere come Gesù fratello universale, il suo spirito di fraternità è più che mai attuale oggi. Il dono della sua vita per i fratelli è il dono cui siamo chiamati tutti, anche oggi. Hanno appena beatificato i martiri d’Algeria, potevano salvarsi, ma sono rimasti perché hanno scelto di condividere la vita con il loro popolo. Charles non è stato un martire della fede, ma anche lui ha donato tutto se stesso per i fratelli e anche lui rifiutò la protezione dei militari poco prima di essere ucciso.
Descrive la sua vita, ha realizzato una biografia, in cui si può dire che ‘Charles parla’ …al lettore e di cui il lettore può scoprire anche tanti aspetti inediti.
Ce ne sono tanti di episodi che non sono mai stati resi noti, per me uno significativo è stato scoprire, e quindi riportare nell’opera, il fatto che la decisione di dar vita all’Unione dei fratelli e delle sorelle del Sacro Cuore di Gesù fosse frutto di un confronto con la cugina Catherine de Flavigny, attraverso uno scambio di lettere… Un’ispirazione condivisa dunque, verificata, confrontata…
Condivisione e confronto, ma anche solitudine, nascondimento e vita sul modello di Nazareth tra i Tuareg. Oggi dove sarebbe la Nazareth di Charles de Foucauld?
Oggi credo che andrebbe nelle periferie di cui parla Papa Francesco, dove ci sono i malati nello spirito, i più lontani da Gesù, da quel Gesù che può illuminare le tenebre… i poveri delle città, uomini e donne soli che hanno bisogno della testimonianza cristiana nella relazione. «In ogni cosa», scriveva, «sforziamoci senza stancarci di imitare Gesù prendendo per modello la sua vita di Nazareth che offre esempi per ogni condizione. Lavoriamo per sviluppare negli altri l’imitazione di Gesù». E io ho questo desiderio per questa biografia: che chi la legge possa interrogarsi, possa trovare risposte nella vita di Charles per la vita dell’oggi. La sua testimonianza può essere davvero preziosa per questo tempo: è testimonianza che suscita domande e spinge al cammino, che emana profumo…
Profumo, una parola chiave per Charles…
Il profumo è imponderabile, il profumo cambia il clima, l’atmosfera, il profumo attira…questo è il desiderio di Charles, forte in ogni tempo: imitare e attirare a Gesù ogni fratello.