Sull’aborto chimico (pillola Ru486) è scontro aperto fra la Regione Piemonte e il Ministero della Salute. Una circolare diffusa la settimana scorsa dall’Amministrazione Cirio ha disposto che le Asl del Piemonte si astengano dall’applicare – almeno in parte – le indicazioni firmate dal Ministro Speranza sull’aborto farmacologico.
Com’è noto le linee guida del Ministero, pubblicate in agosto, prevedono la nuova possibilità di somministrare la pillola abortiva Ru486 non solo negli ospedali, ma anche nei consultori. La Regione Piemonte ha annunciato che non si adeguerà: i consultori del Piemonte avranno il divieto di praticare aborti.
L’intervento della Regione in difesa dei consultori risulta opportuno. Le linee guida del Ministero contrastano infatti con l’art. 2 della Legge 194, là dove questo articolo assegna ai consultori funzioni di prevenzione degli aborti, non certo di esecuzione delle interruzioni di gravidanza.
Appare meno rigida è la posizione della Regione Piemonte rispetto a un altro punto contestabile delle linee guida ministeriali, ovvero la possibilità di somministrare la Ru486 in day hospital ospedaliero anziché in ricovero. Su questo punto la Regione si limita a chiedere che l’alternativa fra ricovero e day hospital non sia libera ma venga valutata caso per caso dal medico e dalla direzione sanitaria, a garanzia della salute delle donne.
Sempre richiamandosi all’art. 2 della Legge 194, nella prospettiva di lavorare alla prevenzione degli aborti, la circolare della Regione ha disposto che all’interno degli ospedali piemontesi siano attivati sportelli informativi gestiti da «idonee formazioni di base e di associazioni del volontariato» che possano «anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita». Anche la collaborazione del volontariato è espressamente prevista dalla 194. A titolo di esempio vengono citati dalla Regione il Progetto Gemma di sostegno prenatale a distanza e il servizio telefonico Sos Vita, entrambe emanazioni del Movimento per la Vita.
Contro la circolare della Regione si è levata nei giorni scorsi la voce di alcune associazioni femministe piemontesi. Ha invece espresso soddisfazione il Movimento per la Vita: «ci auguriamo – ha detto Claudio Larocca, presidente piemontese – di poter avviare con la Regione una collaborazione utile per la tutela della maternità». E il presidente del Movimento per la Vita torinese, Walter Boero, torna su una proposta di legge presentata l’anno scorso dal Popolo della Famiglia: «conteneva l’idea di istituire il Reddito di Maternità, un assegno fisso per le donne che scelgono di crescere e educare i propri figli; questo sì incoraggerebbe la natalità».