Al Sermig il primo gennaio le religioni insieme per la pace

Incontro – Le diverse confessioni religiose di Torino il 1 gennaio, nella Giornata Mondiale della Pace, si sono riunite all’Arsenale della Pace per l’incontro di riflessione «ConVivere la pace, il bene più grande», promosso dal coordinamento interconfessionale «Noi Siamo con Voi». GALLERY

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Tutte le religioni il primo gennaio nella Giornata Mondiale della Pace si sono ritrovate al Sermig di Torino per chiedere insieme il dono della pace nella costruzione del bene comune contro l’emergere di odio e violenze da fondamentalismi di vario tipo.

A promuovere l’incontro, in una sala gremita in ogni posto, il coordinamento interconfessionale «Noi siamo con Voi», guidato da Giampiero Leo. Nell’aprire la serata Leo ha letto un appello condiviso dai rappresentanti delle religioni presenti, cristiani delle diverse confessioni, ebrei, musulmani, buddisti e induisti, che sottolinea «sia la necessità della pace, come bene che è presupposto per tutti gli altri, sia di una pace fondata – per essere reale e godibile – sulla giustizia, l’equità, il rispetto reciproco, la sincerità, l’onestà e la fedeltà».

L’Arcivescovo mons. Cesare Nosiglia nel richiamare il messaggio di Papa Francesco per la giornata del 1 gennaio «La buona politica è al servizio della pace» ha evidenziato come «la politica debba servire la pace rispettando e promuovendo i diritti umani fondamentali, che sono anche doveri reciproci, affinché tra le generazioni presenti e future si tessa un legame di fiducia e riconoscenza».

Mons. Nosiglia ha poi espresso preoccupazione per gli atteggiamenti che oggi anche sul piano politico manifestano «posizioni di chiusura e di nazionalismo che mettono in crisi la fraternità e l’accoglienza considerate debolezze o addirittura minacce da rifiutare: la nostra società necessita di artigiani della pace che testimonino con coraggio l’amore di Dio che è per tutti i suoi figli e opera perché l’intera famiglia umana viva nella comunione, nell’accoglienza e nella concordia».

Pubblichiamo l’intervento integrale dell’Arcivescovo Nosiglia:

Cari amici, all’inizio del nuovo anno ci troviamo uniti insieme, diversi membri di religioni e fedi presenti nella nostra città, per pregare Dio fonte prima della vera pace tra i popoli del
mondo e impetrare da Lui la grazia che susciti nel cuore di ogni uomo religioso e di buona volontà, il forte desiderio e impegno di essere un operatore di pace, nella sua comunità religiosa e civile. E questo luogo, l’Arsenale della pace, è certamente il più idoneo: ci testimonia come sia possibile operare una pace vera e duratura anche quando sembra impossibile. Qui sperimentiamo cosa significa edificare ogni giorno la pace tra persone e comunità diverse per cultura, religioni e nazionalità, ma tutti decisi a superare ogni barriera di divisione e di estraneità che li separano, per una comunione che riconosca in ogni persona un fratello e sorella di quella famiglia umana che Dio vuole e per cui ci ha creati.

Il messaggio del Papa per la Giornata mondiale della Pace di questo anno ha come tema: la buona politica a servizio della pace. “Pace in terra agli uomini che Dio ama”, cantano gli angeli sulla grotta di Betlemme quando è nato Gesù Cristo. Dio ama tutti gli uomini perché è Padre onnipotente e misericordioso di ogni persona che nasce su questa terra e di ogni comunità e Paese di tutti i continenti, e dell’intero creato che è la casa comune di tutti.

L’azione dell’uomo sulla terra quando è ispirata a giustizia, verità e amore, contribuisce alla edificazione di un mondo più pacifico e fonte di speranza, soprattutto per i più poveri. Il Papa ricorda le beatitudini del politico proposte dal cardinale vietnamita François Xavier Van Thuân. Beatitudini che possiamo applicare anche a ogni responsabile e guida religiosa della sua comunità.

Beato il politico che ha alta consapevolezza e una profonda coscienza
del suo servizio.
Beato il politico la cui persona rispecchia la credibilità tra parole
e fatti concreti
Beato il politico che lavora per il bene comune e non per il proprio interesse.
Beato il politico che si mantiene fedelmente coerente.
Beato il politico che realizza l’unità.
Beato il politico che è impegnato nella realizzazione di un
cambiamento radicale a cominciare da se stesso.
Beato il politico che sa ascoltare.
Beato il politico che non ha paura di prendere decisioni che vanno
controcorrente.

Sì, la buona politica è a servizio della pace, essa rispetta e promuove i diritti umani fondamentali, che sono anche doveri reciproci, affinché tra le generazioni presenti e future si tessa un legame di fiducia e di riconoscenza.

Viviamo in tempi di diffusa sfiducia che guarda ogni altra persona differente da sé per cultura, religione,nazionalità.., con sospetto e paura di perdere la propria identità. Anche sul piano politico non mancano atteggiamenti e posizioni di chiusura e di nazionalismo che
mettono in crisi la fraternità e l’accoglienza considerate debolezze o addirittura minacce da rifiutare. Oggi la nostra società necessita di artigiani della Pace che testimonino con coraggio l’amore di Dio che è per tutti i suoi figli e opera perché l’intera famiglia umana viva nella comunione, nella accoglienza e nella concordia.

Un impegno fondamentale delle religioni per promuovere questa cultura della pace universale, sta nel pregare per la pace, e nell’invitare tutti i propri fedeli a un cammino di conversione del cuore, dell’anima e della comunità di cui fanno parte. Tale conversione ha tre obiettivi fondamentali.

La pace con se stessi rifuggendo l’intransigenza, la rabbia e il rifiuto.

La pace con ogni altra persona: il proprio familiare e l’amico, ma anche lo straniero. il povero, il sofferente, ricercando sempre il dialogo, l’incontro e ascoltandolo nelle sue esigenze e nelle sue proposte.

La pace con il creato per riscoprire la grandezza di Dio e la nostra personale e collettiva responsabilità nel promuovere concordi azioni per salvaguardarlo, sia per quanto attiene all’ambiente sia per quanto attiene a tutte le creature che lo abitano.

La testimonianza dei credenti sarà dunque fonte di pace, se, con coraggio ed impegno, essi non scenderanno a compromessi su questo piano, ma serenamente e con rispetto del pluralismo proporranno coerentemente la loro visione di persona e di pace nelle varie sedi politiche, culturali, sociali, informative in cui questi problemi si dibattono e si decidono.

Ma qui nasce un preciso e forte impegno per le nostre comunità religiose e per ogni credente: quello di insegnare e di testimoniare ogni giorno e in qualsiasi circostanza della vita anche sociale che si può e si deve scommettere sulla forza del bene che vince il male, su un progetto di società assicurato da una giusta e pacifica solidarietà tra tutte le persone pure differenti tra loro, ma parte della stessa umanità. La diffusa insicurezza e paura dell’altro infatti tarpano le ali dell’amore e rendono indifferenti verso tutti, poco inclini a credere e a sperare in un mondo dove dominano i ponti e non i muri.

C’è dunque bisogno di un supplemento di fede in Dio da parte nostra e di unità che indichi la luce per camminare sereni, pur in mezzo alla complessità delle culture dominanti nel vissuto di ogni giorno, e dia forza per proporre, difendere e promuovere l’affermarsi di quei valori umani,spirituali e sociali condivisi, che rispondono alla dignità di ogni persona e che Dio ha immesso nel profondo del suo cuore.

Cari amici, la pace ha inizio e dipende dunque dall’impegno di ciascuno di noi credenti e delle nostre comunità religiose anzitutto, e si allarga poi in un costante dialogo e incontro con tutte le componenti della società. Noi per primi però, proprio in quanto credenti in Dio, dobbiamo dare l’esempio di unità e di stretta collaborazione su questo terreno della pace, se vogliamo portare non solo un messaggio, ma testimoniare una serie di fatti concreti per edificarla. Noi siamo certi che nella coscienza di ogni persona risuona la voce di Dio, che lo chiama ad essere operatore di pace, per edificare un mondo sempre più fraterno, giusto, e solidale verso tutti.

 +Cesare NOSIGLIA
Arcivescovo di Torino

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