Piemonte. Dal 2020, cioè tra un anno, i medici di famiglia non basteranno più e sarà emergenza già per molti, ma nel 2030 il problema sarà gravissimo ed oltre 960 mila persone non potranno averlo.
L’hanno detto i medici con una loro seria indagine. E non l’hanno detto ieri, ma molto molto prima per evitare un terremoto. Entro il 2032 andranno in pensione 2.627 medici ma ne entreranno solo 1.920. Dati più volte verificati. La provincia che starà peggio sarà Biella, ma anche Torino nel 2024 sarà nell’impossibilità di sostituire il 10 per cento dei sanitari. E il 2024 è…domani.
Il risultato è che nel 2022 mancheranno in Piemonte 190 medici di famiglia e 230 mila cittadini staranno senza.
L’anno «nero», che registrerà il picco delle uscite, sarà per i medici di famiglia il 2022. Nei prossimi 5 anni 14.908 i pensionamenti, mentre resta fermo il numero delle borse di formazione in medicina generale.
Mantenendo lo stesso numero di dottori che entrano in servizio, o addirittura diminuendoli, la situazione sarà ancora più critica in breve tempo: come detto già dal 2020 avremo ripercussioni in province come Biella e Vercelli. Ci saranno anziani che dovranno spostarsi anche parecchio per raggiungere uno dei pochi medici
della mutua rimasti.
Flash sulle Province piemontesi – Se lo studio della Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale) fotografava una situazione che potrebbe diventare pericolosa a Torino dal 2023-24, per molte altre province va ancora peggio. A Biella, per esempio, già dal 2017 a fronte di 8 pensionamenti di medici di famiglia, ci sono stati 7 nuovi diplomati pronti a rimpiazzarli. Per il 2023 la Fimmg aveva calcolato una diminuzione di 30 medici in questa provincia. Discorso simile per Asti: anche qui, nel 2023, ci saranno 18 medici in meno e i cittadini senza dottore saranno 21mila e 600. Tra le maglie nere della carenza di dottori c’è il Verbano-Cusio-Ossola: nel 2023 ci saranno 31 medici di famiglia in meno (50 pensionamenti a fronte di 31 diplomati in quell’anno) e i pazienti senza dottore potrebbero essere 37mila e 200.
Anche i dati nazionali, del resto, fotografano una situazione davvero allarmante: nei prossimi cinque anni smetteranno di lavorare 14.908 medici di famiglia e secondo i calcoli della Fimmg, 14 milioni di italiani potrebbero rimanere senza medico di base. Nel 2028 verranno a mancare 33.392 medici di famiglia. L’anno «nero», che registrerà il picco delle uscite, sarà per i medici di famiglia il 2022: solo in quell’anno ne andranno in pensione 3.902. Sicilia, Lombardia, Campania e Lazio le regioni che registreranno, sia nel breve sia nel lungo periodo, le maggiori sofferenze.
Il problema più grave è che alle uscite non corrispondono adeguate entrate di forze giovani: è il famoso «collo di bottiglia» che al momento nessuno sembra in grado di evitare, nonostante il pressing dei sindacati per aumentare i posti delle scuole di formazione di medicina generale.
Flash sulle Regioni – Saranno soprattutto Lombardia, Lazio, Campania e Sicilia le regioni in cui sarà più pesante l’effetto dei pensionamenti. Nel 2022, infatti, in Campania andranno in pensione, e dunque verranno a mancare 1.619 medici, nel Lazio 1.313, in Lombardia 1.802 e in Sicilia 1.396. Sempre in queste stesse regioni si registrerà anche il maggior numero di pensionamenti da qui al 2025 per i medici ospedalieri del Servizio sanitario nazionale.
Dal 2018 al 2022 ecco i dati dei pensionamenti dei medici di famiglia nelle varie regioni: Abruzzo 469, Basilicata 228, Calabria 580, Campania 1.619, Emilia Romagna 1.123, Friuli Venezia Giulia 280, Lazio 1.313, Liguria 343, Lombardia 1.802, Marche 453, Molise 141, Piemonte 748, Puglia 1.140, Sardegna 522, Sicilia 1.396, Toscana 1085, Trentino Alto Adige 193, Umbria 308, Valle d’Aosta 30, Veneto 1.135. Per un totale nazionale di 14.908.
Il totale dei pensionamenti dei medici di famiglia nei prossimi dieci anni (fino al 2028) vede la cifra record di 33.392. Questo il dettaglio delle regioni: Abruzzo 977, Basilicata 533, Calabria 1.579, Campania 3.670, Emilia Romagna 2.217, Friuli Venezia Giulia 650, Lazio 3.049, Liguria 818, Lombardia 4.167, Marche 921, Molise 311, Piemonte 1.997, Puglia 2.593, Sardegna 1.207, Sicilia 3.250, Toscana 2.069, Trentino Alto Adige 396, Umbria 578, Valle D’Aosta 69, Veneto 2.341.
L’assessore Saitta – «Da tempo l’Assessorato alla Sanità si sta occupando della carenza dei medici di famiglia nel servizio sanitario pubblico e in particolare nei piccoli comuni e nelle aree montane», ha sottolineato in una nota l’assessore regionale alla Sanità Antonio Saitta, «si tratta, come è noto, di un problema di carattere nazionale: le risorse messe a disposizione dallo Stato per le borse di studio in Medicina generale sono inferiori ai fabbisogni delle Regioni. In questi ultimi anni abbiamo lavorato per trovare soluzioni al problema. Ad esempio abbiamo aumentato il numero di borse di studio erogate, passate dalle 80 del triennio 2014-2017 alle 189 del triennio 2018-2021, grazie anche ad un’intesa raggiunta nei mesi scorsi fra Regioni e Governo, che ha permesso di utilizzare ulteriori risorse del Fondo sanitario nazionale per finanziare borse di studio supplementari».
Mancheranno gli specialisti – L’impatto dei dati è molto significativo: se infatti negli ultimi anni trascorsi (2012-2017) le Aziende sanitarie hanno avuto, e hanno tuttora, grandi difficoltà a reperire i medici anche quando il numero degli specializzati nell’anno è stata superiore ai cessati (e il numero degli
specializzati ritenuti disponibili ad entrare nel sistema era poco inferiore alle uscite), questa difficoltà è destinata ad aumentare nei prossimi anni (2018-2025) quando il numero degli specializzati sarà molto inferiore rispetto al numero di cessazioni. Se poi i medici specialisti disponibili si presentassero alle selezioni solo delle aziende più attrattive il problema diventerebbe ancora più esplosivo per le parti più periferiche del sistema; non si parte da una situazione di equilibrio tra le discipline, già ora alcune sono in sofferenza e hanno posti non coperti (sicuramente Anestesia, Ortopedia, Medicina e Chirurgia d’accettazione e d’urgenza e Pediatria, ma probabilmente anche altre), così che le difficoltà dei prossimi anni andranno a sommarsi con un effetto potenzialmente molto preoccupante per la tenuta del sistema.
Nel 2025, vale a dire fra solo sei anni, secondo la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, la Sanità italiana vedrà 80mila medici (compresi i medici di base) in meno e 16.500 medici specialisti (soprattutto medici di pronto soccorso esperti in emergenza-urgenza e pediatri). Cifre da emergenza nazionale.