In Messico sacerdoti e suore sono nel mirino dei cartelli dei narcos che hanno ucciso una decina di preti. In Nicaragua il regime comunista-sandinista di Daniel Ortega continua a perseguitare la Chiesa. El Salvador – il Paese del santo martire Oscar Arnulfo Romero – vive tra repressione e sospensione dei diritti umani.
MESSICO – I boss spadroneggiano su intere regioni; hanno assassinato negli ultimi tempi una decina di preti e ne minacciano altri perché difendono il popolo raràmuri. La rivista dei Gesuiti «Popoli e missione» racconta un coraggioso impegno per lo sviluppo nel segno del Vangelo. La violenza tocca livelli da primato e prende di mira i preti cattolici. Dall’estate 2022 la Conferenza episcopale ha invitato le parrocchie a esporre le foto di suore e sacerdoti uccisi: questo dopo l’omicidio di due gesuiti, il 20 giugno 2022, nella chiesa di un paesino della Sierra Tarahumara, freddati dal boss latitante José Noriel Portillo Gil, alias «El Chueco». I cartelli del narcotraffico agiscono con assoluta impunità. La Commissione interamericana per i diritti umani chiede al governo di proteggere 7 gesuiti, 3 suore e il capo della comunità «che hanno subìto minacce e aggressioni dai gruppi criminali che impediscono ogni attività pastorali e compiono estorsioni, minacce, rapimenti, occupazione di terreni e disboscamenti illegali nella Sierra Tarahumara, splendida foresta di conifere.
«Hanno trascorso così tanti anni sotto la criminalità che tutti hanno paura. Il fatto che abbiano assassinato due gesuiti sull’altare è il segno che gli assassini non rispettano un luogo considerato sicuro» spiega il gesuita Jorge Atilano González Candia. Il fatto è che il narcotraffico dà da vivere, come dice padre José Francisco Méndez Alcaraz, che conosceva bene i due assassinati. La principale causa della violenza è la povertà: «Molti giovani entrano nel narcotraffico perché preferiscono avere una vita breve ma arricchire in fretta». Cinema e televisione enfatizzano il potere basato sulle armi, «che dà ricchezza anche agli adolescenti e permette di conquistare le donne. Una comunicazione deleteria che offre modelli negativi è la serie Netflix “Narcos o La reina del sur”».
Altra causa di violenza è la disgregazione sociale: «In passato c’era molta solidarietà, c’era un tessuto sociale forte. Quando si sentiva piangere, i vicini andavano a vedere che succedeva. Ora non più: hanno paura e non vogliono essere coinvolti». La violenza è legata al traffico di droga, alle miniere, alla marijuana». In Messico i Gesuiti sono 246 distribuiti in 14 Stati: «Ci occupiamo di educazione professionale e religiosa, di valori cristiani e umani, della ricostruzione sociale».
EL SALVADOR – Il 27 marzo era l’anniversario dello «stato d’eccezione» imposto dal controverso presidente Najib Bukele. Da oltre un anno ci sono limitazioni alla libertà di riunione e associazione; è stato abolito il diritto alla inviolabilità della corrispondenza e della posta elettronica; non è garantito il diritto alla difesa; non esistono limiti alla carcerazione preventiva: si può essere arrestati senza l’ordine di un giudice. In pochi mesi sono morti oltre 100 detenuti; il 2 per cento della popolazione è in carcere, la percentuale più alta al mondo. Ma tre cittadini su 4 non conoscono i diritti «sospesi»; l’approvazione più alta del provvedimento arriva da chi ha il più basso livello d’istruzione.
Il cardinale Gregorio Rosa Chávez, vescovo ausiliare emerito, in giovane età fu segretario dell’arcivescovo martire Romero: «La gente non è informata e non si rende conto. Lo Stato abolisce le libertà in nome della sicurezza». Coscienza critica del Paese, molto ascoltato gente, alza la voce contro il governo il 24 marzo, 43° anniversario del martirio di Romero. E del santo arcivescovo ripete le domande: «Come potete dormire tranquilli, vedendo che l’eccezione è diventata la normalità? Come potete accettare come normale che le persone non possano esprimersi pubblicamente? E Oswaldo Escobar Aguilar, vescovo di Chalatelango, aggiunge: «Cresce l’emigrazione, che ha riguardato 300 mila salvadoregni. Ai giovani dagli Stati Uniti arriva un miraggio: vedono il lusso, le case grandi…».
NICARAGUA – Due suore costaricane, che lavoravano nella casa per anziani «Fundación Colegio Susana López Carazo», sono state espulse. Nel Paese continua la repressione contro la Chiesa, accusata di parteggiare per l’opposizione. Nella Settimana Santa sono state proibite le processioni per le strade: ci sono state 71 violazioni dei diritti umani; minacce della polizia e dei «pretoriani» della dittatura; arresti arbitrari, assedi alle chiese, raduni davanti alle case di oppositori.