Si chiude con un bilancio stimato di oltre 50 mila presenze la prima edizione del Festival della Tecnologia che si è tenuto a Torino dal 7 al 10 novembre.
Rassegna ideata e organizzata dal Politecnico di Torino nel 160esimo anniversario dalla sua fondazione – con la curatela del Rettore Guido Saracco, del delegato per la Cultura e la Comunicazione Juan Carlos De Martin e del giornalista Luca De Biase – il Festival è nato con l’intento di esplorare la relazione tra tecnologia e società con un approccio umanistico e democratico: partendo dal presupposto che la tecnologia non sia soltanto il risultato di scienza e innovazione, ma sia prima di tutto il frutto della creatività umana, il programma del Festival aveva lo scopo di riavvicinare la cittadinanza ai grandi temi e alle importanti sfide che una società a forte connotazione tecnologica deve affrontare oggi.
Il rettore Saracco al termine delle giornate ha annunciato che il Comune di Torino adotterà la manifestazione e la renderà un evento cittadino: dal 2020 Torino avrà la sua Biennale Tecnologia.
“Siamo estremamente soddisfatti: un pubblico ampio e attento ha seguito gli incontri divulgativi, ma anche quelli più specialistici, ha ascoltato ospiti illustri e esperti mondiali nelle rispettive materie. Inoltre, abbiamo avuto un ottimo riscontro da parte dei nostri studenti e dell’intera comunità politecnica: posso dire che abbiamo centrato l’obiettivo principale che ci proponevamo quando abbiamo immaginato questo Festival, cioè aprire le porte del nostro Ateneo e instaurare un dialogo con la società civile”, commenta Juan Carlos De Martin, co-curatore del Festival.
Anche la Chiesa è stata presente con gli incontri tenuti da don Luca Peyron e padre Paolo Benanti, oltre all’evento Rerum Futura che ha visto impegnati una ventina di giovani cattolici, musulmani ed ebrei.
Ed è in concomitanza con il festival che l’Arcivescovo Nosiglia ha lanciato il nuovo Servizio per l’Apostolato Digitale. “Accogliamo con gioia la notizia che il festival si faccia biennale, noi ci saremo per continuare il dialogo tra Chiesa e mondo su questi temi che sono una fetta importante del nostro presente e del nostro futuro”, commenta don Peyron coordinare del Servizio.