La Sindone come «incubatore» delle risorse del territorio torinese e piemontese. Non c’è nessun sacrilegio in vista, naturalmente: si tratta piuttosto di aprire, intorno al Telo, collaborazioni che finora sono state sporadiche e che potrebbero invece crescere in quantità e qualità. È questo il senso del «seminario» tenutosi venerdì scorso alla facoltà di Architettura del Politecnico di Torino, promosso dal Centro internazionale di Studi sulla Sindone e da un gruppo di docenti dell’Ateneo, per scambiare informazioni sui tanti campi che nel lavoro intorno alla Sindone sono coinvolti. Eccone alcuni: le misurazioni necessarie al monitoraggio di teca e cappella; le ricerche sui tessuti, la microbiologia, le scienze dell’immagine e del colore, le tecnologie dei materiali. E in aggiunta, ma non meno importanti, le discipline che studiano i flussi delle persone in determinati ambienti: perché ogni ostensione rappresenta, per la città di Torino e per tutto il suo territorio, un evento globale in cui sono coinvolti i trasporti, l’accoglienza alberghiera, le strutture sanitarie…
È la prima volta che si tiene un confronto a tutto campo, mentre – ovviamente – non è la prima volta che i grandi centri di ricerca e cultura produttiva si mettono a servizio della Sindone: l’attuale teca che custodisce il Telo è stata progettata e realizzata nel 2000 da Alenia Spazio, oggi Thales. A quelle progettazioni partecipò attivamente Microtecnica, insieme con altre aziende e istituti torinesi.
Il rettore del Politecnico Guido Saracco è intervenuto per ribadire l’interesse e la disponibilità dell’Ateneo a sviluppare il confronto; l’Arcivescovo e Custode della Sindone, Cesare Nosiglia, ha affidato il suo saluto a don Luca Peyron, responsabile della Pastorale Universitaria, che ha ricordato il recente «manifesto» sottoscritto dalla Cei e dalla Conferenza dei Rettori in cui si incoraggiano le collaborazioni a tutto campo fra Chiesa e mondi accademici.
Il dialogo fra professori ed esperti della Sindone rappresenta un «investimento» in vista di future collaborazioni, che potrebbero coinvolgere tanto le istituzioni pubbliche e le fondazioni bancarie quanto i mondi della ricerca scientifica e le imprese. Il primo obiettivo di interesse è la conservazione. Venerdì se ne è parlato in relazione alla qualità di nuovi materiali disponibili (vetro per la teca in particolare) e ai sistemi di indagine e misura che consentirebbero un monitoraggio ancor più efficace.
Conservazione significa anche modalità di esposizione. Dal 1978 le grandi ostensioni pubbliche hanno sempre visto la Sindone collocata sull’altar maggiore del Duomo, in posizione verticale, mentre il flusso dei pellegrini scorreva di fronte. Ma l’ostensione del 10 agosto 2018, riservata ai giovani che si recavano a Roma per incontrare papa Francesco in vista del Sinodo, ha modificato questa configurazione: la Sindone è rimasta nella sua teca e i pellegrini sono defluiti su una pedana esterna alla cappella, potendo guardare il Telo dall’alto e da una posizione molto più ravvicinata. Il «successo» di questa modalità riscontrato tra i giovani è un elemento su cui occorre riflettere. Anche perché potrebbe esserci il vantaggio – in occasione di una ostensione – di non dover mai estrarre la Sindone dalla propria teca, evitando così quei cambiamenti che, anche se attentamente controllati, rappresentano comunque uno stress per il tessuto (e per l’immagine).
Un’altra pista di lavoro è la scansione digitale integrale del Telo sindonico. Le immagini analogiche, anche di grande qualità, sono numerose: ma non c’è ancora un «riversamento» digitale completo della Sindone. Si tratta di avviare una ricerca per verificare se oggi esistono macchinari adatti che consentano di operare in modo assolutamente non invasivo; è evidente, poi, che una immagine digitale completa consentirebbe indagini di vario genere senza più alcun contatto con l’originale.
Sempre a Torino, sabato e domenica, si è tenuto l’incontro annuale degli studiosi della Sindone, provenienti da tutto il mondo. Le relazioni principali sono state proposte da Paolo Di Lazzaro, dirigente di ricerca dell’Enea di Frascati, e da Alfonso Sanchez Hermosilla, medico forense spagnolo, entrambi membri del Comitato scientifico del Centro internazionale di studi sulla Sindone.