Secondo il Procuratore generale di Torino, Francesco Saluzzo, le politiche italiane di respingimento dei profughi stanno facendoci perdere il senso di umanità. Oggi «la pietà è morta – ha sostenuto il 26 gennaio inaugurando l’Anno Giudiziario – almeno quella declinata nel suo senso laico».
Di rispetto umano nella gestione dei profughi ha discusso il Consiglio comunale il 28 gennaio interrogando il sindaco Appendino e l’assessore al Welfare Schellino sulla decisione di accelerare i tempi di liberazione degli edifici occupati da 500 profughi nell’ex villaggio Moi di via Giordano Bruno. Il consigliere Francesco Tresso (Lista civica per Torino) si è detto preoccupato che, per fare in fretta, sia calpestata la dignità delle persone e venga messo da parte il buon metodo della concertazione con gli altri enti locali, con la Diocesi di Torino e con la Compagnia di San Paolo, metodo usato fino ad oggi per ottenere sistemazioni alternative al Moi, senza atti di forza.
L’assessore Schellino ha assicurato che non ci saranno sgomberi forzati e che il metodo della concertazione proseguirà, rinforzato da appositi fondi del Governo. Alle critiche sollevate da Monica Cerutti, assessore regionale all’immigrazione, la Schellino ha risposto secca: «in questi 20 mesi ci saremmo aspettati che la Regione ci desse una mano sul tema del lavoro per i migranti, invece niente, tutto quello che fanno è remare contro e fare polemica».