Appuntamento con la storia, il dovere di andare a votare

Domenica 26 maggio – Il sogno europeo alla prova di Elezioni decisive: andare avanti? tornare indietro? Urne aperte per 500 milioni di cittadini in 28 paesi, 50 milioni di italiani. In Piemonte si vota anche per la Regione e per i sindaci in centinaia di comuni

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Un forte appello al voto per l’Europa è stato espresso dal Presidente Mattarella, nel messaggio dei Capi di Stato dell’Ue, nel ricordo della tragica battaglia di Cassino (75 anni fa), nell’intervista ai media vaticani: «L’integrazione europea», rileva Mattarella, «è la migliore idea che abbiamo mai avuto nel nostro Continente. Questa affermazione così decisa muove dalla convinzione che l’Ue non è un comitato di interessi economici, regolato dal criterio del dare e dell’avere, ma è una comunità di valori. Questa convinzione», sottolinea il Presidente, «è l’unica che corrisponda davvero alla storica scelta dei Padri fondatori».

Significativamente «L’Osservatore romano» ha titolato l’intervista: «L’Europa deve recuperare lo spirito degli inizi e curarsi di più delle persone». Mattarella, critico con il nazionalismo e il sovranismo (che dimentica i frutti malsani del passato: due guerre mondiali, l’Europa divisa dal Muro di Berlino, con l’angoscia di un conflitto nucleare devastante), sottolinea il valore universale del messaggio di pace del Pontefice: «… Francesco riceve grande attenzione ed esercita influenza significativa sui nostri cittadini, anche per l’affetto che questi nutrono nei suoi confronti. La ‘Dichiarazione sulla fratellanza umana’ di Francesco e del Grande Imam di Al-Azhar è di grande importanza per rimuovere le basi della predicazione di odio e del terrorismo».

Le parole del Capo dello Stato sono la più netta smentita alle tesi della manifestazione leghista-sovranista di Milano, scandita da fischi al Papa e dall’uso elettorale di simboli religiosi; come ha rilevato il card. Parolin «Dio è di tutti», italiani e stranieri, ed il Vangelo non può essere strumentalizzato a fini di parte.

Sull’importanza del voto europeo e sui limiti del nazionalismo-sovranista, ‘parole di pietra’, come quelle di Mattarella, sono state pronunciate dal presidente della Comece (Commissione delle conferenze episcopali dell’Unione europea), il gesuita lussemburghese Jean-Claude Hollerich: «Votare», ha detto l’autorevole Arcivescovo, «significa prendersi la responsabilità di ribadire qual è il ruolo dell’Europa sia per i Paesi membri sia sul piano globale. Votare», ha dichiarato ad «Avvenire», «significa avere a cuore il bene comune» di mezzo miliardo di persone, da Malta all’Estonia.

Sulla «fascinazione sovranista» è molto esplicito: lo statunitense Steve Bannon e il russo Alexandre Dugin «sono i sacerdoti dei populismi che evocano una falsa realtà pseudo-religiosa e pseudo-mistica. Una realtà che vuole negare l’essenza della teologia occidentale: l’amore di Dio e l’amore del prossimo. Senza libertà non può esistere l’amore, e la libertà è la condizione indispensabile di ogni integrazione umana».

L’appello dei vescovi europei per un’Europa unita e giusta cade in un momento difficile per i sovranisti, travolti a Vienna da un grave scandalo politico, con l’ultradestra costretta a lasciare il Governo per un video che dimostra i legami del loro capo, Strache, con magnati russi filo-Putin.

Ma anche in Italia i sovranisti non giungono al voto nelle migliori condizioni: il numero due leghista, Giorgetti, ha platealmente attaccato il premier Conte, che ha minacciato le dimissioni per l’aperta ostilità della Lega; lo stesso Giorgetti ha affermato che il Governo da un mese è fermo, paralizzato dagli scontri interni su tutte le questioni, dalla politica estera alla sicurezza delle città, dalla flat-tax al nuovo decreto-sicurezza preteso da Salvini, ma inviso al Colle per l’incredibile proposta di una multa a chi salva i naufraghi, ovvero vite umane!

Il voto europeo, essenziale per Strasburgo nella sfida europeisti-sovranisti, assume anche il valore di una verifica dei rapporti tra i partiti, di maggioranza e d’opposizione, mentre incombe sempre la preparazione del Bilancio statale 2020, vera spina nel fianco della traballante alleanza giallo-verde, con posizioni opposte sul deficit pubblico di Lega e M5S, con il ministro del Tesoro Tria schierato in difesa degli accordi con Bruxelles, ovvero europeista.

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