Aumenta la povertà sanitaria, la risposta del Banco Farmaceutico

Intervista – Parla il presidente del Banco farmaceutico di Torino, Gerardo Gatto, in vista della Giornata di Raccolta del farmcao (11 febbraio): servono 105 mila medicinali

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Sabato 11 febbraio torna la Giornata di Raccolta del Farmaco organizzata dal Banco farmaceutico: come negli ultimi due anni sarà possibile donare medicinali nelle farmacie aderenti lungo un’intera settimana: da martedì 7 a lunedì 13 febbraio. I farmaci verranno poi destinati, attraverso gli enti assistenziali aderenti, alle famiglie in difficoltà.

La Giornata arriva in un periodo particolarmente delicato a causa della carenza di alcuni farmaci nel nostro Paese. Aumentano poi le famiglie che non possono permettersi di acquistare medicinali piagate dagli anni della pandemia ed ora dall’aumento vertiginoso dei prezzi dell’energia e, in generale, del costo della vita.

Abbiamo chiesto al presidente del Banco farmaceutico di Torino, Gerardo Gatto, di ragionare sul contesto in cui quest’anno si colloca la Giornata di Raccolta del farmaco.

Gerardo Gatto, presidente del Banco farmaceutico di Torino

Presidente Gatto, come mai in Italia mancano i farmaci?

Arriviamo alla Giornata organizzata dal Banco farmaceutico dopo un periodo di crisi per la carenza di alcuni medicinali, in particolare il principio attivo dell’Ibuprofene, un antinfiammatorio ed antipiretico utilizzato in particolare dai bambini.

Non c’è allarme, infatti al momento la situazione si sta normalizzando. La crisi deriva principalmente da tre fattori: in primo luogo il virus del Covid-19 che ha richiesto un uso massiccio di questi farmaci, poi l’aumento dei costi dell’energia e, infine, la guerra in Ucraina con l’instabilità internazionale.

Le maggiori case produttrici dei principi attivi di cui c’è stata carenza sono situate in India e in Cina. Queste società a causa della diversità del prezzo dei farmaci hanno destinato i prodotti nei Paesi dove i ricavi sono maggiori; e l’Italia è uno degli Stati in cui questi farmaci costano meno, per cui ne è derivato un periodo di crisi importante che al momento è stato superato grazie ad una campagna educativa che fortunatamente ha sortito i suoi effetti. Per esempio se nelle farmacie mancava l’Ibuprofene da 600 mg, che in genere deve essere assunto due volte al giorno, i farmacisti consigliavano di utilizzare quello da 400 mg con tre somministrazioni al giorno anziché 2. Ci sono poi valide alternative come i farmaci «generici», che sono ancora poco utilizzati. I farmacisti sono anche tornati a preparare alcuni medicinali in farmacia.

Le diverse crisi che si susseguono l’una dietro l’altra come hanno inciso sulla povertà sanitaria in Italia e sul territorio torinese?

L’ultimo rapporto dell’Osservatorio sulla povertà sanitaria, presentato lo scorso 12 dicembre a Roma, realizzato in collaborazione con Caritas Italiana, mostra come la povertà sanitaria sia peggiorata a causa dell’innalzamento generalizzato del costo della vita, causato dall’inflazione, che ha quindi determinato una riduzione del benessere individuale.

Il risparmio dei cittadini, che rappresenta una misura difensiva, ha ridotto di poco la povertà relativa ma non ha intaccato per nulla la povertà assoluta che già colpisce chi vive in condizioni minimali e non ha, quindi, possibilità di risparmiare.

La spesa sanitaria, ed in particolare la spesa farmaceutica territoriale, nel 2021 è stata pagata per il 43,5% dalle famiglie con risorse proprie ed è evidente come questo capitolo di spesa pesi in modo particolare su chi vive in condizioni di povertà.

Nell’arco degli ultimi 8 anni le famiglie povere hanno sostenuto una spesa sanitaria mensile pro capite compresa tra i 9 e gli 11 euro, destinandone otre il 60% all’acquisto dei farmaci, spendendo comunque un sesto delle famiglie non povere. Questa è una spesa che, pur essendo modesta pesa per il 2,5% sul totale dei consumi.

Tutta questa situazione ha fatto sì che le richieste di farmaci, soprattutto quelli con prescrizione, siano aumentate moltissimo.

Chi sono le persone in condizione di povertà sanitaria nel Torinese?

Nella provincia di Torino tra le 29 mila persone che almeno una volta durante l’anno si sono rivolte agli enti con una richiesta di farmaci oltre 20.000 sono persone di origine straniera e «multiproblematiche», come sottolinea la Caritas Diocesana in merito ai dati sui propri centri di ascolto: la povertà sanitaria si accompagna alla povertà alimentare, alla difficoltà abitativa e alla mancanza di lavoro.

Cosa riesce a fare dunque la Giornata di Raccolta del Farmaco?

Grazie ai farmaci donati (si tratta di medicinali da banco totalmente a carico delle persone), riusciamo a servire 61 enti caritativi e assistenziali sulla provincia di Torino che accompagnano circa 30 mila persone che si trovano nella fragilità.

Gli enti sono passati da 54 del 2019 (anno pre-Covid) a 61 di quest’anno (e le persone assistite da 23 mila a 30 mila. Bisogna considerare poi che si sono dei dati che sfuggono per i cosiddetti «invisibili», cioè tutte le persone che vengono assistite ma non sono registrate.

A Torino e provincia le farmacie aderenti sono 287, 30 in più rispetto alle 258 del 2022. La mappa delle farmacie è pubblicata sul sito www.bancofarmaceuticotorino.org.

Ed oltre ai farmaci, cosa innesta la giornata?

La vera grandezza di questa giornata è che si parte da una molecola, da un farmaco, per inserire le persone e le famiglie in difficoltà in un sistema di accoglienza che da un bisogno specifico (quello dei medicinali per curarsi) abbraccia poi tutta la persona che viene accompagnata passo passo, ad accedere a prestazioni sanitarie, ai servizi, nella ricerca e nell’inserimento lavorativo…

Il Banco Farmaceutico va, infatti, ad inserirsi in una compagine di enti che, in sinergia, rispondono a tutti i bisogni della persona. Lavoriamo dunque per creare una mentalità di rete e di sistema che accolga chi si trova in una condizione di vulnerabilità a 360 gradi: si parte dal farmaco e si aiutano le persone a vivere bene in tutti gli aspetti.

È poi significativo che la Giornata cada nel giorno in cui la Chiesa celebra la Giornata Mondiale del Malato.

I Banco porta aiuti anche fuori dall’Italia?

Sì, sono notevolmente aumentate anche le collaborazioni con enti che si occupano di situazioni gravi fuori dall’Italia, come in Ucraina, in Africa, in Siria. Tanti enti hanno iniziato a fidarsi del banco farmaceutico: organizzano eventi il cui ricavo viene devoluto per il Banco che acquista prodotti per la cura.

Concretamente, come funziona la nuova edizione della Giornata di Raccolta del farmaco?

Gli enti assistenziali accreditati (61 a Torino e provincia, 5 in più rispetto al 2022) comunicano al Banco Farmaceutico le proprie necessità, nella tipologia e nel quantitativo stimato per un anno di attività: la richiesta per il 2023 supera i 105.000 farmaci e dispositivi sanitari. Queste le priorità: integratori, antipiretici e antinfiammatori, preparati per tosse e malattie da raffreddamento.

Questi farmaci vengono poi consegnati alle persone in condizione di povertà sanitaria assistite dagli enti: sono 29.670, in linea con i 28.863 del 2022. Il numero degli assistiti e dei farmaci richiesti sono tornati ai dati precedenti alla pandemia.

Le richieste sono tutte soddisfatte?

Purtroppo, no. La copertura del fabbisogno tramite le donazioni della Giornata di Raccolta del farmaco a Torino è solo del 30,5%, un dato più basso rispetto al Piemonte (38,1%) e all’Italia (47%). Per questo c’è bisogno del contributo di tutti!

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