Di che colore è l’acqua? Ad Avigliana da più di 15 anni è giallo manganese, soprattutto quella che sgorga dai rubinetti delle zone di Grangia, Drubraglio e Stazione. L’ultimo episodio risale al’11 novembre. Il risanamento delle condotte doveva iniziare a ottobre, la Smat lo scorso novembre ha iniziato a predisporre le valvole a saracinesca: la macchina per pulire i tubi con l’innovativa tecnica dell’«Ice pigging» (ghiacciolo) viene dagli Stati Uniti e doveva ancora essere omologata alla normativa comunitaria.
I tecnici hanno diviso in 20 lotti tutte le tubazioni che prelevano l’acqua dal pozzo di Ponte Dora. Un siluro di ghiaccio e sale, spinto per un 1 chilometro dalla pressione d’esercizio della rete, asporterà le incrostazioni e ridurrà la torbidità dell’acqua. Peccato che manganese, arsenico e ferro compongono geologicamente il terreno dei pozzi delle zone maggiormente interessate dal disservizio. Per questo entro maggio 2019 è previsto l’allacciamento al nuovo acquedotto di Valle Susa, che preleverà acqua di qualità elevata dalla diga di Rochemolles.
«Il piano degli investimenti 2015 – 2033 prevede oltre 5 milioni sull’acquedotto di Avigliana» dichiaravano nel marzo 2018 Marco Acri e Paolo Romano – rispettivamente direttore generale e presidente della Smat. Secondo l’azienda in questi anni nell’ATO3 (l’ente di governo per la programmazione, organizzazione e controllo del servizio idrico integrato nel territorio torinese) saranno realizzati 1.600 milioni d’investimenti con una ricaduta occupazionale di circa 20 mila addetti. Sembrano cifre da capogiro, ma si tratta di 40 euro all’anno per ogni abitante.
In Italia spendiamo in media 34 euro pro capite annui per la riqualificazione della rete idrica, ma ce ne vorrebbero almeno 80 per allinearci ai livelli europei. Per sostituire i tubi danneggiati, con il tasso attuale di rinnovo, ci vorrebbero oltre 250 anni. Orientarsi verso logiche di gestione dell’energia, che permettano di sprecare meno acqua e di aumentarne la qualità con l’uso di nuove tecnologie e opere strategiche, è considerata una soluzione appetibile dalle società con un’elevata finanza.
Le dimensioni aziendali sono essenziali per investire in un settore remunerativo come quello idrico. In Piemonte la Smat gestisce il 95,4 % dei Comuni dell’ATO3 e nell’aprile 2017 è riuscita a collocarsi sul mercato obbligazionario internazionale con l’emissione di Hydro-bond da 135 milioni per finanziare nuovi investimenti. Anche se rimangono ancora Province con più di 10 piccoli gestori diversi.