In Piemonte nei primi 4 mesi del 2018 il gettito per il gioco d’azzardo legale è diminuito del 3,8% rispetto ai quattro mesi precedenti (nello specifico si è passati da 1,6 miliardi a 1,5 miliardi di euro). A Torino le perdite da gioco d’azzardo nel secondo semestre 2017 sono diminuite di 25 milioni di euro, nel Comune di Rivoli in particolare si è registrato un calo di 5,5 milioni. Nei comuni piemontesi con regolamenti più restrittivi come Torino, in cui è stata applicata l’ordinanza della Giunta Appendino dell’ottobre 2016 che limita l’apertura delle sale slot machine ad otto ore al giorno, il calo delle perdite è stato maggiore.
Sono solo alcuni dei dati che la delegazione regionale della Caritas di Piemonte e Valle d’Aosta ha presentato in un documento consegnato in Consiglio regionale che fa il punto sull’applicazione della legge regionale 9/2016.
Fa discutere dunque l’ordinanza con cui il Tribunale civile di Torino la scorsa settimana ha posto alla Corte costituzionale la questione di legittimità della legge regionale per quanto concerne la norma della distanza di almeno 500 metri delle sale slot dai luoghi sensibili, come scuole, ospedali, banche, parrocchie, …
L’innesco è il ricorso del titolare di un locale torinese contro una multa da 32 mila euro inflitta dal Comune come sanzione per il mancato rispetto della norma sulla distanza.
Il giudice del Tribunale Raffaella Bianco ha sospeso l’ingiunzione e presentato il ricorso alla Corte costituzionale accogliendo le obiezioni del legale dell’esercente per cui a Torino, applicando il distanziometro previsto dalla Regione, sul 99% del territorio non sarebbe possibile installare macchinette da gioco, e garantire la libera impresa.
«La questione giuridica», ha dichiarato la Consulta nazionale antiusura e il Cartello «Insieme contro l’azzardo», «è oggi presa a pretesto per mettere in dubbio la giustezza della norme e dei provvedimenti di molti comuni e di diverse regioni che hanno senza dubbio prodotto risultati positivi per la popolazione».
Per Augusto Consoli, neuropsichiatra del SerT (servizio dipendenze) dell’Asl di Torino, si tratta di un’ottima legge su cui non si possono fare passi indietro. È una legge che in primo luogo favorisce una prevenzione strutturale. È infatti fondamentale offrire un equilibrio alle persone in modo che possano riprendere in mano la propria vita. Non si tratta solo di limitare la perdita di denaro, ma di salvaguardare la salute e la vita nel suo complesso dei cittadini più fragili. Il gioco patologico limita, infatti, la capacità produttiva, toglie la dignità alle persone. Limitare gli orari delle sale slot, insieme ad azioni di prevenzione, è fondamentale quindi per consentire a chi è caduto nel tunnel del gioco di tornare a lavorare, ricostruire relazioni». Secondo i dati riportati nel documento Caritas nei comuni dove è stata applicata la legge la spesa per le slot è diminuita e non si è riscontrato un esodo significativo verso i giochi on line o verso il gioco illegale. «Un dato che ci dice che è possibile un’azione per arginare il fenomeno», commenta Consoli.
«La norma sulle distanze delle macchinette dai luoghi sensibili», prosegue il medico, è quella più fragile della legge: se da un lato è fondamentale nell’ottica della prevenzione, dall’altro può essere difficile garantirne l’applicazione nel concreto in grandi Comuni. È chiaro che però questa considerazione non deve essere utilizzata per arretrare dal punto di vista istituzionale su questo fronte».
Per la Caritas regionale i tre principali dispositivi a contrasto del gioco patologico contenuti nella legge, come il distanziometro, la limitazione degli orari delle slot e il divieto di pubblicità, accompagnati da apposite campagne di sensibilizzazione, possono infatti portare ad un’ulteriore riduzione dell’offerta dell’azzardo.
«È fondamentale», afferma Consoli, «un’azione di coordinamento fra i Comuni nello stabilire i medesimi orari di aperture delle sale slot».
La Caritas regionale, impegnata a tutto campo in azioni e campagne informative contro i rischi dell’azzardo, chiede dunque alla Regione Piemonte «di non fare passi indietro che potrebbero rappresentare un segno negativo nei confronti delle migliaia di famiglie afflitte dalla piaga del gioco d’azzardo patologico» e propone di
«pubblicare i dati consolidati nel 2018 e rendere pubblici gli interventi a favore delle famiglie colpite dall’azzardo patologico, evidenziando le risorse stanziate e gli interventi effettuati al fine di evitare sprechi nella gestione dei fondi».
La Diocesi di Torino da anni è in prima linea a contrasto del fenomeno. Dal 2011 la Pastorale della Salute e la Caritas Diocesana promuovono uno sportello d’ascolto e accompagnamento in corso Mortara 46/C a disposizione di chi è caduto nel tunnel del gioco d’azzardo patologico. Il servizio «Lu.Me» è attivo da lunedì a venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18 al seguente numero di cellulare: 392.9367622 (sospeso dal 1 al 26 agosto).