«Della nuova beata Maria Carola Cecchin, il cui corpo è scomparso nelle onde del Mar Rosso, è rimasto a noi solo l’Amore che ha ricevuto e donato, quell’Amore che vince la morte e dona la Vita, quell’Amore che scorgiamo guardando la sua unica reliquia: il crocifisso che aveva ricevuto come missionaria».
Sono le parole che la Superiora generale delle Suore del Cottolengo Madre Elda Pezzuto sabato 12 novembre nella chiesa del Santo Volto a Torino ha rivolto al termine della solenne celebrazione eucaristica in ringraziamento per la beatificazione di suor Maria Carola Cecchin, presieduta dall’Arcivescovo mons. Roberto Repole.
La missionaria cottolenghina è stata proclamata beata sabato 5 novembre a Meru, in Kenya, dal cardinale Antoine Kambanda, Arcivescovo di Kigali nella Repubblica del Ruanda, delegato di Papa Francesco.
Alla Messa di ringraziamento al Santo Volto hanno concelebrato l’Arcivescovo emerito di Torino mons. Cesare Nosiglia, che avviò e chiuse la fase diocesana della Causa di canonizzazione e poi l’inchiesta diocesana sul presunto miracolo avvenuto in Kenya per intercessione di suor Maria Carola, il Padre generale della Piccola Casa don Carmine Arice, il parroco del Santo Volto don Mauro Giorda e diversi sacerdoti diocesani, cottolenghini e dei Missionari della Consolata, congregazione con la quale la nuova beata partì per il Kenya il 28 gennaio 1905.
Hanno preso parte alla celebrazione la vicesindaca di Torino Michela Favaro e il fondatore del Sermig Ernesto Olivero.
Nelle prime fila c’erano Carla ved. Cecchin, moglie di Luigi Cecchin, nipote della beata Maria Carola, con i figli Alessandro e suor Chiara, Discepola del Vangelo, insieme ad altri parenti convenuti da Cittadella (Padova), luogo natale di suor Maria Carola.
La chiesa era gremita in particolare dalla schiera delle suore insieme a numerosi volontari, ospiti della Piccola Casa e fedeli, tutti con lo sguardo rivolto all’immagine della beata e al suo crocifisso.
«La nuova beata», ha evidenziato mons. Repole prima della benedizione finale, «possa diventare stimolo per la nostra Chiesa e per ciascuno di noi affinché possiamo imitarLa nella passione di evangelizzare, soprattutto in quella capacità che lei ha avuto di entrare dentro la vita e la cultura di altre persone; a volte, infatti, non riusciamo a trasmettere il Vangelo in quanto non siamo capaci di entrare in sintonia con gli altri. Maria Carola, che apparteneva alla Famiglia cottolenghina, è partita per l’Africa insieme ai Missionari della Consolata, non avendo paura di appartenere alla stessa Chiesa. Anche in questo dobbiamo imitarla: abbiamo doni e carismi diversi ma apparteniamo alla stessa Chiesa e abbiamo tanto bisogno di unità».
Grande festa anche alla Piccola Casa di Torino dove domenica 13 novembre il Padre generale don Carmine Arice ha presieduto la Celebrazione eucaristica in ringraziamento per la Beatificazione, nella festa liturgica.
«In questi giorni», ha sottolineato padre Arice, «sono stati evidenziati tanti aspetti della vita della beata suor Maria Carola: la sua capacità di inculturarsi e il rispetto per le culture diverse, il dialogo ecumenico e intercongregazionale, l’arte della relazione esercitata in modo mirabile… e dovremo continuare a riflettere per non sprecare la grazia che ci è stata donata. Ma tutto questo non sarebbe stato possibile se non avesse avuto il cuore simile a quello di Cristo, alla cui presenza stava in prolungati momenti di preghiera! Per questo, mentre cantiamo il nostro Deo gratias, affidiamo alla beata suor Maria Carola tutta la Piccola Casa e chiediamo per sua intercessione la grazia si saperne imitare gli esempi».