Benini: “Il ‘mio’ Salone scommetterà sui giovani”

Intervista – L’età media del pubblico alla fiera del Lingotto sta abbassandosi. Nella sua prima intervista a «La Voce e Il Tempo» la nuova direttrice Annalena Benini spiega il desiderio di potenziare le iniziative che avvicinano i giovani alla lettura

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La nuova direttrice del Salone internazionale del Libro, Annalena Benini

«Estrema, libera, radicale e materna». Così Annalena Benini definisce la cugina omonima, missionaria laica uccisa dai fondamentalisti islamici nel 2003 a Borama (Somalia) e protagonista del suo ultimo romanzo, «Annalena» (Einaudi, 2023). Ferrarese, collaboratrice dal 2001 de «Il Foglio», Benini ha all’attivo il volume «La scrittura o la vita» (Rizzoli, 2018), interviste a dieci protagonisti della letteratura italiana sulla natura della loro arte, tra vocazione e mestiere, e l’antologia «I racconti delle donne» (Einaudi, 2019), bella selezione commentata di testi usciti dalla penna delle migliori scrittrici del secolo scorso.

In una pausa forzata, dovuta a un grave problema di salute, l’autrice scopre le lettere spedite alla famiglia, negli anni, dalla cugina Annalena Tonelli. Entra tra le pieghe di un’anima totalmente dedita ai poveri, ai bisognosi, impegnata in Africa nella costruzione di ospedali e scuole, nella lotta alla tubercolosi, a favore dell’educazione femminile e contro la pratica dell’infibulazione delle bambine. L’umanitarismo di questa «giardiniera di uomini» era acceso dalla stessa ‘scintilla’ che ha animato il pensiero di Simone Weil, Hannah Arendt, Virginia Woolf, Emily Dickinson e – soprattutto – Etty Hillesum, la scrittrice olandese ebrea entrata volontariamente nel campo di Westerbork per condividere il destino del suo popolo e uccisa ad Auschwitz. «Annalena» si rivela da una parte un toccante percorso autobiografico sul senso di sé e del proprio posto nel mondo, nel confronto con «l’altezza assoluta» della Tonelli, dall’altra un réportage narrativo intenso, rischiarato da tocchi ironici e leggeri.

Accogliendo le «scosse emotive» connesse a sfide nuove e che trasformano la vita, Benini si è cimentata con trasmissioni televisive di carattere divulgativo: «Romanzo italiano», per Rai 3, e «Pietre d’inciampo» (due stagioni), per Rai Storia; ha fondato il magazine de «Il Foglio», «Review», appuntamento mensile con un tema culturale sempre diverso, coinvolgendo firme illustri e figure emergenti. In ultimo, succeduta a Nicola Lagioia, per il prossimo triennio 2024-2026 sarà al timone del Salone del libro di Torino, prima donna ad assumere questo incarico. Tra gli obiettivi, ovviamente, anche la promozione della lettura e – tenendo conto che tutto parte dal desiderio, come nella vita di Annalena Tonelli – l’ambizione di contribuire a rendere il ‘prodotto’ libro sempre più desiderabile.

Benini, lei ha scritto che la storia di Annalena Tonelli segna l’incontro con la «dismisura». Cosa significa?

Annalena è stata una donna che ha cercato l’assoluto attraverso una continua, ostinata, rocciosa tensione al bene, il bene profondo, il bene radicale. In questo modo ha dato un senso alla sua vita e fatto germogliare le vite di moltissimi altri: i deboli, i diseredati, gli ultimi della Terra, amandoli davvero, uno per uno. E’ stata una scelta che travalica le convenzioni e la banalità del quotidiano, che rompe il confine del buon senso e delle categorie conosciute: questo per me è essere smisurati. […]

L’intervista integrale ad Annalena Benini è pubblicata su “La Voce e il Tempo” in edicola.

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