Braccio di ferro per salvare “il mercato dei poveri”

Libero scambio – Il Comune, la Circoscrizione 7 e la Diocesi sono scesi in campo contro la delibera della Regione Piemonte che prevede la soppressione dell’esperienza del mercato di libero scambio, a Torino ubicato in via Carcano dietro il Cimitero Monumentale

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Una delibera della Regione Piemonte, approvata il 18 novembre, che prevede la soppressione dell’esperienza dei mercati di libero scambio, ha lasciato di stucco il Comune di Torino, la Diocesi e le  numerose associazioni che a tutto campo sono impegnate a fianco delle persone più fragili, in particolare in questo tempo di pandemia. Il provvedimento, che sarebbe dovuto entrare in vigore lunedì 23 novembre, è stato sospeso ed è stato discusso martedì 24 novembre in Consiglio regionale attraverso un question time presentato dai Consiglieri Alberto Avetta e Diego Sarno (Pd), a cui gli assessori Fabrizio Ricca e Maurizio Marrone hanno risposto che la misura sarà attuata. In proposito gli assessori hanno annunciato la convocazione di un Tavolo istituzionale per definire le modalità della chiusura.

Il mercato, trasferitosi nei mesi scorsi non senza polemiche da Borgo Dora a via Carcano, dietro il Cimitero Monumentale, in seguito ad una delibera della Giunta Appendino, in questi giorni era sospeso per effetto del Dpcm del 3 novembre.

«Si tratta di una scelta irresponsabile», sottolinea l’assessore comunale Marco Giusta, «perché proprio in questo momento di grave crisi va a cancellare un’esperienza positiva che dà da mangiare a numerose famiglie, sia italiane che straniere. I nuovi venditori, per esempio, sono cittadini italiani che hanno perso il lavoro a causa dell’emergenza sanitaria». C’è poi il tema ambientale: «il libero scambio», prosegue Giusta, «permette di recuperare e riutilizzare oggetti che altrimenti finirebbero nei cassonetti delle immondizie».

Anche il presidente della Circoscrizione 7, Luca Deri, è sceso in campo contro il provvedimento: «la delibera», osserva, «non tiene conto della vocazione solidale di Torino e in particolare della zona in cui è presente il ‘Barattolo’, dove operano il Sermig, i Salesiani, il Cottolengo».

Per le suore salesiane Paola Pignatelli e Julieta Joao, Figlie di Maria Ausiliatrice, missionarie fra i banchi del balon a Porta Palazzo, «la possibilità del mercato di libero scambio è fondamentale per quella fascia di ‘povertà grigia’ che sta aumentando in maniera esponenziale con la pandemia: certamente questa va garantita nella legalità e nella sicurezza attraverso un lavoro di coordinamento organico che favorisca anche una vera integrazione fra i servizi e che accompagni le persone nella fragilità verso l’autonomia».

Sulla vicenda è intervenuto anche l’Arcivescovo mons. Cesare Nosiglia che sabato 21 ottobre ha espresso profonda preoccupazione «per tutte quelle persone che, se la delibera entrasse in vigore, perderebbero un reddito occasionale ma necessario per la propria sopravvivenza». Per mons. Nosiglia «i mercati di libero scambio, in quanto momenti di economia circolare, organizzati in accordo con gli enti locali e avvalendosi delle competenze del terzo settore, costituiscono spesso occasioni di vera ecologia integrale anche contro la cultura dello scarto e dello spreco e rappresentano un’opportunità di sopravvivenza per le fasce più deboli della popolazione. Per molte persone, infatti, questo tipo di attività è il modo principale, se non l’unico, per avere un’occupazione che garantisca un sostentamento».

L’INTERVENTO INTEGRALE DELL’ARCIVESCOVO 

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