Campi Rom, Nosiglia rilancia il metodo Moi

Periferia Nord – L’Arcivescovo in occasione dell’incontro con il coordinamento di cittadini “Torino Nord” ha esortatola la città ad istituire una cabina di regia contro il degrado: un tavolo a cui siano presenti le istituzioni, le agenzie economiche, i rappresentanti dei cittadini e delle famiglie Rom realmente interessate ad un camino di dialogo e integrazione

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L'Arcivescovo in visita al Campo Rom di via Germagnano - dicembre 2017

C’è un degrado che aggredisce tutti, e di cui tutti siamo vittime. Anche quando rimane nascosto o dimenticato nelle periferie, è il tessuto dell’intera città – e la nostra dignità – a esserne ferito. Questa la riflessione dell’Arcivescovo mons. Cesare Nosiglia dopo l’incontro con una delegazione di cittadini del Coordinamento Torino Nord, che nei giorni scorsi gli hanno presentato  il problema della convivenza tra i rom che abitano nei campi di via Germagnano e strada dell’Aeroporto. Il clima dell’incontro è stato complessivamente sereno; alla Diocesi e alle comunità ecclesiali il Comitato Torino Nord ha chiesto un impegno continuo ed esplicito: una maggiore «vicinanza» non solo verso i Rom ma anche verso i residenti.

Non è la prima volta che Nosiglia si coinvolge in prima persona nei problemi di convivenza fra i residenti e le comunità Rom che vivono nei campi delle periferie (fin dal 2012 l’Arcivescovo aveva dedicato una sua Lettera al tema: «Non stranieri ma concittadini e familiari di Dio»). Al termine dell’incontro dei giorni scorsi l’Arcivescovo ha voluto sottolineare come il problema del degrado investa tanto i residenti quanto i Rom: «è vero e visibile il degrado ambientale e umano in cui vivono le famiglie rom e i tanti loro figli in campi ridotti a cumuli di rovine e discariche a cielo aperto, dove scorrazzano colonie di topi. La maggior parte della popolazione dei campi vive in condizioni igienico-sanitarie precarie, priva di acqua e dei servizi essenziali, in luoghi dove regnano violenza e abusi da parte di gruppi che dominano il campo e obbligano quelle famiglie che vorrebbero avere una vita serena e garantita, ad accettare il loro volere o ad andarsene.

Ma è altrettanto grave e pericolosa la situazione in cui vivono gli abitanti dei quartieri vicini, in particolare per quanto riguarda l’annoso problema dei fuochi che bruciano le immondizie non solo dei campi, i cui fumi appestano tutto l’ambiente circostante, costringendo la gente e tanti minori che lì abitano a respirare aria tossica e nociva per la salute. Questi cittadini hanno chiesto in più occasioni di essere ascoltati al riguardo, segnalando altresì l’urgenza dei problemi alle autorità cittadine, politiche e a quelle responsabili dell’ordine pubblico, senza ottenere risposte appropriate alla gravità della situazione».

La proposta di mons. Nosiglia è di costituire, al più presto, una «cabina di regia» sul modello di quanto si è fatto per il Moi: un tavolo a cui siano presenti le istituzioni, le agenzie economiche, i rappresentanti dei cittadini e anche delle famiglie Rom realmente interessate a un camino di dialogo e di integrazione. Il percorso del dialogo e dell’impegno comune – senza cedere ad alcuna forma di illegalità – è oggi una strada realmente percorribile, per evitare sia fratture che potrebbero essere traumatiche sia una «burocratizzino del problema» che lascerebbe le cose come stanno. «Un punto fondamentale», ha sottolineato mons. Nosiglia, «deve riguardare l’inserimento dei ragazzi nel sistema scolastico e l’offerta di formazione professionale per i giovani che vogliono cercare un’integrazione concreta».

L’Arcivescovo, ringraziando i rappresentanti del Coordinamento, ha assicurato la continuità della sua attenzione. Mons. Nosiglia andrà anche a incontrare i ragazzi e bambini che gli avevano scritto su questo tema lettere molto sincere e motivate. Il dialogo continuerà nelle prossime settimane.

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