Card. Bassetti: “De Gasperi modello per i politici di oggi”

Italia – «Oggi c’è una grande necessità di politici come De Gasperi». Lo ha recentemente affermato il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, tenendo a Roma una lectio magistralis nei 70 anni dalle elezioni politiche del 1948: «voleva un’Italia libera e un’Europa solidale. Non ricorse a scorciatoie propagandistiche. Non strumentalizzò la religione come amuleto»

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Alcide De Gasperi

«Oggi c’è una grande necessità di politici come De Gasperi». Il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia e presidente della Conferenza episcopale italiana, ricorda: «Voleva un’Italia libera e un’Europa solidale. Non ricorse a scorciatoie propagandistiche. Non strumentalizzò la religione come amuleto».

Bassetti interviene con una «letcio magistralis» il 18 aprile 2018, nel 70° delle cruciali elezioni politiche del 1948, alla Fondazione De Gasperi ospitata dall’Accademia dei Lincei a Roma: «Non è stato solo un politico di professione che ha governato il Paese ma ha rappresentato una delle espressioni più alte di un popolo e di un gruppo dirigente – cristiano, democratico e italiano – che ha ricostruito il Paese dopo la catastrofe della seconda guerra mondiale e ha tracciato la strada maestra per il futuro».

La caratura umana. la sorgente spirituale e la cifra culturale dello statista trentino, modello per i politici, si intuisce dalla lettera alla moglie del 18 giugno 1928: «Dapprincipio il centro ero io e tutto il resto si trovava sulla circonferenza: Dio, la famiglia, gli amici. Poi, lentamente, faticosamente, gemendo e sospirando, il centro si spostò: al centro stava Dio e io sulla periferia, un pulviscolo in un vortice inesplorabile». Parole stupende, frutto di autentica conversione. Il presidente le applica alla miserevole politica espressa dai capi dei partiti politici italiani che litigano su chi deve essere il primo e comandare: «Non l’odio, non il rancore e non la vendetta trovano spazio nel cuore di una persona che aveva pagato la sua libertà di pensiero con la galera e l’emarginazione, ma la centralità di Dio».

Settant’anni fa il mondo cattolico era animato da diverse sensibilità spirituali, culturali e politiche che devono «essere lette sotto una nuova luce. Le differenti vedute che animarono il dibattito tra i “professorini” della Dc (Dossetti, La Pira, Lazzati, Fanfani, n.d.r.), la guida politica di De Gasperi e quella ecclesiale di Giovanni Battista Montini esigono un approfondimento culturale e una nuova riflessione pubblica». Il presidente Cei riserva a De Gasperi «un posto rilevantissimo, su cui è opportuno riflettere dal punto di vista storico e nell’ottica di piena consapevolezza pubblica della sua figura, un modello esemplare di impegno sociale per il credente impegnato in politica e per ogni persona di buona volontà che abbia a cuore il bene comune del Paese. De Gasperi è un vero italiano, un autentico cristiano e uno straordinario statista», forse il più importante, con Cavour, dell’Italia unita.

La sua è «un’eredità preziosa per l’Italia e l’Europa, che necessita di essere pienamente sviluppata». Nato sotto l’impero asburgico «uomo di confine», fu deputato al Parlamento di Vienna: appartiene a quella minoranza che ha lottato per la libertà dell’Italia: «Ha conosciuto il carcere e la persecuzione del regime fascista che, in nome di una visione autoritaria della Nazione, ha incarcerato molti. È stato il capo di un gruppo dirigente che ha ricostruito l’Italia e che si è battuto per un’Europa unita e in pace. La sua esperienza ricorda alcuni concetti preziosi: solidarietà, responsabilità, libertà ed Europa». Eredità tanto più importante – osserva acutamente il cardinale presidente – «quando il Mediterraneo è al centro di un conflitto sui migranti, quando tante piccole “Italie” emergono nel dibattito pubblico e il processo europeo è messo in discussione da troppe pulsioni particolaristiche e di chiusura».

Un’altra vigorosa lezione, utilissima ai politici e agli amministratori: «La sua vocazione politica è indiscutibilmente segnata dal rapporto tra la dimensione spirituale e la dimensione politica. Un rapporto cruciale e laico che non cede a tentazioni integriste, che non ricorre a scorciatoie propagandistiche, che non strumentalizza la religione. De Gasperi ha totale rispetto per la dimensione del sacro e trae la sua vocazione politica da una ispirazione spirituale che combina giustizia sociale e carità; fa politica come missione; esercita una sobrietà di cui si sente una grandissima necessità».

In sostanza, l’Europa e l’Italia hanno urgente bisogno «di un nuovo patto sociale tra gli uomini e le donne di buona volontà che hanno il coraggio, la passione, il talento e il desiderio di costruire un nuovo impegno sociale e politico». Bassetti torna su un pensiero più volte espresso in questo anno di presidenza: «C’è un’Italia da ricucire per superare le divisioni e per trovare una cura alle ingiustizie verso giovani, disoccupati, famiglie».

Chi capisce la statura e le qualità, il valore e lo spessore di De Gasperi è il coetaneo Angelo Giuseppe Roncalli, classe 1881. La stima nasce negli umilianti giorni della «Conferenza di pace» di Parigi nel 1946. Roncalli, nunzio in Francia, soffre nel constatare il durissimo trattamento riservato dalle potenze «vincitrici» della seconda guerra mondiale verso De Gasperi che rappresenta l’Italia «vinta». Potenze che dimenticano la Resistenza contro il nazifascismo.

Cardinale patriarca di Venezia, il 4 marzo 1953 il futuro Giovanni XXIII gli scrive per elogiare la sua incrollabile fede e la sua totale devozione alla Chiesa in tempi amarissimi per il capo della Dc: polemiche sull’«Operazione Sturzo», scontri sulla «Legge truffa», marcata conflittualità nella Dc. De Gasperi, carattere forte e paziente, ne soffre e la lettera di Roncalli gli reca consolazione e un’inattesa attestazione di stima: «Le esprimo tutta la fedeltà del mio spirito: rispetto, ammirazione, partecipazione intima di sollecitudini, invocazioni di grazie celesti per la sua persona e per tutto ciò che ella rappresenta per la Santa Chiesa e per la nostra diletta Patria, nel suo reggimento interiore e nel concerto delle nazioni». Qualche mese dopo Roncalli gli conferma «la continuità spirituale della grande stima e della fiducia che conservo della persona e della attività sua. Non occorre dire che passando ella da Venezia sarà sempre una grande festa per me accoglierla al Patriarcato e ripeterle i segni della buona amicizia».

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