Il Comune di Torino non poteva iscrivere i bambini all’Anagrafe come «figli di due madri» o due padri. Mercoledì 8 maggio la Corte di Cassazione (Sezioni Unite, sentenza 12193), esaminando la vicenda di una altra città italiana, ha chiarito ciò che fin dall’inizio ci sembrava prevedibile: la legge italiana non consente il riconoscimento della doppia maternità o paternità, ottenuta all’estero mediante ovociti donati da una persona esterna alla coppia omosessuale.
Il rispetto dovuto alla vicenda personale e alla sofferenza delle coppie non cancella la legge italiana, cosicché la Corte Suprema ha dichiarato che gli omosessuali non possono ottenere la trascrizione anagrafica del riconoscimento ottenuto all’estero. La trascrizione «va contro il divieto della surrogazione di maternità previsto dall’art. 12 della legge 40 del 2004».