Centinaia di giovani per la Notte dei Santi in Cattedrale

Torino – Oltre 600 giovani il 31 ottobre, alla vigilia della festa di Tutti i Santi, si sono radunati al Museo Diocesano, e poi in Cattedrale, per una serata di preghiera e meditazione sui “Santi della porta accanto”, guidata dall’Arcivescovo Nosiglia. Hanno animato la Veglia di preghiera i giovani del gruppo “Torino Incontra Taizè”

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«Anche voi siete chiamati a diventare ‘i santi della porta accanto’, a rispondere alla chiamata alla santità nella vostra vita quotidiana di giovani». È il messaggio lanciato alla Notte dei Santi, organizzata dalla Pastorale giovanile diocesana, che la sera del 31 ottobre ha radunato oltre seicento ragazzi prima al Museo Diocesano, nella cripta della Cattedrale di Torino, e poi in Duomo per una serata di preghiera e meditazione dal titolo «Santi in camera!» guidata dall’Arcivescovo mons. Cesare Nosiglia.

I giovani, mentre i propri coetanei si radunavano nei quartieri della movida torinese per la festa di Halloween, hanno compiuto un percorso fra le opere d’arte del Museo Diocesano e le foto da loro stessi inviate, scattate con il proprio smartphone, nell’ambito del concorso «I Santi della porta accanto» indetto nei giorni precedenti l’incontro dall’Ufficio di Pastorale giovanile.

«Si tratta di scatti di vita», sottolinea don Luca Ramello, direttore della Pastorale giovanile, «in un proliferare di foto di morte o di odio, che lasciano trasparire la luce, la bellezza e l’amore che abitano le nostre città, attraverso coloro che accolgono e vivono il Vangelo nella realtà di tutti i giorni».

Don Ramello nel commentare l’opera «Il trionfo della morte» del torinese Giovanni Battista della Rovere (1603-1631) ha invitato i giovani ad avere «sguardi di vita»: «l’opera», ha sottolineato, «ci testimonia che tutto è caduco, destinato a perire, siamo dunque chiamati ad andare oltre impostando una vita di senso che risponda alla chiamata alla felicità e alla santità per ciascuno di noi».

Simbolo della serata è stata l’opera «La camera di Vincent» di Van Gogh (1888) in cui il pittore olandese raffigura la propria camera da letto ad Arles (Francia): «tre simboli saltano all’occhio», ha sottolineato don Giuliano Naso, viceparroco della parrocchia Maria Regina della Pace in Barriera di Milano: «lo specchio, la finestra e il quadro». «Un invito», ha commentato don Naso, «a guardarsi dentro per fare il punto sulla propria vita e ad aprire finestre sull’’altro’, in particolare chi è più fragile, e sull’’oltre’ facendo entrare nella propria vita il Signore Gesù».

Prima di arrivare in cattedrale i giovani con i propri sacerdoti, fra cui il vicario episcopale per Torino Città don Nino Olivero, hanno visitato la mostra «I Santi della porta accanto», realizzata dall’Eremo del Silenzio, inaugurata proprio il 31 ottobre, e sono poi saliti sulla torre campanaria del Duomo. Dal campanile ecco lo sguardo della gioventù puntato su Torino ai propri piedi, un invito a farsi carico in prima persona della propria città con un’attenzione verso i propri coetanei sfiduciati che vivono momenti di difficoltà.

I ragazzi hanno poi gremito in ogni posto la cattedrale per la preghiera animata dal gruppo «Torino Incontra Taizè».  «Essere santi», ha detto l’Arcivescovo Nosiglia, «significa compiere il proprio dovere nella vita quotidiana con un’attenzione particolare al prossimo, a chi vive nella fragilità».

Mons. Nosiglia ha dunque fatto alcuni esempi di «santi della porta accanto»: si tratta di giovani conosciuti personalmente dall’Arcivescovo che hanno vissuto un cammino di santità. Come Giulia, scalatrice, che aveva perso la fede. «Un giorno», racconta Nosiglia, «scopre di avere una malattia rara: ‘mi sono ribellata’, mi disse, ‘quando ho scoperto di avere un tumore, ma poi ho scoperto che solo il Signore avrebbe potuto darmi pace e serenità così ho ripreso ad andare a Messa, a fare la comunione e a prestare servizio per quello che potevo’. Giulia ha ritrovato la fede proprio nella prova dura e inspiegabile della malattia. Ha vissuto gli ultimi mesi di vita con l’animo aperto al Signore. Mi scriveva lettere sovente per testimoniarmi ciò. Ecco Giulia oggi è santa».

Nosiglia ha poi invitato a guardare all’esempio di Maria che ha saputo osare sulla chiamata del Signore mettendo in gioco tutta la sua vita.

«Puntate in alto verso le vette», ha esortato i giovani, «non accontentatevi di una vita mediocre, ma scalate le montagne della santità a cui tutti siamo chiamati».

La preghiera, animata dai canti di Taizè, è poi proseguita fin nel cuore della notte davanti all’Icona dell’«Amore lascia il segno» realizzata per il cammino del Sinodo dei Vescovi sui giovani del 2018. Numerosi i ragazzi che nel corso della serata si sono accostati al sacramento della riconciliazione.

Foto gallery a cura di Renzo Bussio

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