Cento anni fa l’elezione di Papa Pio XI

6 febbraio 1922 – Dopo la morte di Benedetto XV, il 2 febbraio 1922 si riunisce il Conclave con 53 cardinali – tra i quali per la terza volta Agostino Richelmy, arcivescovo di Torino, accompagnato dal segretario don Adolfo Barberis – e il 6 febbraio, al quattordicesimo scrutinio, con 42 voti (6 più del quorum) elegge il cardinale Achille Ratti

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Papa Pio XI - Achille Ratti

«Pio XI porta la tiara anche a letto» disse un prete suo collaboratore: «I suoi ordini vanno eseguiti non subito ma prima di subito». Lui, vigore da scalatore, è categorico: «Le norme sono fatte per osservarle, non per dispensarle». Il suo segretario don Carlo Confalonieri: «Sembra nato per comandare». Lamenta l’ex segretario di Stato Rafael Merry del Val y Zulueta: «È testardo come un mulo».

Dopo la morte di Benedetto XV, il 2 febbraio 1922 si riunisce il Conclave con 53 cardinali – tra i quali per la terza volta Agostino Richelmy, arcivescovo di Torino, accompagnato dal segretario don Adolfo Barberis – e il 6 febbraio, al quattordicesimo scrutinio, con 42 voti (6 più del quorum) elegge il cardinale Achille Ratti. Altri cardinali arcivescovi di Torino che partecipano all’elezione del Papa nel XX-XXI secolo sono: Maurilio Fossati di Pio XII (1939), Giovanni XXIII (1958), Paolo VI (1963); Michele Pellegrino di Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II (1978); Severino Poletto di Benedetto XVI (2005) e Francesco (2013)

Con gesto dirompente, Pio XI imparte la benedizione dalla loggia esterna di San Pietro, rimasta chiusa 52 anni dal 1870. La gente acclama «Viva il Papa, Viva Pio XI, Viva l’Italia». Sceglie come motto «Pax Christi in regno Christi. Pace di Cristo nel regno di Cristo»; conferma segretario di Stato Gasparri e, il 7 febbraio 1930, nomina il cardinale Eugenio Pacelli. Sul piano politico, il pontificato rattiano si riassume nella conciliazione con lo Stato italiano e nell’opposizione alle dittature e ai tiranni.

Ambrogio Damiano Achille Ratti nasce a Desio (Milano) il 31 maggio 1857. Dopo il Seminario a Seveso, Monza, Milano, Roma, il 20 dicembre 1879 è prete. Consegue tre lauree: Teologia, Diritto Canonico, Filosofia. A Milano insegna Sacra Eloquenza e Teologia in Seminario. Dottore e poi prefetto della Biblioteca Ambrosiana. Appassionato di montagna, scala le Alpi lombarde e i Monti Rosa e Bianco. Pio X lo chiama nel 1912 prefetto della Biblioteca Vaticana. Il 30 aprile 1918 Benedetto XV lo nomina visita­tore apostolico in Polonia e Lituania. Poliglotta, conosce bene il tedesco e ha un’infarinatura di russo. Chiede alle autorità comuniste di visitare la Russia, il cratere sovietico. L’autorizzazione è accordata senza difficoltà «ma, venuto a sapere – riferisce don Ermenegildo Pellegrinetti, segretario di nunziatura – che sarebbe stato consegnato in casa con una sentinella sulla porta, rinunciò».

Si impegna a rivitalizzare il mondo cattolico, spossato dalla guerra e dall’occupazione germanica. Quando il governo polacco ripristina le relazioni diplomatiche con la Santa Sede, il 3 luglio 1919, è nominato nunzio. Quando le truppe sovietiche invadono la Polonia nell’agosto 1920, i diplomatici fuggono, il nunzio resta al suo posto: «Mi rendo perfettamente conto della gravità della situazione, ma questa mattina, celebrando la Messa, ho offerto la mia vita a Dio. Io sono prete in qualsiasi circostanza». Benedetto XV il 23 giugno 1921 lo nomina cardinale arcivescovo di Milano. Pochi mesi nel capoluogo lombardo: l’Università Cattolica è inaugurata il 7 dicembre 1921, festa di sant’Ambrogio, presente il delegato pontificio, il cardinale arcivescovo Ratti, che due mesi dopo sarà Pio XI.

Molto intensi i rapporti di Ratti-Pio XI con Torino e i torinesi. Nel settembre 1883 il 26enne dotto sacerdote ambrosiano e don Giovanni Bosco si incontrano a Valdocco e trascorrono due giorni insieme. Ad attirare Ratti, personalità colta e curiosa, sono la fama di santità e le iniziative del prete torinese. Visita la basilica Maria Ausiliatrice e la «Città dei giovani»; ammira scuola tipografica e teatro; studia il funzionamento dell’Oratorio e delle scuole professionali e serali. Parlano, pregano e mangiano insieme. Don Bosco esprime la sua ansia per i giovani, svela i suoi progetti e deplora il dissidio Chiesa-Stato. Il giovane chierico Ratti riceve la «tonsura» dall’arcivescovo di Milano, il torinese di Savigliano Luigi Nazari di Calbiana. Pio XI beatifica Giuseppe Cafasso (1° novembre 1924) e lo canonizza, con Jean-Baptiste-Marie Vianney (31 maggio 1925) definendoli «nuovi astri sorti sull’orizzonte della Chiesa, due belle, care, provvidamente opportune figure: piccola e umile, povera e semplice e gloriosa la figura del parroco d’Ars. Cafasso altra bella, grande, complessa, ricca figura di sacerdote, maestro e formatore di sacerdoti». Porta agli onori degli altari altri subalpini: beato Giovanni Bosco (2 giugno 1929); san Giuseppe Benedetto Cottolengo (19 marzo 1934), san Giovanni Bosco (1° aprile 1934); beata Maria Domenica Mazzarello (20 novembre 1938).

A Pio XI la Sindone è famigliare per gli studi condotti da capo dell’Ambrosiana. Autorizza l’arcivescovo Maurilio Fossati a fare le ostensioni del 1931 e del 1933: «Come studioso abbiamo seguito gli studi e ci siamo persuasi dell’autenticità della Sindone». Si oppone all’esame dei raggi ultravioletti e ultrarossi sulla datazione per non distruggere il tessuto: «Non conveniamo con l’idea delle analisi. La Sindone è stata sottoposta a troppe vicissitudini, fra cui la prova del fuoco e dell’acqua. In queste condizioni potrebbe non offrire alla ricerca tutti gli elementi necessari». Il 5 settembre 1936 a un gruppo di giovani spiega: «Le immagini del Divin Figlio di Dio più suggestive, più belle e più care vengono da quell’ancor misterioso oggetto, certamente non di fattura umana che è la Sindone. Misterioso perché ancora molto mistero avvolge quella sacra cosa; ma certo è sacra cosa come forse nessun’altra; e sicuramente non è opera umana». Ai partecipanti alla VI Settimana biblica, il 26 settembre 1936 parla di «quel volto veramente impressionante: una bellezza così virile, così robusta, così divina; una serenità così triste, così delicatamente triste; una tristezza dolcemente serena e soprattutto uno sguardo che non esiste, eppure sorprende. È una bellezza impressionante nella sua magnifica solidità e solennità».

In contemporanea alla «Marcia su Roma» rivolge un appello (29 ottobre 1922) «alla pacificazione degli animi, alla cessazione delle lotte politiche e al ritorno all’ordine sociale». E in «Ubi arcano» (23 dicembre 1922): «L’Italia nulla ha o avrà da temere dalla Santa Sede: il papa, chiunque egli sia, ripeterà sempre: “Ho pensieri di pace, non di afflizione” (Geremia 29,11). Pensieri di pace vera, non disgiunta da giustizia: “La giustizia e la pace si sono baciate” (Salmo 85,10). A Dio spetta addurre quest’ora e farla suonare; agli uomini di buona volontà non lasciarla suonare invano; sarà tra le ore più solenni e feconde per la restaurazione del regno di Cristo e per la pacificazione d’Italia e del mondo». La (ormai matura) riconciliazione con l’Italia è uno dei suoi impegni programmatici, come aveva ripetutamente auspicato: «Se al Papa si garantisse la proprietà del Vaticano, e non solo in uso come prevedono le Guarentigie, qualunque pontefice addiverrebbe alla Conciliazione con lo Stato».

L’ora storica della pacificazione e del riconoscimento suona l’11 febbraio 1929, sessantotto anni dopo l’unità d’Italia (17 marzo 1861) e quarantanove anni dopo la presa di Roma (20 settembre 1870). Il presidente del Consiglio Benito Mussolini e il cardinale segretario di Stato Pietro Gasparri, nella Sala dei papi del Palazzo Lateranense, firmano la Conciliazione, sbocco di un processo iniziato ben prima del fascismo. I Patti Lateranensi sono il più grande successo di Ratti-Gasparri, i quali con vari Stati suggellano 10 concordati, 6 accordi, 4 convenzioni, 1 «modus vivendi».

Il successivo 27 maggio, dopo uno sbrigativo dibattito, il Parlamento approva: 1) il Trattato tra Santa Sede e Italia sanziona la fine della «Questione Romana», riconosce al papa potestà e giurisdizione, segna la nascita dello Stato Città del Vaticano; 2) Convenzione finanziaria stabilisce i risarcimenti dello Stato alla Santa Sede; 3) Concordato regola «le condizioni della religione e della Chiesa in Italia».

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