Nei piccoli e grandi eventi della storia c’è spazio anche per il castello dei Savoia a Racconigi (Cuneo), dove 110 anni fa, il 24 ottobre 1909, venne firmato un patto politico segreto tra i Savoia d’Italia e i Romanov di Russia.
Gli onnipotenti zar di tutte le Russie e il piccolo Stato sabaudo hanno da sempre buoni rapporti di reciproco rispetto. L’assassinio del re Umberto I a Monza da parte dell’anarchico Gaetano Bresci, il 29 luglio 1900, apre la strada del trono al figlio Vittorio Emanuele III, che il 24 ottobre 1896 ha sposato Jelena Petrović-Njegoš, nata a Cettigne in Montenegro, figlia del futuro re Nicola I Mirkov Petrović-Njegoš: in gioventù aveva studiato nella capitale San Pietroburgo; aveva frequentato i Romanov; della Russia conosceva bene lingua, costumi e letteratura. Da serba-ortodossa diventa cattolica per sposare Vittorio Emanuele con cerimonia civile al Quirinale e religiosa nella basilica romana Santa Maria degli angeli. Torino festeggia con l’ostensione della Sindone organizzata dal cardinale arcivescovo Agostino Richelmy: in 9 giorni (25 maggio-2 giugno 1898) oltre 800 mila visitatori. L’evento fa drizzare le antenne agli studiosi, accende i fari della scienza, calamita l’interesse della gente perché la Sindone è fotografata per la prima volta, con sorprendenti risultati, dall’avvocato torinese di origini astigiane Secondo Pia.
Sono tempi in cui alle teste coronate non si consigliano grandi viaggi, per via degli attentati e dei fischi socialisti. Re Vittorio e la consorte nel 1902 si recano in visita ufficiale allo zar Nicola II e alla moglie Aleksandra Fëdorovna a San Pietroburgo. Assistono alle solite parate; partecipano ai soliti interminabili banchetti; sovrintendono alle solite manovre militari.
Venaria, Racconigi e Torino sono i palcoscenici dei incontri Savoia-Romanov in Italia. Per restituire la visita, lo zar e la zarina nell’ottobre 1909 partono in nave per l’Italia. Non sono diretti a Roma, ma sbarcano a Genova e raggiungono Racconigi (Cuneo) in carrozza. Si fermano tre giorni accolti da grandi festeggiamenti in una reggia sfavillante e in un parco delizioso. Il 23 ottobre si svolge una grande rievocazione storica. Parlano anche di politica: il 24 firmano un «trattato (segretissimo) di Racconigi». Sostanzialmente lo scopo è mantenere lo «status quo» nei Balcani. Nessuno poteva prevedere, in quei giorni sereni, la prima guerra mondiale (\1914-1918) e il triste destino dei Romanov: saranno trucidati a revolverate dai comunisti bolscevichi a Ekaterinburg sugli Urali il 16-17 luglio 1918.
Impero zarista e Regno d’Italia si impegnano a contrastare la crescente influenza asburgica nei Balcani dopo l’annessione austriaca della Bosnia-Erzegovina nel 1908. L’Italia ottiene l’assenso russo alle sue aspirazioni coloniali in Africa: nel 1911 l’occupazione della Libia e la guerra italo-turca contribuiscono a destabilizzare definitivamente l’Impero Ottomano nei suoi domini in Europa che perderà dopo la Grandde Guerra. L’Italia appoggia gli interessi russi nei Dardanelli: anticamente chiamato Ellesponto, è uno stretto di mare turco che collega i mari Marmara ed Egeo e, assieme allo stretto del Bosforo, segna il confine fra Europa e Asia.
La Reggia di Venaria, nata come palazzina di caccia dei Savoia, dopo le guerre napoleoniche è sede della «crema» dell’esercito sabaudo. I fratelli granduchi Michail Nikolaevič e Konstantin Nicolaevič Romanov, figli dello zar Nicola I, alti ufficiali dell’esercito russo, visitano Venaria nel 1857 e ricevono un’accoglienza cordiale. Per consuetudine i Savoia accolgono esponenti di rango della famiglia imperiale: qualcuno raggiunge il capoluogo piemontese, scippata della capitale nel 1864, dopo essere stato a villeggiare in Liguria – a Sanremo c’è una chiesa ortodossa-russa eretta per queste ragioni – o dopo essere sbarcati a Genova o a Nizza. Il granduca Michele, figlio dello zar Paolo I, è a Torino nel 1818 e due volte nel 1837. La granduchessa Olga è spesso a Torino. Nel 1839 l’ erede al trono Alessandro Romanov trascorre alcuni a giorni in città e lo zar Nicola I transita per Torino dopo aver accolto la zarina a Genova, sbarcata dalla Sicilia.
Nemmeno la guerra di Crimea (4 ottobre 1853-1º febbraio 1856) che vede il piccolo Piemonte alleato di Impero Ottomano, Francia, Gran Bretagna contro la Russia, incrina i rapporti tra le due casate. Ferdinando I, duca di Genova, secondogenito di Carlo Alberto, è intenzionato a sposare Olga, figlia dello zar, ma non se ne fa nulla per la mancata conversione della principessa da ortodossa-russa a cattolica-romana. Vittorio Emanuele II è amico del granduca Costantino. Umberto I va in Russia due volte, nel 1870 e 1876. Il figlio Vittorio Emanuele III assiste nel 1896 all’incoronazione dello zar Nicola II: al rientro racconta la magnificenza della corte dei Romanov.
Nel 1909 l’antico castello di Racconigi è scelto perché lontano dal Quirinale di Roma e per timore degli annunciati fischi dei socialisti. Gli storici dicono che furono gettate le basi per il passaggio dell’Italia dalla Triplice alleanza (Germania, Austria, Italia) alla triplice Intesa (Russia, Francia, Gran Bretagna). È l’ ultimo atto di secoli di storia e di rapporti. La Rivoluzione d’ottobre seppellirà i Romanov.
Due guerre ridisegnano nel 1912-13 gli assetti geopolitici dei Balcani ponendo le premesse per lo scoppio del primo conflitto mondiale (1914-18). Dopo gli accordi italo-francesi del 1902, l’incontro di Vittorio Emanuele III e Nicola II a Racconigi conferma la volontà dell’Italia di conquistare nuovi spazi sullo scacchiere internazionale. Favorita da Camille Barrère, influente ambasciatore di Francia a Roma, l’intesa di Racconigi nel 1909 non lascia indifferenti Vienna capitale dell’Impero Asburgico, né Berlino capitale dell’Impero Tedesco, anche se ormai abituate ai «giri di valzer» della politica estera italiana. L’Europa nata nel 1878, a opera del potentissimo «cancelliere di ferro» Otto Eduard Leopold von Bismarck-Schönhausen, mostra la corda e il «trattato di Racconigi» ne rivela debolezze e contraddizioni.