Inizia il 7 febbraio sul nostro territorio diocesano il ricordo di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari nel centenario della sua nascita avvenuta a Trento il 22 gennaio 1920 (morì il 14 marzo 2008 e nel 2015 si è aperta la causa di Beatificazione).
Si inizia a Bra, si passa per Torino si proseguirà per Vallo Torinese. Un percorso vario, fatto di riflessioni, preghiere, musica, condivisioni: tre le parole da filo conduttore Vangelo, Fraternità, Unità. Parole chiave di un Movimento che appare come un mosaico: ha coinvolto, sull’impulso, l’esempio, il carisma della sua fondatrice ogni fascia d’età, ogni competenza. Famiglie, laici impegnati nel sociale, giovani, ragazzi e bambini, consacrati e consacrate, sacerdoti, vescovi… Ognuno, ogni persona, con la sua vita, nel suo quotidiano, chiamato e impegnato a comporre quel disegno comune espresso nel Vangelo: «Che tutti siano uno» (Gv 17, 20-26). La frase che ha segnato l’esperienza, il sogno, la vocazione di Chiara. Una vocazione e una storia che le tante manifestazioni organizzate dal Movimento, in questo anno, in Italia e in tutto il mondo (oltre 2 milioni gli aderenti al Movimento presenti in 182 Paesi), intendono rilanciare.
«Non una memoria nostalgica», spiega Federica Alloisio, responsabile del Focolare femminile di Torino, «ma un celebrare per incontrare la figura di Chiara e soprattutto un carisma che vale per tutti che è un dono per la Chiesa e per il mondo al quale poter attingere».
Un incontro dunque con un Movimento nato agli inizi degli anni ’40 (sarà approvato dalla Santa Sede nel 1962) approdato ben presto in Piemonte e che nella nostra diocesi ha coinvolto dagli anni ‘50 migliaia di persone «e tante», prosegue Alloisio «sono partite di qua per aprire focolari nel mondo, in Brasile, Argentina, Pakistan…».
Oggi a Torino – di cui Chiara divenne cittadina onoraria il 2 giugno del 2002 – sono presenti due Focolari (maschile e femminile) che sono le comunità nelle quali vivono quanti nel Movimento hanno pronunciato voti di castità, povertà e obbedienza (ma fanno parte del focolare anche persone sposate che, fedeli al loro stato di vita e rimanendo a vivere la propria vita familiare, condividono con i vergini la scelta radicale di mettere in pratica l’amore evangelico e di vivere per realizzare l’unità). Poi, sempre in diocesi, ci sono le Famiglie nuove, l’Aipec (imprenditori professionisti e aziende che si ispirano ai principi dell’economia di comunione), il Movimento politico per l’Unità, i gruppi di giovani «Gen», tanti sono i sacerdoti legati al Movimento. E ancora: due «poli focolarini» sono la comunità di Vallo Torinese, dove è cresciuta, conobbe e aderì al Movimento la giovane venerabile Maria Orsola Bussone e il Centro Mariapoli Raggio di Luce a Bra (di cui Chiara divenne cittadina onoraria, come anche di Marene, nel giugno del 2002). «E poi», aggiunge, «non si può dimenticare la piemontese beata Chiara Badano che ebbe da Chiara Lubich un ‘nome nuovo’: Chiara Luce soprannome di ‘Luce’ e che a Torino venne assistita nelle varie fasi della malattia. E da Torino e dal Piemonte tanti sostengono e si sono formati all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano fondato dalla Lubich».
Un mosaico di storie, di esperienze a tutto campo che alimentano nel dialogo e nella fraternità il desiderio di unità del Movimento.
«Ed è proprio la parola ‘fraternità’ che è uno dei messaggi più forti e attuali del carisma di Chiara», aggiunge Alloisio, «a caratterizzare i primi due appuntamenti locali del centenario di Chiara: il 7 febbraio (alle 21 all’Auditorium di via Sarti a Bra) Antonio Maria Baggio, ordinario di filosofia politica a Loppiano interviene su ‘La riscoperta della fraternità in politica’ e il giorno successivo, 8 febbraio, sempre il professor Baggio (dalle 10 alle 13, presso il Politecnico di Torino – sala del Consiglio, corso duca degli Abruzzi 24) interverrà su ‘Crisi della democrazia: sfida della fraternità’. Si parlerà di fraternità, di quella fraternità che Chiara ci invitava a vivere a partire da quella scoperta che Dio è amore e che si arriva a Dio attraverso l’amore per i fratelli. Una fraternità che si costruisce nella relazione, che permette di stabilire ponti con le altre confessioni e fedi, anche con chi è alla ricerca e non si riconosce in un fede religiosa, come Chiara ha saputo fare».
Fu ad esempio la prima donna e cristiana, nel 1981, a esporre la sua esperienza spirituale in un tempio a Tokyo, di fronte a oltre 10 mila buddisti, fu la prima donna bianca e di fede cristiana a parlare nella moschea Malcolm X di Harlem (New York) il 18 maggio 1997.
Una fraternità, una ricerca di unità nella sequela dell’amore evangelico incondizionato e senza pregiudizi, mai disgiunti dall’impegno nella formazione e in una testimonianza gioiosa che si esprime anche nel canto, nella musica (con i gruppi Gen Rosso e Gen Verde) e nell’arte, mezzi capaci di coinvolgere tanti giovani.
«A Torino ad esempio», prosegue, «un gruppo di ragazzi si ritrova settimanalmente per incontrare e aiutare la sera i senza dimora che dormono all’addiaccio. Da due anni alla Cartiera nel quartiere San Donato, arrivano giovani da tutta Italia per un campus che rende concrete le idee di dialogo, condivisione, integrazione con i coetanei della zona torinese».
Così anche il coinvolgimento dei giovani sarà una tappa delle iniziative del centenario (box a lato), poi ci sarà la Messa celebrata dall’Arcivescovo nel Duomo di Torino, martedì 18 febbraio alle ore 19. La celebrazione sarà animata dal Gen Rosso che sabato sera 22 febbraio alle 21 si esibirà all’auditorium del Santo Volto (informazioni e biglietti: 3407912118). Infine concluderà i festeggiamenti sul nostro territorio la «Mariapoli» che si svolgerà a Vallo Torinese dal 31 maggio al 2 giugno con gita ad Ala di Stura dove si tennero Mariapoli con Chiara negli anni ’60.
«Occasioni per sperimentare lo spirito del Movimento, per conoscerne il carisma», conclude, «per portare avanti quello che lo sguardo di Chiara di ci comunicava. Lo ricordo personalmente: quando lo incrociavi ti rimandava all’evangelico ‘fissatolo, lo amò’. Era tramite di un amore che ognuno di noi prova a portare ai fratelli che incontra».