È un’app che apre le porte alla storia e alla bellezza: quella nascosta nelle chiese campestri spesso sempre chiuse, nei tesori d’arte inaccessibili che l’ingegno, l’estro, la fantasia e la bravura italiana ha sparso per valli e pianure. Ora quelle pinacoteche hanno una «chiave» che le apre a tutti, anche ai viandanti. È la tecnica, certo. Ma che tecnica. E, ancora una volta, la piccola rivoluzione parte dal Piemonte.
Porta la firma della fondazione Crt che l’inserisce del progetto «Città e cattedrali» e vara l’esperimento con la Regione e le diocesi. Basta uno smartphone. E si comincia accendendo le luci nella Cappella di San Bernardo di Aosta a Piozzo in provincia di Cuneo, diocesi di Mondovì e in quella di San Sebastiano a Giaveno, diocesi di Torino (nella foto). Due santi che passeranno alla storia per aver aperto le loro porte per primi.
Giovanni Quaglia, presidente Fondazione Crt: «Il progetto ha saputo mettere in rete, territorialmente e digitalmente, il grande e prezioso patrimonio artistico e architettonico costituito dalle 18 cattedrali e dagli oltre 500 beni ecclesiastici del Piemonte e della Valle d’Aosta, coniugando la loro anima devozionale con quella artistica e sociale, il passato con il futuro, il recupero strutturale con la valorizzazione. E la sperimentazione dell’apertura automatizzata di due beni ecclesiastici, già guarda al futuro: l’innovativa tecnologia adottata è già predisposta per recepire i dispositivi di monitoraggio dello stato di salute dei beni, nell’ottica della conservazione programmata».
«Le nuove tecnologie ci sono e ci saranno sempre di più e bisogna saperle sfruttare al meglio, nella vita personale e in quella comunitaria» aggiunge Giovanni Quaglia «e queste due chiese sono solo le prime, sono l’inizio di un percorso di cui il nostro territorio è ricco. È un modo di attualizzare questi luoghi, ma anche un modo per riscoprirli come luogo di sosta e di riflessione». «Bello è qualcosa che attrae gli occhi e rimanda oltre», dice mons. Derio Olivero, Vescovo di Pinerolo e delegato ai Beni Culturali ecclesiastici della Conferenza episcopale piemontese. «E qui parliamo proprio di questo. Noi abbiamo tanta bellezza, spesso sconosciuta in Piemonte. Basti pensare alla pittura gotica, ma non solo. E non è giusto che ce la si perda. Ed è bello pensare che qualcosa di antico sia visibile grazie a qualcosa di nuovo e di innovativo. Innovare è il modo migliore di rispettare la tradizione».
Ma come funziona l’accesso? Dopo aver scaricato sul proprio smartphone l’applicazione «Chiese a porte aperte», sia per ios sia per android, occorre registrarsi e prenotare la visita gratuita. Quando si arriva davanti alla porta chiusa, nell’orario scelto, si inquadra il qr code e la porta si apre automaticamente. All’interno, un meccanismo multimediale, un altro gioiello della scienza fa partire la «guida» registrata che descrive storia, arte, vicende, personaggi di quel luogo. Quindi c’è una «voce» che spiega e contemporaneamente e progressivamente (anzi quasi magicamente) le luci si accendono. La «voce» parla italiano e inglese, le luci illuminano e basta. Anzi un sistema di micro proiettori con fasci direttivi accompagnerà l’audio per facilitare la lettura e la comprensione degli affreschi. Quando la visita è finita, si esce e le porte si richiudono. Ma prima che le luci si spengano le telecamere controllano che insieme «al viandante che ha bussato» è entrato anche qualche ladro e fa scattare l’allarme. Un vero avamposto del futuro. Ieri era fantascienza, ora è realtà.