Sinodo, chiusa la prima parte

La lettera – Donne e laici, sacerdozio e diaconato, ministero e magistero, pace e clima, poveri e migranti, ecumenismo e identità, nuovi linguaggi e rinnovate strutture, vecchie e nuove missioni… Questi i temi toccati nella «Relazione di sintesi» della prima sessione del Sinodo «sulla sinodalità» che si è tenuta dal 4 al 29 ottobre

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Donne e laici, sacerdozio e diaconato, ministero e magistero, pace e clima, poveri e migranti, ecumenismo e identità, nuovi linguaggi e rinnovate strutture, vecchie e nuove missioni, ascolto di tutti e approfondimento dei nodi più controversi. Questi i temi toccati nella «Relazione di sintesi» della prima sessione del Sinodo «sulla sinodalità», approvata dopo i lavori del 4-29 ottobre cui ha partecipato anche l’Arcivescovo di Torino mons. Roberto Repole. Si tratta di una quarantina di pagine, diffuse «mentre nel mondo infuriano vecchie e nuove guerre con innumerevoli vittime. Il grido dei poveri – di chi è costretto a migrare, di chi subisce violenza o soffre le devastanti conseguenze dei cambiamenti climatici – è risuonato anche dalla voce di molti coinvolti».

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Anzitutto ascoltare – Come nella «Lettera al popolo di Dio», l’assemblea ribadisce «l’apertura all’ascolto e all’accompagnamento di tutti, compresi coloro che hanno subito abusi e ferite nella Chiesa». Sinodalità, «termine sconosciuto a molti e che suscita confusione e preoccupazioni» indica «un modo di essere Chiesa che articola comunione, missione e partecipazione», un modo di valorizzare le differenze e di coinvolgere tutti. Essa va di pari passo con la missione, perciò «le comunità cristiane condividano la fraternità con uomini e donne di altre religioni, convinzioni e culture, evitando l’autoreferenzialità, l’autoconservazione e la perdita di identità».

I poveri al centro – I poveri chiedono «amore, rispetto, accoglienza e riconoscimento. Per la Chiesa l’opzione per i poveri e gli scartati è una categoria teologica»: migranti, indigeni, vittime di violenza, abuso, razzismo, tratta, minoranze, anziani, lavoratori sfruttati: «I più vulnerabili tra i vulnerabili sono i bimbi nel grembo materno» e i «nuovi poveri prodotti da guerre e terrorismo». Servono la «denuncia pubblica delle ingiustizie» e l’«impegno attivo in politica», senza tralasciare educazione, sanità, assistenza sociale. E poi «processi di pentimento, guarigione della memoria, ecumenismo del sangue, martirologio ecumenico».

Pari dignità – «Laici e laiche, consacrate e consacrati e ministri ordinati hanno pari dignità». I carismi vanno riconosciuti e valorizzati e non sminuiti. Forte l’impegno chiesto nella comprensione e nell’accompagnamento delle donne: «Reclamano giustizia in una società segnata da violenza sessuale e disuguaglianze e dalla tendenza a trattarle come oggetti». Le donne presenti al Sinodo «hanno anche parlato di una Chiesa che ferisce: clericalismo, maschilismo, autoritarismo sfregiano il volto della Chiesa». Diverse le opinioni sull’accesso delle donne al diaconato: «Passo inaccettabile in discontinuità con la Tradizione», «Ripristinerebbe una pratica della Chiesa primitiva», «Risposta appropriata e necessaria per una rinnovata vitalità»; «Se accolta, la Chiesa si allineerebbe allo spirito del tempo». Le donne partecipino ai processi decisionali e assumano ruoli di responsabilità nella pastorale e nel ministero, ampliando l’accesso all’istruzione teologica.

Questioni spinose – Del celibato si apprezza il valore di profezia e testimonianza e alcuni chiedono che nella Chiesa latina sia ancora obbligatorio. Il vescovo è chiamato a esercitare «la corresponsabilità con altri attori della diocesi per alleggerire il sovraccarico di impegni amministrativi e giuridici che spesso ne impediscono la missione». Sulla questione degli abusi, «che pone molti vescovi nella difficoltà di conciliare il ruolo di padre e quello di giudice», si suggerisce di «affidare il compito giudiziale a un’altra istanza, da precisare canonicamente». Su identità di genere, orientamento sessuale, fine vita, situazioni matrimoniali difficili, intelligenza artificiale «molte indicazioni sono già state offerte dal magistero». Le persone che si sentono emarginate o escluse dalla Chiesa per la situazione matrimoniale, identità e sessualità «chiedono di essere ascoltate e accompagnate. I cristiani non possono mancare di rispetto per la dignità di nessuna persona».

Lettera al popolo di Dio – «La Chiesa deve ascoltare tutti, specie i più poveri, le vittime del razzismo e degli abusi commessi dal clero». Nella «Lettera» riconosce che questa «è un’esperienza senza precedenti»: uomini e donne sono stati invitati, «in virtù del Battesimo, a prendere parte alle discussioni e alle votazioni». Un’assemblea «svolta in un mondo in crisi, le cui ferite e scandalose disuguaglianze hanno risuonato dolorosamente nei nostri cuori». La «Lettera» auspica che nei mesi prima dell’ottobre 2024, quando ci sarà la seconda sessione «si partecipi al dinamismo della comunione missionaria indicata dalla parola ‘Sinodo’: non è un’ideologia ma un’esperienza radicata nella Tradizione apostolica».

Ascoltare tutti – Nell’omelia della Concelebrazione conclusiva del 29 ottobre Francesco riafferma che «la Chiesa deve ascoltare tutti. Mi piace pensare alla Chiesa come al popolo fedele di Dio, santo e peccatore, chiamato e convocato con la forza delle beatitudini. Gesù non ha adottato nessuno degli schemi politici del tempo: né farisei, né sadducei, né esseni, né zeloti. Mi piace pensare alla Chiesa come popolo semplice, umile che cammina alla presenza del Signore. Una delle caratteristiche di questo popolo è l’’infallibilità’, è infallibile nella fede, ‘Infallibilitas in credendo’». Batte su una realtà di fatto: «Mi piace pensare che nel santo popolo di Dio la fede è trasmessa generalmente in dialetto femminile perché la Chiesa è madre e sono le donne che la riflettono meglio». Amarezza e dolore esprime per «quei giovani preti che si vedono in giro nelle sartorie ecclesiastiche che si provano abiti talari e cappelli o camici e rocchetti con pizzi. Basta: questo è veramente uno scandalo».

Giustificazione allo studente – Anche un fatto curioso. Wyatt Olivas, 19 anni studente all’Università del Wyoming (Usa) e membro del Sinodo, a Francesco ha chiesto di firmargli una giustificazione per essere esonerato dalle lezioni. Dopo le quattro settimane intensive, l’idea di tornare subito a lezione, e dopo 13 ore di volo Roma-Denver, era sfiancante. Tra il serio e il faceto, ha pensato bene di redigere una «giustificazione» e l’ha fatta firmare dal «presidente»: il Papa ha accettato di buon grado di firmare, con la sua calligrafia minuta «Francis».

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