Cina, si rafforza la dittatura che da sempre perseguita le religioni

Analisi – In Cina, con il terzo mandato, il presidente-segretario-despota Xi Jinping si avvia alla dittatura a vita, prototipo dei Paesi comunisti, che cambiano pelle ma non sostanza e non mollano il potere per decenni. Questa asfissiante dittatura capital-comunista da sempre perseguita le religioni: i cattolici cinesi hanno pagato un prezzo altissimo e sanguinoso…

1133

In Cina, con il terzo mandato, il presidente-segretario-despota Xi Jinping si avvia alla dittatura a vita, prototipo dei Paesi comunisti, che cambiano pelle ma non sostanza e non mollano il potere per decenni. Parlando di Hong Kong, dice che «è passata dal caos alla stabilità affidandosi alle mani dei patrioti», con  singolare convergenza di pensiero e di linguaggio con l’estrema destra italiana. Questa asfissiante dittatura capital-comunista da sempre perseguita le religioni: i cattolici cinesi hanno pagato un prezzo altissimo e sanguinoso, come documenta questa cronologia.

1° ottobre 1949 – Mao tse-tung proclama la Repubblica Popolare cinese. I cattolici nel 1948 erano 3.274.740, 190.850 catecumeni, 5.788 sacerdoti (2.698 cinesi, 3.090 stranieri), 7.463 suore (5.112 cinesi, 2.351 straniere), 840 fratelli (442 cinesi, 398 stranieri). La gerarchia ecclesiastica è istituita nel 1946: cardinale arcivescovo di Pechino è Thomas Tien Ken-sin. Nel 1949 ci sono 20 archidiocesi, 85 diocesi e 34 prefetture apostoliche: i vescovi cinesi erano 20, un’altra trentina verranno nominati e consacrati negli anni seguenti, fino al 1955. Le opere sociali della Chiesa: 216 ospedali e case di ricovero, 6 lebbrosari, 781 dispensari medici, 254 orfanotrofi, 3 università, 189 scuole superiori e secondarie, 2.011 scuole elementari, 2.243 scuolette catechistiche di villaggio, 32 tipografie, una cinquantina di giornali e riviste.

1949-1950 – Il Pcc avvia un’immediata e intensa propaganda per l’ateismo e la  repressione delle «attività contro-rivoluzionarie» (23 luglio 1950), anzitutto religiose. Lo Stato chiude 3 università cattoliche, scuole superiori e scuole catechistiche.

Dicembre 1950 – Il governo impone il «Movimento delle Tre Autonomie» (legislativa, di governo e finanziaria) e mira a staccare la Cina da Roma. Numerosi vescovi, sacerdoti e cristiani sono arrestati.

1951 – La persecuzione rigetta la Chiesa cattolica nelle catacombe. Il governo istituisce un «Ufficio Affari religiosi»; intensifica gli attacchi alla stampa cattolica e gli arresti; chiude seminari, conventi, scuole cattoliche e l’«Ufficio Cattolico Centrale», organismo dell’episcopato. Il nunzio mons. Antonio Riberi è messo a domicilio coatto e poi espulso. Arrestati ed espulsi 14 vescovi e 1.136 missionari stranieri; altri lasciano spontaneamente la Cina. Il clero cinese è sottoposto a torture, calunnie, processi-farsa: 22 vescovi imprigionati.

18 gennaio 1952 – Pio XII nella lettera apostolica «Cupimus imprimis» al popolo e ai cristiani cinesi esprime solidarietà e afferma la volontà di servire il popolo cinese e di andare verso la indigenizzazione. A fine 1952 i preti stranieri in Cina sono rimasti 537, su più di 3.000 del 1949; i preti cinesi in carcere 200-300.

Settembre 1955– Arrestati l’arcivescovo di Shangai Kung Piri-Mei, 70 preti e 300 fedeli. Rimangono solo 2 vescovi, 14 preti, 11 suore stranieri; gli altri in prigione.

1958 – Le sezioni locali dell’Associazione Patriottica nazionale eleggono il vescovo nelle diocesi. Anche il 1958 è un anno terribile per i cristiani, che devono scegliere se restare fedeli a Roma e finire ai lavori forzati o staccarsi e vivere tranquilli.

1959-1961 – Secondo alcune valutazioni sarebbero stati eletti 57 vescovi, di cui 37 consacrati illecitamente. Secondo altre valutazioni sarebbero una cinquantina. Nel 1960 si celebrano due processi: il vescovo Kung di Shangai è condannato all’ergastolo; il vescovo americano Walsh – che ha organizzato l’Ufficio Cattolico Centrale è condannato a 20 anni. Dal 1961 in Cina non c’è più alcun seminario aperto: nel 1949 erano più di 300, fra diocesani e religiosi.

20 ottobre 1963– In un discorso Paolo VI esprime «paterna trepidazione e paterno dolore» per la situazione della Chiesa in Cina: vorrebbe abbracciare tutti i vescovi cinesi al Concilio Vaticano II «mentre i loro posti vuoti sono per noi come altrettante spine di dolore». È sintomatico che parli di «tutti» i pastori, senza accennare alle consacrazioni illecite. La stampa cinese è durissima contro la Santa Sede.

4 ottobre 1965 – Nel discorso all’Onu a New York Paolo VI invoca per le Nazioni Unite la formula dell’«eguaglianza fra gli Stati e la partecipazione di tutti i Paesi all’assise mondiale». È un aiuto al governo cinese, che è riconosciuto anche da Paesi occidentali, come la Francia. Il 31 dicembre il Papa manda a Mao un messaggio di felicitazioni e di auguri, che rimane senza risposta.

Agosto 1966 – La «Rivoluzione culturale» condanna tutte le religioni – e Pechino espelle le ultime 8 suore europee che tenevano una scuola per i figli dei diplomatici stranieri – chiude le poche chiese rimaste; alcune sono vandalizzate e distrutte dalle «guardie rosse» che perseguitano vescovi e sacerdoti, compresi i «patriottici».

1967 – Paolo VI riafferma affetto e stima per il popolo cinese: «Vorremmo parlare di pace a coloro che presiedono ai destini della Cina», Paese completamente ateo.

1973 – Si liberano dal carcere e dai lavori forzati i primi vescovi, sacerdoti e cristiani: alcune comunità hanno conservato la fede nonostante la persecuzione. Nemmeno vescovi e preti «patrioti» sono riusciti a mantenere un minimo di libertà.

9 settembre 1976  – Muore Mao e si scatena la lotta fra la «Banda dei Quattro» e i riformisti moderati: vincono questi ultimi e conducono la Cina verso le «quattro modernizzazioni» (agricoltura, forze armate, industria, tecnica). Si accentua la politica di apertura e tolleranza verso le religioni.

18 febbraio 1981 – A Manila, nel viaggio in Estremo Oriente, Giovanni Paolo II in  un lungo e caldo messaggio al popolo e ai cristiani esprime stima per la Cina e la sua cultura; ammette che non sempre i missionari «hanno mostrato la medesima comprensione»; invita i cattolici a «contribuire alla costruzione del Paese, poiché un vero e fedele cristiano è anche un onesto e buon cittadino; non c’è opposizione o incompatibilità nell’essere vero cristiano e autentico cinese. La Chiesa non ha mire politiche o economiche: desidera essere anche in Cina messaggera del Regno di Dio».

22 settembre 2018 – Dopo decenni di terrificanti persecuzioni, a Pechino Repubblica popolare cinese e Santa Sede firmano un accordo sulla nomina dei vescovi: indicati dal Papa, sono sotto il controllo del governo comunista. Forse spunta una nuova primavera per i cattolici nella «Terra di mezzo».

Pier Giuseppe Accornero

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento!
Inserisci il tuo nome