
Paolo VI definisce «uomo mite e gentile» don Leonardo Murialdo e proclama santo il 3 maggio 1970, cinquant’anni fa, il «pioniere» dell’apostolato tra i giovani, nel mondo del lavoro e nella stampa cattolica, tra i fondatori di quello che oggi è «La Voce e il Tempo».
«LA VERITÀ CONDITA CON LA CARITÀ» – Il motto riassume l’attività nella stampa popolare, sociale, educativa, inserita nel contesto della cultura, dell’educazione e della formazione di una corretta opinione pubblica. Penetra nei complessi meccanismi della comunicazione sociale e della psicologia dei giornalisti. Nel 1884 riassume in una «guida» le doti umane e culturali del giornalista cattolico: «1) Non credersi un’autorità ma rendersi autorevole dicendo il vero senza rispetti umani. 2) Non credere di avere il monopolio della pubblica opinione, del buon senso, della grammatica, della logica e non pretendere di dare consigli. 3) Non farsi sgabello degli ambiziosi, non gettare disprezzo su ciò che è discutibile, non cercare la popolarità. 4) Non stampare cose incompatibili colle opinioni altre volte espresse e dimostrare che la professione di fede è scolpita nel cuore e nella mente, non solo sulla punta della penna. 5) Rispettare le opinioni degli avversari, non trincerarsi nel silenzio, non schivare la polemica, quando è necessaria pel trionfo del vero. 6) Rispettare i lettori e compatirli anche quando fraintendono.7) Non fare del giornale un mezzo di speculazione e non considerarlo un’impresa commerciale ma una missione».
I FOGLI CATTOLICI SCESI NELL’ARENGO GIORNALISTICO – Il 21enne Murialdo in una lettera del 19 luglio 1849 saluta con entusiasmo i primi fogli cattolici «scesi nell’arringo giornalistico: è tempo di battaglia per difendere e salvare le anime. Il clero deve sapersi acquistare l’opinione pubblica con la difesa e la propaganda della verità attraverso la stampa». Assumendo, nel 1866, il rettorato degli Artigianelli, trova che il predecessore teologo Pier Giuseppe Berizzi pubblica il mensile «Letture storiche». Murialdo cambia il titolo in «Letture educative» e le amplia a 80 pagine: «Procureranno di aiutare gli educatori nell’avviare al bene la gioventù; narreranno fatti storici edificanti; conterranno qualche breve discussione morale, notizie scientifiche e descrizioni de’ costumi de’ popoli o relazioni di viaggi, avendo per maestra la verità, per mezzo il diletto, per fine l’educazione».
BIBLIOTECHE CIRCOLANTI DI LIBRI – Nel 1873 lancia «La biblioteca storica» per la gioventù: ha grande successo, grazie ai collaboratori Costantino Coda ed Eugenio Reffo. Pensando alla formazione dei nuovi maestri ed educatori, con Francesco Barone e il pedagogista Giovanni Antonio Rayneri abbozza «Vittorino da Feltre. Periodico educativo e letterario redatto da una società di giovani cattolici». Neppure le cannonate e il bilancio in rosso lo smuovono dall’educazione della gioventù. Vuole che ogni casa giuseppina abbia una biblioteca circolante di libri. Compila le «Guide di letture», un catalogo di libri per la gioventù, romanzi per le diverse età. Nel 1871 fonda la prima Biblioteca circolante cattolica torinese. Con Alberto Buffa e Paolo Pio Perazzo pubblica il «Bollettino delle associazioni cattoliche», poi «Indicatore cattolico», infine «Crociata». Al primo Congresso cattolico italiano a Venezia (1874) propone di «istituire comitati parrocchiali e diocesani per sostenere, incrementare, diffondere la buona stampa e i giornali cattolici». Il 1876 segna un impegno vigoroso per supportare, animare e compattare il movimento cattolico: libro, giornale, rivista, biblioteca, opere sussidiarie e collaterali.

PROTAGONISTA DEI CONGRESSI CATTOLICI IN ITALIA – Al primo piemontese (Torino, 11-12 dicembre 1878) Murialdo, Buffa, Perazzo e Stefano Scala propongono la fondazione di «biblioteche popolari circolanti». Al secondo piemontese (Mondovì, 11-14 settembre 1880) lancia la commissione permanente per la buona stampa «per scuotere i pigri, animare i timidi e unire i cattolici con la potenza irresistibile dell’azione comune». Una spinta autorevole arriva dall’enciclica «Etsi nos» (15 febbraio 1882): Leone XIII esorta a promuovere la buona stampa «per fronteggiare l’anticlericalismo massonico, il socialismo materialistico, il liberalismo rivoluzionario». All’incontro piemontese dell’Opera dei Congressi (Torino, 11-12 aprile 1882) propone «un’associazione per la buona stampa» sostenuto da Scipione Salviati, Giovanni Battista Paganuzzi, Stanislao Medolago Albani. Nel 1883 a Torino sorge l’«Associazione San Carlo Borromeo per la diffusione della buona stampa» approvata dall’arcivescovo Lorenzo Gastaldi (13 febbraio 1883). Nel marzo 1883 lancia un «programma», sottoscritto da 22 personalità: «Riunire in un sol pensiero e in un’azione comune le persone di buona volontà: poiché i veri interessi della scienza non possono separarsi da quelli della nostra religione, vogliamo opporci ai progressi dell’errore e adoperarci per la diffusione delle sane dottrine». Nel 1879 sostiene che il prezzo dei giornali deve essere basso.
«95 QUOTIDIANI STRAZIANO LA FEDE, SOLO 5 LA DIFENDONO» – A Napoli (10-14 ottobre 1883) afferma: «Sì, signori, è cosa spaventosa che fa tremare: su cento fogli che ogni giorno si pubblicano 95 straziano la nostra fede, la pubblica morale e gettano il fango di volgari vituperi sulla veneranda canizie del Papa; e solo 5 ne pigliano le difese. Il quotidiano “Il Secolo”, in un sol giorno, con 90 mila copie fa maggior diffusione di cattiva stampa che non facciano in un anno tutta la buona stampa. Per centomila lettori di giornali che rispettano la fede e la Chiesa, 5-6 milioni tracannano ogni giorno il veleno distruttore, che loro apprestano goccia a goccia i giornali empi. Sorgiamo, uniamoci, concentriamo le forze». Nel dicembre 1883 costituisce la Federazione delle «Società della buona stampa» (Roma, Venezia, Ancona, Genova, Palermo, Milano, Savona, Torino). Per offrire un centro di collegamento fra le «Società», approvato dal cardinale arcivescovo Gaetano Alimonda (15 gennaio 1884), fonda «La buona stampa», agenzia di notizie cattoliche destinate agli organi di informazione. Associa la donna all’apostolato della buona stampa. Nell’aprile 1883 dice alle torinesi: «La stampa è la più grande forza del nostro secolo. Diffondete le buone pubblicazioni e salverete le anime dei vostri figli, preservandoli dalla corruzione della fede e dei costumi. Questa diffusione è un apostolato accessibile a ognuno, a qualsiasi sesso e condizione sociale. Si impone come un dovere. Non cooperare è un’omissione colpevole, un deplorevole accecamento. La donna cattolica non deve rimanere indifferente a quanto si reca in casa e vi si legge. Urge fare argine agli scritti corrompitori della fede e della morale». Il 22 febbraio 1884 organizza la prima riunione delle donne cattoliche sotto la presidenza dell’arcivescovo Alimonda. Riporta «Il Corriere di Torino»: «Il teologo Murialdo rivolge un commovente e nobile discorso sull’importanza dell’opera. Citò fatti, cifre, documenti e la sua parola semplice, chiara ed efficacissima fece la più viva e profonda impressione». Nasce così una biblioteca per signore colte e un’altra popolare, con zelatrici, distributrici e collettrici.

LE SOCIETÀ OPERAIE CATTOLICHE IN PIEMONTE – Il buon giornalismo è un apostolato «ma le persone oneste non ne sono ancora convinte e non ne sono convinti coloro che, avendo intelligenza e tempo e facilità di scriver bene, sdegnano di mettere la penna a giovare il giornalismo cattolico, quasi che il giornalista che sparge le buone idee, sia un mercenario che scrive perché pagato o un presuntuoso che vuol far prevalere le sue opinioni. Spesso la critica persistente e mordace è il compenso a chi lavora nel giornalismo cattolico. Non è lodevole la modestia e l’umiltà che trattiene alcune belle intelligenze dal prendere parte attiva colla penna alla lotta della verità». Intuisce che è necessario conservare alla Chiesa il mondo operaio e perciò nel 1871 fonda l’Unione cattolica operaia come centro propulsore di un movimento associativo, per dare appoggio morale e materiale ai cattolici operai, promuovendo varie opere di mutuo soccorso. Per promuovere la nascita di altre società costituisce un comitato di 11 membri nominati dall’arcivescovo. Nel 1888 il comitato si trasforma in Federazione delle società operaie cattoliche piemontesi. Seguendo le direttive dell’arcivescovo Lorenzo Gastaldi, fonda nelle case parrocchiali le sezioni dell’Unione: 19 con 3.000 iscritti nel 1883; 15 sezioni maschili e 7 femminili nel 1898; 24 società operaie in Piemonte.

L’IMPRESA PIÙ IMPORTANTE, IL CAPOLAVORO DEL MURIALDO – Nel 1876 la direzione cittadina dell’Unione fonda il «Bollettino mensile delle Unioni operaie cattoliche», poi «La Voce dell’Operaio» (1883), «La Voce del Popolo» (1933), «La Voce e il Tempo» (2016). Sull’opera di Gastaldi, morto il 25 marzo 1883, scrive «La Voce dell’Operaio»: «Dai primordi del suo ministero episcopale si preoccupò dell’Unione di Torino incoraggiandone i promotori e sovvenendola col consiglio e con la borsa. Nel 1874 riformò l’antico statuto e fece compilare l’attuale regolamento. Il rapido incremento del sodalizio è la miglior prova della sua saggia prudenza. Predilesse in modo speciale l’Unione di Torino: presenziò assiduamente le sue adunanze, le concesse gratuitamente l’uso di comodo locale nel palazzo arcivescovile, si ascrisse fra i membri versando annualmente una cospicua offerta, ne incoraggiò le opere, specie i catechismi serali».

Domenica 3 maggio 2020 la famiglia murialdina a mezzo secolo dalla canonizzazione del fondatore ha concluso un anno speciale per riscoprire il carisma di san Leonardo.