Il candidato del centro-destra alla Presidenza della Regione Piemonte è Alberto Cirio, 46 anni, in politica dai primi anni Novanta nelle fila della Lega Nord, quando divenne vice sindaco di Alba, città nella quale vive. Passato poi in Forza Italia, con gli azzurri è stato eletto consigliere regionale nel 2005 e poi confermato nel 2010. Dal 2014 è parlamentare europeo.
Il via libera della Lega, il partito dei «porti chiusi», e dei Fratelli d’Italia alla sua candidatura è giunta soltanto all’ultimo momento utile. Quale era il problema?
Quando è in ballo la Presidenza di una delle regioni più importanti d’Italia, come è il Piemonte, ed oltretutto con buone possibilità di un successo finale, è naturale ed inevitabile fare i conti con le ambizioni dei singoli partiti e con i legittimi appetiti di qualche potenziale candidato. L’accordo tra Lega e Forza Italia sul mio nome era datato di un anno ed è fisiologico che se ne sia discusso nell’imminenza delle elezioni. Non mi scandalizzo dunque del dibattito sorto attorno alla mia candidatura ed anzi il fatto che si sia giunti ad una condivisione dopo una trattativa anche serrata, in qualche modo mi inorgoglisce.
C’è stato qualche malumore sulle liste civiche e sul listino. Cosa è successo?
Le liste civiche spesso hanno la caratteristica di togliere consensi ai partiti tradizionali, perché al loro interno molte volte si ritrovano esponenti politici di una certa caratura, che puntano sul proprio prestigio personale un po’ al di fuori degli equilibri tra le forze politiche. Anche in Forza Italia c’erano dubbi. Io sono invece persuaso che tutto quello che contribuisce ad allargare il perimetro della maggioranza sia utile e, pertanto, credo che la lista, che vede assieme Bartolomeo Giachino e Gianluca Vignale, sia un valore aggiunto e di vero arricchimento per tutta la coalizione. Riguardo al listino, che è una sorta di premio di maggioranza da suddividere tra le forze della coalizione in proporzione al loro peso, è logico che ogni formazione tirasse la coperta dalla propria parte. Alla fine abbiamo però trovato un buon accordo, forse allungando i tempi, ma certo con comune soddisfazione di tutti.
Come valuta la Presidenza di Sergio Chiamparino, verso il quale ha spesso avuto attestati di stima?
Rispetto ovviamente tutti i candidati che, assieme a me, concorrono per la Presidenza della regione. Di Chiamparino apprezzo, in particolare, la sua capacità di far politica tra la gente. Se però il giudizio sulla persona è positivo, diventa invece negativo quando ci riferisce alla sua politica. In questi anni è mancata la capacità di interpretare le reali esigenze del Piemonte e questa sensazione trova conferma un po’ ovunque nella regione. La verità è che c’è stata una notevole carenza di indirizzo politico, particolarmente in settori cruciali come le attività produttive e l’agricoltura.
Su quali temi intende orientare la sua campagna elettorale?
Prima di addentrarmi in promesse roboanti, ritengo più opportuno concentrarmi sulle risorse a disposizione che devono essere accresciute senza ulteriori imposte. Una quota aggiuntiva di risorse può giungere operando su due versanti: l’autonomia regionale e i fondi europei. Nel primo caso si tratta, come hanno fatto Lombardia, Emilia e Veneto in ben 23 materie, di ottenere maggiori dosi di autonomia. Il Piemonte, con il centro-sinistra, si è tenuto ai margini di questa ondata autonomista, basti pensare che si è limitato ad una preliminare verifica tecnico-giuridica su appena otto materie, tra cui mancano voci importanti come la ricerca, l’innovazione o il commercio estero.
In pratica, cosa pensa di fare?
L’obiettivo è rilanciare subito questo percorso e poter contare sulla presenza della Lega al governo è una garanzia per portare a casa dei risultati. Un esempio di quello che intendiamo fare lo fornisce il sistema della viabilità che oggi, dopo la soppressione delle province, è in uno stato di forte degrado. Noi chiederemo una gestione regionale di questo settore anziché lasciarlo in appannaggio all’Anas come accade oggi. I conti sono presto fatti: l’Anas gestisce un pacchetto di 33 miliardi a livello nazionale e il Piemonte incide più o meno per l’8 per cento su questa cifra: il che significa 2,5 miliardi, che si possono reinvestire sul territorio.
Ma non è una partita di giro?
No, perché noi pensiamo che una gestione regionale possa farci risparmiare una quota di quei 2,5 miliardi. Un secondo aspetto sono poi i fondi europei e qui occorre essere chiari. Siamo stati abbastanza bravi nello spendere quelli del Fse, sull’inclusione sociale, molto meno capaci invece nell’uso dei fondi Fers, sull’innovazione e la ricerca. Su circa un miliardo di euro in dotazione, il Piemonte ne ha speso appena il 20 per cento. Chiamparino sostiene che siamo in linea con le altre regioni, ma trovo assurdo confrontarsi con alcuni territori del Mezzogiorno che hanno problemi strutturali ben più gravi dei nostri. Il confronto va fatto con aree virtuose come la Baviera o il Rhones Alpes, molto più efficienti di noi nell’uso dei fondi europei.
Sulla Sanità, come pensa di muoversi?
Occorre cambiare rotta. Da tempo, a fronte dell’enorme professionalità del personale sanitario, si evidenzia una scarsa organizzazione complessiva, culminata con forti tagli dei posti letto in cinque anni e con liste di attesa davvero insostenibili per chi deve curarsi. I costi adesso sono sotto controllo, ma le liste di attesa sono un prezzo troppo alto, che pagano soprattutto le fasce più deboli.
Infrastrutture. Forza Italia è favorevole alla Tav ma la Lega, alleata a Roma del M5S, pare preoccuparsi degli equilibri di governo. Come se ne esce?
È esattamente il contrario, per fortuna che al governo c’è la Lega a frenare gli eccessi dei grillini. Non a caso i bandi sono stati pubblicati e sono partiti. La volontà di realizzare l’opera è intatta e si può star certi che la Lega contribuirà a portarla a termine.
Quali politiche intendete mettere in campo per la famiglia?
Le politiche della famiglia sono decisive per incentivare le nascite. C’è un’emergenza denatalità che deve preoccupare chiunque abbia veramente a cuore il futuro del nostro Paese. Per porre rimedio a questa situazione, occorre offrire un forte sostegno sia economico che in termini di servizi a chi mette al mondo dei figli. Si tratta anche di cambiare alcune logiche: ad esempio, bisogna considerare numerosa una famiglia già al terzo figlio e non solo dal quarto, come accade oggi.
Famiglia naturale, altre forme familiari. Come la vede?
Rispetto massimo per tutte le forme di convivenza, espressione della libertà delle persone. Detto questo, ritengo però che sia prioritario sostenere la famiglia tradizionale, padre e madre, come luogo fondamentale per la crescita e l’educazione dei figli.
Come sta andando la sua campagna elettorale?
Sono abituato al clima delle campagne elettorali. Ne ho fatte tante, dovendo sempre cercare le preferenze una per una. Da candidato presidente, mi sto dunque muovendo con quella stessa logica di attenzione a tutte le persone e a tutti i territori. Sono certo che sia la strada giusta.