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Al Movimento Laureati di Azione Cattolica, fondato nel 1932-33 da Igino Righetti, già presidente della Fuci, con l’impulso dell’assistente Giovanni Battista Montini, appartengono gran parte della cinquantina di estensori riuniti nella settimana di studio 18-23 luglio 1943, coordinati dal vescovo di Bergamo e assistente dei Laureati mons. Adriano Bernareggi. Tra essi Giulio Andreotti, Giuseppe Capograssi, Giuseppe Dossetti, Mario Ferrari Aggradi, Guido Gonella, Giorgio La Pira, Aldo Moro, il piemontese Gesualdo Nosengo – estensore del capitolo sull’educazione –, Paolo Emilio Taviani, Ezio Vanoni. Il «Codice» tratta tutti i temi della vita sociale: famiglia e lavoro, attività economica e rapporto cittadino-stato. Lo scopo è fornire alle forze sociali cattoliche una base unitaria che ne guidi l’azione nell’Italia liberata.
Il «Codice di Camaldoli» è un condensato di 77 enunciati che partono dal superamento del corporativismo per far emergere una concezione dell’economia mista: né liberale-liberista, né comunista-collettivista. Una sorta di «Carta dei principi» che influenzerà la scrittura della Costituzione e le scelte di politica economica e sociale della Democrazia cristiana. Dopo la premessa sulla società e i destini dell’uomo (1-7) il testo si articola in 7 titoli: lo Stato (8-20); la famiglia (21-30); l’educazione (31-54); il lavoro (55-70); destinazione e proprietà dei beni materiali. Produzione e scambio (71-84); attività economica pubblica (85-94); vita internazionale (95-99). I due pilastri sono «il bene comune» e «l’armonia sociale», due fari che devono guidare l’azione politica e sociale dei cattolici. Il documento è in linea con il magistero della Chiesa, le encicliche «Rerum novarum» (1891) e seguenti. |
L’armonia sociale è l’esito dell’interazione di diversi fattori tra cui la giustizia sociale e lo Stato che deve garantire a ogni cittadino un lavoro: agli uomini per ottemperare al loro ruolo di capofamiglia; alle donne per completare la loro funzione di madri ed educatrici. Un altro fattore è il diritto di proprietà e il suo trasferimento. Il documento suggerisce un’importante condizione: la proprietà privata deve tendere a perseguire il bene comune. Corollario dell’armonia è il dovere dell’obbedienza allo Stato, inteso come garante dell’ordine pubblico: «Per ordinare la vita economica è necessario che si aggiunga alla legge della giustizia la legge della carità» e il «Codice» elenca otto principi morali cui uniformare l’attività economica: la dignità della persona esige una bene ordinata libertà del singolo in campo economico; l’eguaglianza dei diritti di carattere personale, nonostante le profonde differenze individuali, provenienti dal diverso grado di intelligenza, abilità, forze fisiche; la solidarietà, il dovere della collaborazione anche nel campo economico per raggiungere il fine comune della società; la destinazione primaria dei beni materiali a vantaggio di tutti gli uomini; la possibilità di appropriazione nei diversi modi legittimi fra i quali è preminente il lavoro; il libero commercio dei beni nel rispetto della giustizia commutativa; il rispetto delle esigenze della giustizia commutativa nella remunerazione del lavoro; il rispetto dell’esigenza della giustizia distributiva e legale nell’intervento dello Stato.
Sulla distribuzione patrimoniale sancisce: «Un buon sistema economico deve evitare l’arricchimento eccessivo che rechi danno a un’equa distribuzione; e in ogni caso deve impedire che attraverso il controllo di pochi su concentramenti di ricchezza, si verifichi lo strapotere di piccoli gruppi sull’economia». Il documento fa riferimento ad alcuni testi ispiratori: Tommaso d’Aquino, «Politicorum», «Ethicorum», «Summa theologiae»; Atti degli Apostoli 4,20; Paolo di Tarso, Romani 12,1-13,5; Leone XIII, «Rerum novarum»; Pio XI, «Mit brennender Sorge»; Pio XII, radiomessaggio Natale 1942.