Nell’intensificarsi delle considerazioni emergenti in questi giorni sull’inflazione è possibile sentirsi smarriti: si è bruscamente passati dalle tesi vigenti ancora sul finire del 2021, secondo le quali pesava constatare il livello pressoché stabile della crescita dei prezzi poco superiore allo zero per cento (auspicando di riportarlo al 2 per cento), all’attuale balzo all’8 per cento, maturato nel corso del primo semestre 2022.
In realtà il divario è perfettamente spiegabile: il livello molto basso era indice di un’economia statica, resa tale da una domanda non incline al rischio e rifugiata in un abitudinario cautelativo, priva quindi di slanci verso un adeguato sviluppo. Un caso di bassa inflazione da domanda, sia sul fronte interno, sia su quello internazionale, limitatamente sostenuto dalla positività delle esportazioni. (…)
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