«A Capodanno nessuno faccia empie ridicolaggini quali andare mascherati da giovenche o da cervi, o fare scherzi e giochi, e non stia a tavola tutta la notte né segua l’usanza di doni augurali o di libagioni eccessive. Nessun cristiano creda in quelle donne che fanno i sortilegi con il fuoco perché è opera diabolica». Nel VII secolo i pagani delle Fiandre, seguaci dei druidi, festeggiano il passaggio al nuovo anno in modi che irritano Sant’Eligio (588-660), orafo e poi alto funzionario della corte dei re merovingi in Francia, che redarguisce di brutto gli infedeli. Come nasce Capodanno? Quali vicende lo caratterizzato? Se ne può tracciare una storia omogena?
Si fa risalire l’origine all’esigenza della Roma repubblicana di nominare rapidamente il console Quinto Fulvio Nobiliore che deve partire in fretta per la penisola iberica a sedare una rivolta scoppiata nel 153 avanti Cristo. Quindi il console è nominato con tre mesi e mezzo in anticipo rispetto alla consuetudine del 15 marzo dell’anno precedente, mentre si considera primo giorno dell’anno il 1° marzo. La scelta di considerare il 1º gennaio quale primo giorno dell’anno consegue all’introduzione del «calendario giuliano» promulgato da Giulio Cesare nel 46 avanti Cristo. La festa di Capodanno trae origine dai festeggiamenti in onore del dio romano Giano, dal quale deriva il nome «gennaio».
Nel Medioevo numerosi Paesi europei, che viaggiano con il calendario giuliano, indicano il primo giorno dell’anno in un ampio spettro di date. Dal XII secolo al 1752 in Inghilterra e in Irlanda si celebra Capodanno il 25 marzo, giorno nel quale con l’annunciazione alla Vergine Maria inizia l’Incarnazione del Figlio di Dio, nove mesi prima della Natività di Gesù il 25 dicembre. Questo è l’uso anche di Pisa e di Firenze. In Spagna fino all’inizio del 1600 il 25 dicembre, Natale del Signore, segna il cambio dell’anno. In Francia fino al 1564 il Capodanno è nella domenica di Pasqua, che ha una celebrazione mobile. A Venezia – fino alla caduta della Repubblica il 12 maggio 1797 a opera di Napoleone – Capodanno è il 1º marzo. Puglia, Calabria e Sardegna seguono il rito bizantino che lo celebra il 1º settembre, tanto che nel dialetto sardo settembre è «Caputanni, caput anni».
Assolutamente determinante è l’introduzione del «calendario gregoriano». Gregorio XIII (il bolognese Ugo Boncompagni, 1501-1585), Papa (1572-1585) introduce dal 4 ottobre 1582, con la bolla «Inter gravissimas», il calendario solare ufficiale. Corregge il calendario giuliano (46 a. C.-1582); basa il suo modo di contare sull’anno solare, cioè sul ciclo delle stagioni, composto da 12 mesi con durata da 28 a 31 giorni, per un totale di 365 o 366 giorni (anno bisestile ogni quattro anni). Nel 1691 Innocenzo XII (il pugliese Antonio Pignatelli di Spinazzola 1615-1700), Papa per 9 anni (1691-1700) emenda il calendario e stabilisce che l’anno debba cominciare il 1º gennaio, giorno in cui Gesù sarebbe stato circonciso. L’adozione del calendario gregoriano ha come risultato che la data del 1º gennaio per l’inizio dell’anno diventa gradualmente comune a tutti i Paesi.
I dittatori e le dittature modificano il calendario a loro piacimento. Il caso più clamoroso è la Francia che adotta il «Calendario repubblicano», decristianizzato e riformato su basi astronomiche, sulla vita agricola, sul sistema decimale. Entra in vigore nel 1797; inizia il 1° vendemmiaio (21 settembre) ed è abrogato da Napoleone Bonaparte il 22 fruttidoro anno XIII (9 settembre) 1805. L’imperatore, afflitto da manie di grandezza, vara il «catechismo imperiale», abolisce la festa dell’Assunta e la sostituisce con l’inesistente San Napoleone, tenta di soggiogare la Chiesa e traduce in catene Pio VI e Pio VII. Anche Lenin cambia il calendario: nel 1929 introduce la settimana di 5 giorni allo scopo di cancellare la domenica cristiana; divide i lavoratori in 5 gruppi; vara il «riposo turnario» per evitare l’interruzione della produzione industriale ma questo complica enormemente i rapporti familiari e sociali.
E l’Italia? Re Vittorio Emanuele II a Sant’Anna di Valdieri (Cuneo) il 23 giugno 1874 promulga una legge di una riga: «All’elenco dei giorni festivi è aggiunto il primo giorno dell’anno». L’iniziativa è di Gaspare Finali e Onorato Vigliani, due ministri massoni del II governo di Marco Minghetti. Prima si festeggiavano 52 domeniche e le feste: Immacolata Concezione, Natale, Epifania, Ascensione, Corpus Domini, Santi Pietro e Paolo, Assunzione di Maria, Natività di Maria, Tutti Santi e il patrono di ogni diocesi, città, paese. Un decreto del 1869 aveva esteso a tutto il Regno gli effetti civili del calendario. Il congresso delle Camere di commercio a Genova nel 1869 chiede di disboscare la giungla delle festività. I morigerati sabaudi ne festeggiano 10 l’anno, oltre le 52 domeniche; in alcuni luoghi si celebrano 30 feste, con «abuso e detrimento economico». Pio X il 2 luglio 1911 con il motu proprio «Supremi disciplinae» riduce il numero delle feste di precetto infrasettimanali da 36 a 8 e inserisce il Capodanno tra le festività.
Durante la dittatura fascista Benito Mussolini istituisce la festa del 28 ottobre, anniversario della marcia su Roma nel 1922, considerandolo come proprio capodanno, associato a una numerazione degli anni parallela a quella tradizionale contando come «Anno I dell’era fascista» il periodo tra il 28 ottobre 1922 e il 27 ottobre 1923, e gli altri a seguire. Entra in vigore del 1927. Questa modalità, utilizzata nel Regno d’Italia nel ventennio fascista, continua durante la Repubblica Sociale italiana ed è abbandonata con il 25 aprile 1945. L’Italia Repubblica fa pace con il Capodanno grazie alla legge 260 del 1949 «Disposizioni in materia di ricorrenze festive». La successiva legge 121 del 1985 recepisce la revisione del Concordato Stato-Chiesa e riconosce come festa civile la festa liturgica di Maria Santissima Madre di Dio», otto giorni dopo la nascita di Gesù. Dal 1968 vi si celebra, per iniziativa di Paolo VI, la «Giornata mondiale per la pace».