Brutto avvio di campagna elettorale a Torino, dove giovedì 1 gennaio il leader di un grande partito nazionale ha sbrigativamente scelto come scenografia il campo rom di via Germagnano. Il degrado in cui versa questa baraccopoli è stato fotografato, filmato, sparato in tutt’Italia sui canali televisivi, sui social, sui giornali per gridare alla mancanza d’igiene, alle sacche di illegalità, ai focolai di criminalità. La sortita elettorale ha suscitato forti polemiche in città: da molte parti viene considerato improprio il messaggio che i campi nomadi – degradati, certo problematici – siano il principale motivo di allarme in una metropoli come Torino, che sta patendo altri problemi molto gravi e diffusi, e innanzi tutto la crisi occupazionale, una piaga senza precedenti, che sfianca decine di migliaia di famiglie.
Il comizio nei campi rom è stata un’occasione mancata per la città. Si è persa l’occasione di far conoscere al Paese i problemi più veri e diffusi di Torino: la crisi del lavoro (perché non iniziare piuttosto dallo stabilimento Fiat-Maserati, che sta tornando in cassa integrazione? o dalla fabbrica Embraco di Chieri, che sta licenziando 500 lavoratori?), la fuga dei giovani (perché non visitare il Politecnico e le altre fucine di cervelli che stanno lasciando Torino?), lo stato di abbandono delle periferie (perché non portare le telecamere fra i palazzoni desolanti della Falchera?). Non passa giorno senza ascoltare dalle periferie un grido di disagio per la mancanza di lavoro, per la solitudine, per l’emarginazione che produce insicurezza. Un parroco di Barriera di Milano si dice in questi giorni costretto a tener chiusa la sua chiesa, minacciata dai furti. Il vero tema è quello sullo sfondo: la povertà che si sta diffondendo fra i torinesi.
Cosa c’entra la denuncia dei problemi (pur veri) dei campi rom? Suscita rabbia, coagula consenso di protesta, ma con l’emergenza economica nella città post-industriale c’entra poco o niente. Torino avrebbe urgente bisogno di entrare nei temi della campagna elettorale, ne ha un immenso bisogno, ma non così.