Condanne Thyssen, l’intervento dei giudici di Strasburgo

La Corte Europea dei diritti dell’uomo apre un procedimento nei confronti dei governi di Germania e Italia per la mancata esecuzione della sentenza di colpevolezza dei manager tedeschi

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Un procedimento nei confronti di Germania e Italia inerente la mancata esecuzione della sentenza di condanna dei manager tedeschi della ThyssenKrupp. Lo ha avviato la Corte europea dei diritti dell’uomo, su presentazione del ricorso al tribunale di Strasburgo da parte dall’avvocato Anton Giulio Lana, legale dei familiari delle vittime del devastante rogo di dodici anni fa nello stabilimento di Torino (che ha causato la morte di sette operai), e di uno dei superstiti, Antonio Boccuzzi.

Al contrario di quanto avvenuto per gli imputati italiani, i manager tedeschi non hanno ancora scontato la pena. «I giudici della Cedu chiedono oggi conto al governo tedesco e a quello italiano dell’incredibile mancata esecuzione della sentenza emessa dai tribunali penali italiani che, nel 2016, hanno condannato rispettivamente a oltre 9 anni Herald Espenhahn e a oltre 6 anni Gerald Priegnitz», precisa l’avvocato Lana.

«Solo i quattro manager italiani stanno scontando la pena», afferma Boccuzzi, «mentre i due dirigenti tedeschi godono di un indebito beneficio dovuto alla protezione del proprio Paese». Il ricorso ha superato il severo vaglio della Corte europea e da Strasburgo è arrivata la comunicazione all’esecutivo tedesco e a quello italiano, che sono stati invitati a fornire tutte le informazioni sullo stato di avanzamento del procedimento di esecuzione della sentenza di condanna.

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