Cottolengo e Gruppo Abele insieme per le famiglie fragili

Torino – «Rispondere ai bisogni di accoglienza, protezione e sostegno alle funzioni genitoriali attraverso percorsi di autonomia, inclusione sociale e lavorativa». È l’obiettivo del Protocollo d’Intesa firmato giovedì 23 settembre al Cottolengo di Torino tra la Piccola Casa della Divina Provvidenza e il Gruppo Abele. Hanno sottoscritto il documento il Padre generale della Piccola Casa, don Carmine Arice, e il fondatore e Presidente del Gruppo Abele, don Luigi Ciotti 

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Il Cottolengo e il Gruppo Abele insieme per le famiglie fragili di Torino. È l’obiettivo del Protocollo d’intesa che è stato firmato il 23 settembre alla Piccola Casa di Torino tra il Padre generale, don Carmine Arice, e il fondatore e presidente del Gruppo Abele, don Luigi Ciotti.
Una sinergia che punta a dare una risposta ai bisogni di accoglienza, protezione e sostegno alle funzioni genitoriali in famiglie in difficoltà, attraverso percorsi di autonomia, inclusione sociale e lavorativa.

I due enti, in particolare, si impegnano a realizzare un programma congiunto di attività mettendo a sistema le proprie risorse materiali e immateriali per implementare azioni già portate avanti dal Gruppo Abele: fra esse, il sostegno a favore di adulti, giovani e minori svantaggiati, a causa di condizioni fisiche, economiche, sociali e familiari, che si trovano in situazioni esistenziali particolarmente difficili per dipendenze, aids, disagio psichico, carcerazione, violenza domestica e di genere, tratta delle persone, vulnerabilità sociale, discriminazioni ed emarginazioni.

La collaborazione prevede il potenziamento degli interventi per offrire accompagnamento a queste persone, anche con specifiche e diversificate attività educative, di accoglienza, di formazione e di avvio al lavoro e, più in generale, di aiuto; inoltre le due realtà si impegnano a promuovere la costituzione di comunità di accoglienza, enti ausiliari, attività di lavoro risocializzanti o socialmente utili, oltre all’istituzione di borse lavoro e all’erogazione di sussidi.

Il protocollo mira, inoltre, a mettere in atto tutte le iniziative possibili dirette alla realizzazione di condizioni che favoriscano un positivo inserimento nella società delle persone accompagnate.

La Piccola Casa, in particolare, metterà a disposizione alcuni immobili, frutto della generosità dei benefattori, sulla scia del progetto «Domus», dedicato al sostegno di famiglie disagiate attraverso l’assegnazione di una casa, e condividerà gli interventi di accompagnamento promossi dal Gruppo Abele.

«La Piccola Casa», ha evidenziato il Padre generale don Carmine Arice, «continua ad ascoltare il grido dei poveri come dagli inizi dell’opera fondata da san Giuseppe Benedetto Cottolengo. Ed ecco il senso della collaborazione con il Gruppo Abele: una delle diverse sinergie che la Piccola Casa sta promuovendo come espressione della Chiesa-Comunione. Sono, quindi, particolarmente lieto che anche con il Gruppo Abele, con cui da tempo intercorre un legame di vicinanza e di stima, possa prendere forma questa corresponsabilità che intende offrire risposte alle fragilità che sono in costante aumento, anche in relazione alla pandemia. La speranza è che il Cottolengo possa fare la propria parte affinchè le persone che saranno accolte negli alloggi messi a disposizione dalla Piccola Casa non trovino naturalmente solo una casa, ma soprattutto delle mani che si stringono a loro, una vicinanza relazionale che cura, accoglie e si fa prossimità».

«Questo è un protocollo solo dal punto di vista formale», ha sottolineato il fondatore del Gruppo Abele, don Luigi Ciotti, «in concreto è la ratifica di un incontro ‘scritto’ nell’anima di una città, Torino, che in varie forme e modi dagli albori dell’Ottocento è stata la ‘culla’ in Italia dell’impegno sociale in favore degli ultimi, dei fragili e dei dimenticati. È bello che, come due fiumi che sono corsi paralleli verso lo stesso mare, lo stesso orizzonte di speranze e impegno per realizzarle, la Piccola Casa della Divina Provvidenza e il Gruppo Abele trovino oggi una confluenza, una corresponsabilità. Perché l’impegno sociale – non mi stancherò mai di ripeterlo – non è cosa per ‘navigatori solitari’. La giustizia sociale e i diritti, la dignità e la libertà delle persone sono beni comuni che solo insieme possiamo realizzare».

Foto gallery a cura di Andrea Pellegrini. 

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