Criminalità minorile, le manette non bastano

Analisi – L’Italia discute sul pugno duro annunciato dal Governo. Il carcere è necessario, ma la vera emergenza è educativa: servono leggi a sostegno della famiglia

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Il Consiglio dei ministri ha da poco varato un pacchetto di provvedimenti sul ‘modello Caivano’ per contrastare la criminalità minorile e alleviare il disagio delle periferie. L’impressione è che «la criminalità giovanile si stia diffondendo a macchia d’olio», ammette la premier Meloni. La politica vuole intervenire per contrastare il disagio giovanile, la povertà educativa e la violenza minorile, introducendo sanzioni per dissuadere dal tenere comportamenti contrari alla legge.

Non è solo l’urgenza di un momento e neppure una condizione solo italiana. In tutto il mondo occidentale si osserva un’incidenza dei disturbi comportamentali raddoppiata nell’ultimo decennio. Questa emergenza può diventare però l’occasione per una riflessione più puntuale sullo snodo adolescenziale che possa individuare vie di uscita attraverso le leggi ma anche oltre la legge.

I compiti dello sviluppo adolescenziale si possono riassumere in una doppia separazione, dall’infanzia e dai genitori, per poter intraprendere un doppio, lungo viaggio, verso l’identità personale e verso l’identificazione sociale, in un tempo storico caratterizzato da una caduta generalizzata di futuro e di speranza. Una bella sfida! Il luogo delle fatiche e contraddizioni degli adolescenti è però anche l’ambito in cui è possibile cogliere le risorse e i bisogni veri della loro condizione.

L’adolescenza è un’età prodigiosa, tempo di grandi capacità di apprendimento e possibilità di ricevere stimoli che plasmeranno la personalità futura dell’adulto. La cura di questa età è il più intelligente investimento della società (e della Chiesa) per il presente e per il futuro. […]

L’articolo integrale di don Cravero è pubblicato su La Voce e il Tempo in edicola 

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