Il prete non può, e non deve, decidere se «saltare» il fedele che si presenta a fare la Comunione. La decisione è lasciata alla coscienza del singolo. Fatta questa premessa, ciò che stanno preparando i vescovi americani è molto, molto pericoloso, una strada in strucciolevole discesa su un tema delicatissimo, come aborto e Comunione
I vescovi Usa alla plenaria del 16-19 giugno 2021 votano – 168 sì (75 per cento), 55 no, 6 astenuti – la «Dichiarazione formale sul significato dell’Eucaristia nella vita della Chiesa» con una sezione sulla «coerenza eucaristica» per i politici cattolici. Un tema esplosivo: dare o meno la Comunione a politici che si professano cattolici, ma che sostengono legislazioni favorevoli ad aborto, eutanasia, unioni tra persone dello stesso sesso?
IL DOCUMENTO A NOVEMBRE – Il comitato episcopale sulla dottrina, presieduto da mons. Kevin Rhoades, vescovo di Fort Wayne-South Bend (Indiana), lavorerà sul documento in vista dell’assemblea di novembre, che dovrà approvare con 2/3 dei voti. Il documento non menzionerà Biden né altri – ci mancherebbe – ma fornirà linee guida per la pastorale. Mons. Andrew Cozzens, arcivescovo di St. Paul, presenta il progetto di «Eucaristhic Revival, Per una rinascita eucaristica» che trae le mosse da «Pew Research Center» che documenta la scarsa comprensione del Sacramento da parte dei cattolici: «Abbiamo bisogno di un rinnovamento spirituale della fede eucaristica. Se vogliamo che il popolo e i sacerdoti assaporino il dono dell’Eucaristia, dobbiamo rinnovare l’amore di questo dono». Tra i più attivi nel contrastare il documento il cardinale Blaise Cupich, arcivescovo di Chicago. Mette in guardia dalla «trappola»: «Vogliono intervenire contro i politici che hanno posizioni contrarie all’insegnamento cattolico».
TESTO CHE ROMPE L’UNITÀ – Il cardinale Joseph Tobin, arcivescovo di Newark (New Jersey), è perplesso: «La proposta presenta una scelta dura e storica. Votare sì al documento significa rompere l’unità. Votare no consente di lavorare per un ampio accordo. Sostenere l’esclusione dei politici cattolici dall’Eucaristia potrebbe portare la Conferenza in una tossica lotta partigiana». Aprendo i lavori mons. Christophe Pierre, nunzio negli Stati Uniti, ripete la parola «unità» una ventina di volte: «Bisogna ricominciare da Gesù Cristo. La Chiesa americana non ha bisogno di inventare un nuovo programma perché esso esiste già ed è quello del Vangelo. Quando il Cristianesimo è ridotto a costume, norme morali, rituali sociali, perde vitalità e interesse esistenziale per gli uomini e le donne del nostro tempo; per coloro che cercano la speranza dopo la pandemia; per coloro che cercano giustizia dopo le lotte razziali; per coloro che sono venuti negli Stati Uniti in cerca di un futuro più luminoso e sicuro. Il Cristianesimo non è una mera tradizione culturale e deve distinguersi da altre proposte politiche e ideologiche perché offre più di una organizzazione non governativa o di servizi sociali: offre la salvezza in Gesù Cristo attraverso i Sacramenti della riconciliazione e dell’Eucaristia: questo non è “una cosa” da ricevere, ma Cristo da incontrare con un dialogo rispettoso che accompagni le persone, specie in difficoltà economica, emotiva e spirituale. L’obiettivo deve essere l’unità a livello locale, in comunione con la Sede di Pietro».
INCREDIBILE: ROMA FRENA – Il 30 marzo 2021 mons. José Horacio Gómez, arcivescovo di Los Angeles e presidente della Conferenza episcopale, informa la Congregazione della dottrina della fede sull’intenzione di procedere alla formulazione di una politica nazionale sul tema della «Comunione ai politici cattolici che sostengono legislazioni permissive su aborto, l’eutanasia, matrimonio tra persone dello stesso sesso e altri mali morali». Il 12 maggio 2021 il cardinale prefetto Luis Francisco Ladaria Ferrer mette in guardia Gómez: ogni discussione sul tema «va contestualizzata nella più ampia cornice della dignità di ricevere la Comunione da parte di tutti i fedeli, anziché da parte di una sola categoria di cattolici, riflettendo il loro obbligo di conformare la propria vita al Vangelo di Gesù Cristo. Sarebbe fuorviante se una tale dichiarazione desse l’impressione che l’aborto e l’eutanasia costituiscano le uniche questioni gravi dell’insegnamento morale e sociale cattolico. Discutere temi così controversi sarebbe fonte di discordia piuttosto che di unità». Ladaria rimanda alla nota dottrinale del 24 novembre 2002 «Su alcune questioni riguardanti la partecipazione dei cattolici alla vita politica», firmata dall’allora cardinale prefetto Joseph Ratzinger, era indirizzata ai vescovi, ai politici cattolici e ai fedeli laici chiamati alla partecipazione della vita pubblica e politica nelle società democratiche.
NEGARE LA COMUNIONE A BIDEN? Il cardinale Wilton Gregory, arcivescovo di Washington, dichiara che il presidente è il benvenuto se desidera ricevere la Comunione nelle chiese della sua diocesi. Si arriva al punto che la Congregazione romana frena e suggerisce il dialogo: la Conferenza dovrebbe affermare che «coloro che sono direttamente coinvolti negli organi legislativi hanno il grave e chiaro obbligo di opporsi a qualsiasi legge che attacchi la vita umana». La spaccatura nella Chiesa americana si era già mostrata in tutta evidenza il 20 gennaio 2021, giorno del giuramento di Biden. Il conservatore Gómez in un comunicato diceva che le politiche del nuovo presidente «promuoveranno il male morale e minacceranno la vita e la dignità umana in materia di aborto, contraccezione, matrimonio e genere». Parole che avevano irritato il cardinale Blaise Cupich: «Una dichiarazione sconsiderata». Gómez aveva deplorato l’assalto al Campidoglio di Washington del 6 gennaio, senza mai fare il nome di Donald Trump e senza elencare le sue evidenti responsabilità sulla divisione dell’America e sulla mancanza di diritti e dignità degli immigrati. Ladaria raccomanda di «preservare l’unità della Conferenza episcopale su temi così controversi» e che «la formulazione di una posizione nazionale è suggerita solo nel caso che questo aiuti i vescovi a mantenere l’unità». Invece una simile posizione è fonte di discordia. Gli Usa dovrebbero confrontarsi con altre Conferenze episcopali «per imparare gli uni dagli altri, per preservare l’unità nella Chiesa universale, per rispettare i diritti dei singoli vescovi e le prerogative della Santa Sede».