Dalla Diocesi e Intesa Sanpaolo sostegno alle microimprese

Torino – La Diocesi torinese e Intesa Sanpaolo hanno avviato un’iniziativa congiunta per sostenere le microimprese e i lavoratori autonomi del territorio, particolarmente colpiti dalla pandemia e dall’incertezza economica. L’obiettivo è offrire un servizio di accompagnamento al credito permettendo loro di riprogrammare un futuro lavorativo

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foto Sir

Accanto alle tante famiglie messe in ginocchio dalla perdita del lavoro, chi sta pagando di più gli effetti della Pandemia sono le microimprese e i lavoratori autonomi che fanno più fatica ad accedere agli ammortizzatori sociali o ad altre forme di sostegno al reddito. Per questo il «Fondo So.rri.so», lanciato dalla diocesi lo scorso maggio in collaborazione con Unicredit con l’erogazione di prestiti agevolati per le famiglie in ginocchio, viene esteso anche alle microimprese grazie al contributo del Gruppo Intesa San Paolo.  L’obiettivo è offrire un servizio di accompagnamento al credito per riprogrammare il futuro della propria attività.

Il progetto, coordinato dalla Fondazione Operti onlus, «braccio operativo» dell’Ufficio di pastorale sociale e del lavoro sarà inoltre rafforzato dal crowdfunding aperto a tutti coloro che vorranno contribuire. L’iniziativa è stata presentata lunedì scorso durante un’affollata conferenza stampa in streaming dall’ Arcivescovo  Cesare Nosiglia,  Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo, Teresio Testa direttore Regionale Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria dell’Istituto bancario e Tom Dealessandri, presidente della Fondazione Don Mario Operti.

Hanno inoltre aderito tutte le Associazioni di categoria delle piccole imprese e Compagnia di San Paolo, che contribuiranno a diffondere il progetto alle microimprese in difficoltà e alcuni Comuni della Provincia di Torino già coinvolti nella prima fase nel «Fondo So.rri.so» in appoggio delle famiglie.

I territori coinvolti coincidono con il perimetro della nostra diocesi: 137 Comuni della Città metropolitana, 15 in provincia di Cuneo e 6 in provincia di Asti e potranno estendersi anche alla diocesi di Susa di cui l’Arcivescovo Nosiglia è amministratore apostolico. «Il Gruppo Intesa Sanpaolo» ha precisato Teresio Testa «metterà a disposizione un numero selezionato di filiali sul territorio per dar corso immediato agli interventi». Nel 2020 il Gruppo Intesa ha erogato in Piemonte 1,7 miliardi di euro per iniziative legate al Covid e complessivamente 3,9 miliardi, +55% sul 2019, finanziamenti che hanno aiutato le famiglie e le imprese «per acquisti correnti come nei loro grandi progetti favorendo investimenti e la nascita di nuove idee».

«Il dialogo di Intesa Sanpaolo con gli enti che hanno a cuore il sostegno sociale delle nostre comunità ha radici lontane» ha sottolineato Gian Maria Gros-Pietro nel suo intervento pronunciato in collegamento dal Grattacielo di corso Inghilterra rassicurando – e non è poco di questi tempi in cui si teme per l’impatto sulla città del nuovo corso di Fiat-Fca-Stellantis – «il cuore della nostra attività è qui a Torino». E ha proseguito: «Come Banca, abbiamo piena fiducia nel potenziale di crescita di Torino e del Piemonte, come dimostrato nei fatti dal sostegno sociale che offriamo. Abbiamo piena fiducia nella forza propulsiva che può esprimere questo territorio. Come Banca siamo ottimisti e presenti».

Lo spirito dell’iniziativa l’ha spiegata in apertura mons. Nosiglia (l’intervento integrale di seguito, ndr), che fin dall’inizio del suo episcopato – l’Arcivescovo è giunto a Torino nel 2010 proprio in concomitanza con la crisi economica che ha messo in ginocchio Torino e il nostro territorio – va ripentendo che occorre avvicinare il divario tra le due città. Tra «la Torino dei poveri»  e  l’altra Torino, «quella che ce la fa». E a sottolineare di quanto ci sia bisogno di iniziative come  «Fondo So.rri.so» è la drammatica notizia – giunta in concomitanza con la presentazione dell’apertura del progetto alle microimprese della morte in un dehor della Crocetta di Mostafà, un fioraio che aveva perso il lavoro ed era finito ad allargare la schiera dei senza fissa dimora» (se ne parla a pagina 4).

Del resto i dati sull’impatto della pandemia sul tessuto socio economico piemontese sono catastrofici come ha evidenziato Tom Dealessandri: «nel solo periodo gennaio-novembre 2020, rispetto allo stesso periodo del 2019, si registrano 174 mila  assunzioni in meno e il reddito di emergenza è stato richiesto da 15,1 famiglie piemontesi ogni mille»  facendo schizzare la nostra regione in cima alle più flagellate dalla Pandemia che si è innestata in una crisi economica già ai limiti di guardia.

«L’enorme sconvolgimento dei lockdown ha svelato anche le molte debolezze del nostro stile di vita. Come spesso ci ricordano Papa Francesco e il nostro Arcivescovo» commenta Alessandro Svaluto Ferro, «abbiamo pensato di vivere da sani in un mondo malato’, abitato da squilibri e diseguaglianze spesso generate dalle stesse attività umane e la Chiesa di Torino e della Val Susa non vogliono restare a guardare. La solidarietà, che in tanti campi si è già attivata, deve diventare non un’azione estemporanea, ma un modo ‘abituale’ di vivere: per questo il punto di forza di questa iniziativa, nel clima di incertezza del momento, è l’unione dei soggetti promotori che si  esplica nella tutela congiunta fornita ai richiedenti del prestito che non solo potranno contare su un supporto professionale per la valutazione dei progetti, ma anche su un sostegno morale per guardare al futuro con maggiore fiducia».

SCHEDA: Un «So.rri.so» per ritrovare la speranza

Un «So.rri.so» per tornare a progettare il futuro quando le mascherine non copriranno più i nostri volti e torneremo a sorridere. Con questo spirito il Fondo So.rri.so (acronimo di «Solidarietà che Riavvicina e Sostiene») è stato istituito dalla Fondazione Operti onlus lo scorso maggio nel pieno della pandemia Covid 19 come una «stampella» per sostenere persone, famiglie e piccole imprese del territorio delle diocesi di Torino e Susa che più stanno pagando gli effetti della Pandemia. L’idea è di permettere, attraverso un prestito sociale, di recuperare gradualmente autonomia e dignità messi in crisi dal protrarsi delle chiusure e dal «distanziamento sociale». Il Fondo, che fino ad oggi si è avvalso del partenariato con Unicredit, si è rivolto principalmente alle famiglie che hanno difficoltà ad accedere al credito bancario, con prestiti sociali fino a 3 mila euro, restituibili in 5 anni e senza interessi per il beneficiario. «Da giugno a dicembre 2020» spiega Gianfranco Bordone, segretario generale della Fondazione «sono state presentate ed esaminate 313 domande di cui 133 accolte per un totale di prestiti erogati di oltre 300 mila euro. Ora si affianca l’iniziativa con Intesa Sanpaolo, prevalentemente rivolta alle piccole imprese e ai lavoratori autonomi, con un massimale di prestito unitario più adeguato alle esigenze di impresa (20 mila euro), un periodo di restituzione a 6 anni e un tasso di interesse a carico dei beneficiari molto contenuto (0,4%). L’iniziativa si colloca in un contesto di collaborazione con i Comuni della diocesi e con le associazioni di categoria della piccola impresa, commercio, artigianato, industria e agricoltura».
La Fondazione affianca i beneficiari sostenendoli individualmente attraverso la propria rete di volontariato che aiuta a mantenere l’impegno di restituzione e un corretto utilizzo delle risorse messe a disposizione.

Di seguito pubblichiamo il testo pronunciato dall’Arcivescovo durante la presentazione del Progetto.

INTERVENTO MONS. CESARE NOSIGLIA IN OCCASIONE DELLA CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL FONDO SORRISO IN PARTNERSHIP CON BANCA INTESA SANPAOLO

Torino, 8 febbraio 2021

In primo luogo desidero esprimere apprezzamento e soddisfazione per l’avvio di questo importante programma, in collaborazione con l’Istituto Banca Intesa Sanpaolo. A tal proposito la mia gratitudine va verso la sensibilità e l’attenzione che il Presidente, Gian Maria Gros-Pietro, tutta la dirigenza e staff della Banca hanno dimostrato verso il progetto Fondo Sorriso.
Ringrazio anche le associazioni di categoria (CNA, Coldiretti, Confesercenti, Confcommercio, Confartigianato e API) che, consapevoli, più di noi del momento che stiamo attraversando, hanno immediatamente raccolto il nostro appello, rendendosi parte attiva, sia nella fase di progettazione dell’intervento, sia in quella futura di implementazione.

Mons. Cesare Nosiglia

Il clima economico e sociale che stiamo vivendo rischia di divenire drammatico se non vengono messe in campo tutte quelle azioni, interventi e progetti necessarie a salvaguardare l’autonomia, il benessere delle persone e le opportunità di sviluppo di un territorio e di una comunità. Il momento storico ci chiede pertanto di collaborare, cooperare e studiare interventi comuni per sostenere persone e imprese ed evitare che ricadano nella spirale della povertà.

Fondo Sorriso, nato nello scorso maggio, al termine del primo lockdown nazionale, per volontà delle Diocesi di Torino e Susa, vuole promuovere l’idea che la solidarietà possa essere un fatto concreto. Insieme alla Fondazione don Mario Operti, Ente del Terzo Settore, braccio operativo della Pastorale Sociale e del Lavoro e soggetto che opera nel microcredito dal 2004, abbiamo immaginato un intervento a sostegno della liquidità e del credito delle famiglie e di quei lavoratori e lavoratrici che rischiano di cadere nella trappola (inaspettata) della povertà.

La sospensione di molte attività lavorative ha posto in ginocchio l’esistenza stessa di molte persone. Per tale ragione abbiamo immaginato la creazione di un fondo di solidarietà a sostegno di quelle fasce grigie (spesso presenti nel nostro sistema di welfare) che rischiano di intercettare pochi strumenti di aiuto. Abbiamo quindi rivolto, in particolar modo, lo sguardo verso il vasto mondo delle partite iva e delle persone con contratti di lavoro non stabili e precari (e spesso privi dei classici strumenti di ammortizzazione sociale).

Negli scorsi mesi, ci siamo resi conto, anche grazie alla nostra presenza capillare sul territorio, che un’altra fascia importante da sostenere fosse quella delle imprese e di coloro che hanno un’attività produttiva indipendente. Per la Chiesa di Torino il lavoro è il principale veicolo d’inclusione sociale, uno degli strumenti principali di realizzazione stessa della persona. Ma il lavoro esiste solo se fioriscono imprese in grado di creare opportunità di sviluppo per la comunità in cui s’insediano e di lavoro per le persone del territorio. Corriamo il rischio, in questa situazione inedita, che troppe attività spariscano, fiaccate dalle necessarie misure restrittive per il contenimento della pandemia.
Per tali ragioni abbiamo deciso di aprire una seconda linea di intervento all’interno del programma Fondo Sorriso, rivolta specificamente alle micro-imprese e lavoratori autonomi, per permettere loro di avere un altro strumento (oltre quelli già presenti) che li sostenga in questo momento di grande difficoltà. Abbiamo pensato a questo target specifico perché sappiamo come il tessuto produttivo locale e nazionale sia costituito dalla micro e piccola impresa.

La partnership con Intesa Sanpaolo ci garantirà di avere un partner solido, affidabile e attento alle richieste sociali che arrivano dal nostro territorio. È ormai patrimonio comune l’idea che valore economico e valore sociale si mescolino e siano elementi altrettanti importanti per lo sviluppo dei territori. Questa importante comune consapevolezza renderà il programma una sperimentazione innovativa, anche mediante la presenza di molte Amministrazioni Comunali con cui stiamo collaborando e che si sono rese partecipi dell’iniziativa. In particolar modo ringrazio i Comuni di Beinasco, Bra, Brandizzo, Chieri, Collegno, Grugliasco, Nichelino, Rivoli e Settimo T.se, con i quali stiamo collaborando alla realizzazione del programma Fondo Sorriso, mediante il loro sostegno economico e il lavoro di rete per l’accompagnamento delle persone.

Emerge da questo panorama una rete multiattore, composta da soggetti pubblici, istituti di credito, enti del terzo settore, rappresentanza delle imprese, che rende il programma ricco di sensibilità, competenze e valori.

In conclusione vorrei sottolineare due elementi che riteniamo strategici.
In primo luogo mi preme ancora ricordare che l’idea dei prestiti d’impatto possa richiamare un concetto virtuoso di solidarietà: non semplici gesti di sostegno, ma azioni di accompagnamento che possano produrre un valore aggiunto. La generale logica del microcredito e nel caso specifico del prestito d’impatto può generare una concezione circolare della solidarietà. Accompagnando le persone e le imprese nel processo di restituzione si continuano a generare risorse che saranno a disposizione di chi, successivamente, avrà bisogno ancora di un temporaneo e necessario sostegno.
In secondo luogo sottolinerei l’importanza strategica che la Fondazione Operti può ricoprire nel processo di lavoro: non è solo un mero garante che permette alle imprese che richiederanno il prestito di ottenerlo, ma un vero e proprio luogo di ascolto e accompagnamento. Tale compito è certamente un valore aggiunto, poiché, oltre a rispondere alle esigenze di liquidità delle persone e delle famiglie, la Fondazione pone attenzione all’ascolto delle situazioni vissute dalle persone con cui entra in contatto. In questa fase di estrema solitudine e forzato isolamento risulta essere un ulteriore valore su cui si fonda l’iniziativa stessa.

+ Cesare NOSIGLIA

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