La Voce e il Tempo avvia una serie di interviste a tutti i nuovi assessori della Giunta Lo Russo. Questa settimana iniziamo con l’assessore Carlotta Salerno, con deleghe alle periferie, rigenerazione urbana, politiche giovanili, istruzione ed edilizia scolastica. L’assessore Salerno, 41 anni, coordinatrice cittadina dei Moderati, dal 2016 al 2021 è stata presidente della Circoscrizione 6 nella periferia nord di Torino.

Assessore Salerno, partiamo subito dall’emergenza a Barriera di Milano assediata dagli spacciatori, oltre agli annosi problemi che attanagliano le periferie torinesi segnate dal degrado e dal grande senso di abbandono. Come si sta muovendo l’amministrazione comunale?
In relazione alla mia delega alle periferie ho ricevuto da parte del Sindaco l’incarico di coordinare un «progetto speciale» su Barriera di Milano che ho la fortuna di conoscere molto bene avendo ricoperto il ruolo di presidente della Circoscrizione 6 dal 2016 al 2021.
Si tratta di un coordinamento che in primo luogo ha l’obiettivo di favorire il lavoro sinergico fra gli assessorati, ognuno per le proprie competenze, e il dialogo costante con tutte le componenti del territorio: le Circoscrizioni, le scuole, le parrocchie, le associazioni, i commercianti e le realtà economiche presenti nell’area nord oltre ai soggetti potenzialmente interessati ad investire in questi quartieri.
Sul caso specifico dello spaccio c’è certamente un problema di spostamento del fenomeno: per anni abbiamo avuto una situazione di emergenza nei giardini Montanaro e nelle aree limitrofe, ma dopo un lavoro consistente delle forze dell’ordine ora l’allarme si è trasferito di alcuni isolati. È fondamentale il lavoro svolto dalla Questura, che dopo il vertice in Prefettura sta già dando i suoi effetti nel punto critico di largo Palermo. Ma non basta: bisogna portare avanti anche un’azione di controllo sulle aree circostanti per evitare l’effetto riverbero. Questo è il metodo che l’amministrazione comunale sta portando avanti di concerto con i diversi soggetti istituzionali coinvolti nel progetto.
I grandi quartieri di periferia si sentono delusi dalle promesse della precedente amministrazione su un rilancio che nei fatti non è mai avvenuto. Quali azioni concrete porterete avanti su questo fronte e come recuperare la fiducia dei cittadini?
La campagna elettorale ha certamente consegnato molti stimoli: il Sindaco ha raccolto le priorità di intervento, le sofferenze e le richieste dei cittadini da cui dobbiamo partire. Allo stesso tempo dobbiamo rimanere ricettivi. La nuova amministrazione deve avere una visione complessiva del presente, ma soprattutto del futuro della città, con un orizzonte di medio e lungo periodo. Dobbiamo avere in mano una doppia lente: una in grado di guardare lontano per non avere il fiato corto, perché Torino ha bisogno di un rilancio che non può più attendere, e un’altra in grado di guardare da vicino perché è necessario che il lavoro rimanga calato sul territorio. La pandemia ha messo ancor più in luce le criticità: le persone hanno bisogno di servizi di prossimità, di sentirsi a casa in ogni porzione di territorio, di percepire che ogni quartiere della città ha le sue peculiarità e le sue opportunità. In particolare vorrei, insieme alle Circoscrizioni, strutturare e organizzare meglio la presenza delle istituzioni su ogni quartiere, per individuare i punti critici su cui lavorare e costruire dei percorsi territoriali ad hoc.
Sono in arrivo importanti risorse grazie ai fondi europei del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) anche sulle periferie. Come state lavorando?
La delega è rimasta in capo al Sindaco e il coordinamento sulle risorse di cui stiamo discutendo in questi giorni è affidato alla vicesindaca Michela Favaro. Certamente bisogna avere ben chiare le esigenze del territorio per trovare la corrispondenza fra la linea di finanziamento e gli interventi da effettuare. In generale però è fondamentale che il lavoro sia condiviso, perché altrimenti si rischia di non ottimizzare l’effetto della ricaduta delle risorse stesse, che certamente saranno indirizzate alle zone più fragili della città.
Per quanto concerne le periferie, come già illustrato, abbiamo iniziato un lavoro di coordinamento sui quartieri Barriera di Milano e Aurora: un metodo che poi riproporremo per le altre zone.
Giovani in fuga da Torino e allo stesso tempo giovani neet, che né studiano né lavorano: che risposte dare?
In primo luogo ritengo che le politiche giovanili debbano avere caratteristiche di trasversalità, cioè la capacità di essere parte integrante delle politiche di ogni azione amministrativa. C’è bisogno di azioni dirette, sicuramente c’è il tema della collega Gianna Pentenero, assessora al lavoro. Il desiderio del mio assessorato è quello di costruire percorsi che possano seguire la vita dei bambini da quando nascono fino a quando terminano il loro iter formativo: dobbiamo lavorare per la costruzione di una città che risponda alle esigenze di ogni tappa. Concentreremo l’attenzione in particolare sulla fascia delicata delle superiori propri per prevenire il fenomeno dei neet, attraverso un lavoro di supporto alle scuole. Su questo punto vorrei confrontarmi con l’Ufficio scolastico regionale e coinvolgere parrocchie e associazioni, in modo da accompagnare i ragazzi ed evitare che «spariscano» dai circuiti formativi. Dobbiamo poi mettere a sistema e valorizzare le risorse preziose del servizio civile e della ricca rete del volontariato giovanile, occasioni concrete di impegno civico e di avvicinamento al mondo del lavoro. È poi necessario ripensare efficacemente al lavoro dell’educativa di strada ed intervenire sul supporto psicologico.
Passiamo ora alla sua delega all’istruzione. Uno dei nodi è quello del personale, come lo state affrontando?
Oltre ad una revisione generale del servizio rispetto alla presenza territoriale e ai dati sull’andamento demografico c’è sicuramente la componente delle assunzioni: siamo consapevoli delle carenze di personale. Al momento stiamo procedendo alla stesura del bilancio triennale insieme alla vicesindaca e all’assessora al bilancio Gabriella Nardelli: capiremo quante persone possiamo assumere e in che tempi cercando in primo luogo di stabilizzare chi è precario. Dare un’importante iniezione di personale giovane sarebbe fondamentale per i nostri servizi.
E sul tema dell’edilizia scolastica?
L’edilizia scolastica costituisce una delle priorità assolute del mio assessorato perché la sicurezza nelle scuole è indubbiamente un prerequisito essenziale per il servizio: che le frequenta ha bisogno di scuole sicure e belle. Al momento
è stata approvata una prima delibera che ha concluso un iter iniziato tempo fa che dà avvio ad interventi grazie a risorse legate a progetti europei. Allo stesso tempo stiamo lavorando sulle linee del Pnrr per l’edilizia scolastica, i cui bandi scadono a febbraio. La realtà è che per intervenire sui livelli di priorità di tutte le scuole comunali servirebbero 79 milioni di euro: l’obiettivo è dunque quello di utilizzare al meglio le risorse che arriveranno e intervenire il più possibile con riqualificazioni complete.
Nel sistema scolastico comunale ci sono anche le scuole dell’infanzia paritarie convenzionate con il Comune di Torino e aderenti alla Fism (Federazione italiana scuole materne): 53 istituti di ispirazione cattolica e uno della comunità ebraica. In passato sono stati operati tagli alle scuole Fism e anche questo giornale è sceso in campo per difendere e sostenere presìdi scolastici che svolgono un servizio essenziale per la città, qual è la visione dell’amministrazione?
Pochi giorni dopo l’insediamento della nuova Giunta ho incontrato il presidente della Fism di Torino, Luigi Vico, con cui abbiamo da subito iniziato a dialogare. Credo fermamente che le scuole convenzionate siano una risorsa fondamentale per la città perché rappresentano un servizio radicato sui territori. La convenzione, fra l’altro, è scaduta: sono contenta di poterla rinnovare ed anche migliorare ulteriormente. Ho iniziato la visita nelle scuole comunali e presto andrò anche nelle Fism.
Negli ultimi mesi il servizio di trasporto per gli studenti con disabilità, in capo al Comune ma affidato ad un’azienda privata, ha registrato numerose criticità dopo il passaggio di gestione da Tundo ad un nuovo soggetto consortile. Come avete affrontato il problema?
È in assoluto il primo dossier che ho preso in mano. Ho da subito iniziato a dialogare con le famiglie e con i soggetti della società incaricata dalla precedente Giunta di gestire il servizio a partire dallo scorso settembre. Il problema dei disguidi era legato alla programmazione delle linee, realizzata da un software individuato dalla società 5T: un sistema che si è rivelato non adeguato in relazione alle diverse esigenze degli alunni con disabilità. Abbiamo quindi iniziato un percorso amministrativo: la programmazione e il call center ora è gestito dal consorzio AAT che ha compiuto un lavoro di precisione, chiamando famiglia per famiglia, per rivedere gli orari e la pianificazione delle linee. Un bel lavoro, visto che abbiamo 390 utenti e 2900 viaggi a settimana.
Il sistema ora è in grado di comunicare alle famiglie, attraverso un messaggio sul cellulare, eventuali ritardi o problematiche. Direi quindi che abbiamo intrapreso una strada positiva.
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