«Pregherò per lei» – l’acido fenico comincia a scorrergli nelle vene – e il carmelitano, professore e giornalista olandese Tito Brandsma si rivolge all’infermiera che, su ordine delle SS nel lager di Dachau, gli pratica l’iniezione letale.
Domenica 15 maggio Papa Francesco ha proclamato santi 10 cristiani di varie epoche, condizioni e nazioni: dalla torinese di Carmagnola Anna Maria Rubatto, donna intrepida e coraggiosa, al primo laico indiano; dal martire Tito Bradsma a Charles De Foucauld, eremita francese esploratore del Sahara, ponte tra le religioni; dalle fondatrici Marie Rivier e Maria di Gesù al bergamasco Luigi Maria Palazzolo, al sacerdote francese César De Bus che a fine 1500 fonda i Padri della Dottrina cristiana. Ai tre decisi nel Concistoro del 4 marzo 2022 si aggiungono i 7 decisi nel Concistoro del 3 maggio 2021senza fissarne la data, causa pandemia.
ANNA MARIA RUBATTO, GLORIA DI CARMAGNOLA (1884-1904) – Carmagnolese di nascita, torinese di formazione, ligure di vita religiosa, latino-americana come missionaria, madre Rubatto è la seconda donna piemontese – dopo Maria Domenica Mazzarello (1837-1881) – a essere canonizzata. L’ultimo subalpino canonizzato 20 anni fa (12 maggio 2002) è il cappuccino Ignazio da Santhià (Lorenzo Maurizio) Belvisotti (1686-1770). Una santa da esportazione, apostola dei giovani, si muove tra Torino, Liguria e Sud-America. Nasce a Carmagnola il 14 febbraio 1844, penultima di 8 figli di Giovanni Tommaso e Caterina Pavesio. Orfana dei genitori, si trasferisce a Torino dalla sorella Maddalena: visita il «Cottolengo», serve i malati, aiuta poveri e bambini abbandonati, collabora con Giovanni Bosco. A Loano (Savona) il 23 gennaio 1885 fonda le Suore terziarie cappuccine di Loano (poi Suore cappuccine di madre Rubatto) per l’assistenza dei malati e l’educazione cristiana della gioventù. Il 17 settembre 1886 emette i voti, prende nome di Maria Francesca di Gesù, prima superiora fino alla morte. Varca sette volte l’Atlantico per erigere case in Uruguay, Argentina e Brasile. Accompagna un gruppo di suore ad Alto Alegre nel Maranhão (Brasile) dove nel 1901 muoiono martiri uccise dagli indios. A Montevideo si ammala di cancro e muore il 6 agosto 1904.
Carmagnola in festa
di Jacopo Curletto
«La canonizzazione è sempre un forte momento di fede e di Chiesa. Di fede perché ti viene presentato un credente che ha raggiunto la meta, la vita eterna, e ti incoraggia a camminare sulla strada del Vangelo. Di Chiesa perché ti senti parte di una comunità universale, rappresentata dalle varie culture, lingue, accomunate dallo stesso messaggio del Vangelo vissuto in parti opposte del mondo». Così don Dante Ginestrone al termine della cerimonia di canonizzazione per la carmagnolese santa Maria Francesca Rubatto, tenutasi a Roma domenica 15 maggio.
La delegazione di Carmagnola, accompagnata anche dal sindaco Ivana Gaveglio, ha partecipato alla celebrazione in piazza San Pietro presieduta da papa Francesco. «Per noi di Carmagnola, è un onore e una responsabilità», ha commentato il parroco della Collegiata, «onore perché una figlia di questa terra e di questa comunità è presentata al mondo come modello da imitare e pregare. Responsabilità perché chiede a noi, come ricordava il Papa nell’omelia, di vivere oggi la santità nelle cose ordinarie e quotidiane della vita, attualizzando il Vangelo lì dove siamo incarnati». Madre Rubatto fondò l’istituto delle Suore Terziarie Cappuccine nel 1885. Spese la sua vita al servizio degli ultimi, prima a Torino, poi nel savonese e in tutto il mondo. Morì in Uruguay e nel 1993 fu proclamata prima beata uruguaiana da san Giovanni Paolo II.
«Ha saputo incarnare le esigenze del suo tempo, nel servizio dei più poveri e ammalati», conclude don Ginestrone, «Madre Rubattto ci ha dato l’esempio. A noi spetta il compito di imitarla nella società attuale, a Gesù chiediamo il dono dello Spirito per realizzare quanto ci viene chiesto».