Preside Tommaso De Luca (istituto Avogadro), una circolare per ridurre i compiti delle vacanze, cosa ne pensa ?
Anzitutto bisogna considerare la scuola come un processo educativo e come tale ritengo che non se ne possa estrapolare un pezzo senza considerare il resto. I compiti non sono la cellula di un tessuto da staccare e guardare al microscopio, vanno messi in relazione con un percorso dinamico che si realizza con gli studenti che ne sono il centro. Allievi che ovviamente sono diversi, compongono classi tutte diverse… e poi a seconda della classe e dell’insegnante può essere seguita una metodologia piuttosto che un’altra. Per questo ritengo che non si possa affrontare il tema con una circolare ‘universale’, che uniformi tutto.
Tante variabili dunque, compresa quella del «troppi» o «pochi».
Per chi non ama la matematica 10 espressioni possono essere un carico insormontabile, un ‘lavoro’ da pochi minuti invece per chi l’apprezza. Diminuire i compiti non vuol dire nulla. Rispetto a cosa due libri da leggere possono essere ‘troppo’? Numero di pagine, complessità del testo, tipo di autore?
L’idea del ministro sembrerebbe aver incrociato il parere favorevole di tanti genitori…
Dal mio osservatorio non vedo famiglie che guardano ansiosamente l’orologio per andare con i figli a sciare o a giocare. Poi bisogna anche dire che se i genitori si preoccupassero anche del tempo che i figli trascorrono con gli smartphone, ritroverebbero altri spazi che sicuramente i compiti lasciano comunque liberi.
Però senza compiti si eviterebbe in molti casi quella corsa frenetica degli ultimi giorni…
Infatti i compiti sono un ottimo allenamento alla programmazione del proprio tempo e ce ne accorgiamo poi quando i figli vanno all’università e senza la scadenza incombente del giorno dopo da rispettare devono sapersi gestire. Fare i compiti in vacanza prepara anche a questo e a misurarsi con la classica frase che tutti abbiamo sentito “perché ti sei ridotto all’ultimo giorno?”.