Per chi l’ha conosciuto è un’occasione per trascorrere ancora qualche ora con lui, divorando le pagine del libro. Per chi invece non ha avuto la fortuna di incontrarlo, il volume «Don Aldo Rabino, salesiano in campo e fuori» offre l’opportunità di scoprire un prete, un uomo fuori dall’ordinario. Monica Falcini, ex allieva di don Aldo, è riuscita nella difficile impresa di condensare la poliedrica vita di questo sacerdote in 157 pagine di un libro, non tralasciando nessuna delle sfaccettature della sua missione.
Don Rabino è stato sacerdote salesiano – anche se lui si definiva «boschiano», cioè autentico seguace di San Giovanni Bosco -, missionario con l’Associazione Oasi da lui fondata nell’ambito dell’Operazione Mato Grosso, insegnante, educatore, e padre spirituale del Toro. Quest’ultimo è il ruolo che lo ha fatto maggiormente conoscere al grande pubblico, ma don Aldo era un prete a tutto tondo, 24 ore su 24, 365 giorni l’anno. «Ha declinato questo suo essere per gli altri nelle mille sfaccettature della sua attività. In ognuna di esse veniva fuori l’amico, il compagno di squadra, la guida, il prete, il salesiano», scrive don Valerio Bocci, direttore della casa editrice Elledici, nella prefazione del libro.
Il giovane Aldo Rabino era una promessa del calcio, ma prima della convocazione in una grande squadra, arrivò la Chiamata del Signore. Diventato prete partì per l’America Latina: un viaggio che gli cambiò la vita con quell’incontro con i malati di lebbra. Tornato in Italia ha continuato la sua missione da Torino, un lavoro ininterrotto a sostegno delle opere realizzate in quell’angolo del Brasile. Senza dimenticare i giovani e i ragazzi degli oratori della nostra città. Per loro ha rilanciato il Centro Laura Vicuna fra Rivalta e Orbassano, ma ha anche realizzato l’Oasi di Maen, in Valle d’Aosta, dove è salito al cielo nell’ agosto 2015.
Nel 1971 l’incarico di seguire i ragazzi del Toro, dai bambini ai campioni della Prima squadra. Per oltre 40 anni il Torino è stata la sua parrocchia.
Il libro di Monica Falcini ha il pregio di raccontare don Aldo in tutte queste molteplici attività, senza privilegiarne nessuna, come faceva lui nella vita. Sempre pronto a rispondere sì alle esigenze di tutti, da quelle di un bambino a quelle un osannato calciatore, da un ammalato a un volontario in partenza per il Mato Grosso. «Come faccio a dire di no a chi mi chiama?», era solito rispondere a chi lo invitava a fermarsi, almeno per un attimo. E lo si evince – leggendo il libro – dalle testimonianze raccolte dall’autrice. «Don Aldo ci voleva bene e tante volte ci ha regalato l’uovo di Pasqua», scrive Filippo, 7 anni. E di rimando Emiliano Mondonico, amato tecnico granata: «Tu ci manchi, la tua partenza mi ha reso sordo…». Per monsignor Nosiglia, arcivescovo di Torino, «don Aldo ha insegnato a tutti gli educatori, allenatori e adulti, uno stile educativo fatto di ragione, religione e amorevolezza», mentre i suoi ragazzi lo ricordano sempre come «un padre, un amico, un compagno, una guida, un conforto, un aiuto». E infine, l’autrice Monica Falcini: «Un giorno lontano, leggendo qualcosa di mio, don Aldo mi disse: ‘Potresti scrivere un libro’. La vita finisce sempre per dargli ragione, questo l’ho imparato bene…».
- Monica Falcini, Don Aldo Rabino, Elledici, pp. 157, euro 12