Una vita consumata da tensioni febbrili e segnata dal caso, dalle folli traiettorie di una pallina da roulette che schizza via inafferrabile, mentre un inferno di demoni gli assedia la mente e il cuore. I demoni sono il gioco e l’epilessia, i debiti e la condanna a morte, i lavori forzati in Siberia e la mancanza di denaro, l’amore tormentato e la tentazione del male, la letteratura e la ricerca ininterrotta di Cristo.
Questa è stata la vita di Fjodor Michailovic Dostoevskij, nato a Mosca duecento anni fa, l’11 novembre 1821, e morto a Pietroburgo il 9 febbraio 1881, uno dei più grandi narratori di tutti i tempi, che ha bruciato quasi sessant’anni come se fossero sei giorni, ma li ha vissuti con un’intensità tale che potrebbero avere lo spessore di sei secoli. (…)
L’articolo di Nicola Di Mauro è pubblicato su La Voce e il Tempo di domenica 14 novembre 2021 IN EDICOLA